Il caso della neonata americana che ha sconfitto il virus porta una ventata di ottimismo, ma resta da capire il meccanismo che l'ha liberata dal virus. Intanto in Italia i contagi aumentano del 10%
Una bambina nata con l'Aids sembra essere ''guarita'' dal virus dopo una terapia aggressiva antiretrovirale a cui e' stata sottoposta due anni fa, a meno di 30 ora dalla sua nascita. Lo hanno riferito i ricercatori americani durante la conferenza annuale ''Retroviruses and Opportunistic Infections'' ad Atlanta, nello stato americano della Georgia. La bambina e' stata sottoposta ad un complesso e invasivo cocktail di farmaci antiretrovirali, comunemente disponibili, appena nata, due anni fa. Il risultato negativo degli ultimi test e gli effetti della cura a cui si e' sottoposta immediatamente la bambina, se confermati, potrebbero aprire la strada verso un nuovo tipo di cure per migliaia di bimbi che ogni anno nascono affetti dall'Aids. Secondo i test effettuati dallo staff e dal gruppo di ricercatori che che hanno avuto in cura la bambina, il trattamento a cui e' stata sottoposta, denominato ''cura funzionale '', avrebbe permesso di ridurre la presenza del virus ad un livello che un corpo e' in grado di controllare senza la necessita' del trattamento farmacologico standard - anche se il virus non e' completamente debellato. ''Il prossimo passo sara' quello di scoprire se questa e' una risposta forte e insolita ad una terapia antiretrovirale effettuata molto presto, o qualcosa che si puo' effettivamente replicare in altri neonati ad alto rischio'' ha dichiarato Deborah Persaud, della Johns Hopkins Children's Center a Baltimora, in Maryland. La ricerca e' stata finanziata dal National Institutes of Health e la Fondazione Americana per la Ricerca sull'AIDS.
E' nata da una madre affetta dal virus dell'Hiv e mai curata
durante tutta al gravidanza. Per questo l'anonima neonata del
Mississippi aveva altissime probabilità di esserne infettata a sua
volta. I primi esami del sangue svolti dopo la nascita hanno confermato i
sospetti dei medici, ma la dottoressa Hannah Gay, specialista nel
trattamento dell'HIV pediatrico al Centro medico dell'Università del
Mississippi di Jackson ha adottato per lei una cura insolita.
Il
protocollo prevede in questi casi l'impiego di un singolo farmaco
antiretrovirale, la Nevirapina. Gay ne ha invece impiegati anche altri
due: la lamivudina e l'AZT a partire da sole 30 ore dopo la nascita
della bimba, il cui nome resta protetto dall'anonimato. Questo trattamento aggressivo ha avuto probabilmente il merito, secondo quanto hanno raccontato i medici presentando il caso alla stampa, di impedire al virus di dare forma a gruppi di cellule noti come riserve virali, assai più difficili da trattare.
Il risultato sorprendente, che rappresenta un precedente unico nella storia dell'Aids, è che il sistema immunitario della neonata ha risposto rapidamente al trattamento,
e meno di un mese dopo la nascita nel sangue i livelli del virus erano
in diminuzione. Dopo 18 mesi di regolare trattamento, la famiglia ha
interrotto le visite in ospedale, per causa che i dottori non spiegano.
Dopo
un'interruzione di vari mesi, durante i quali la madre assicura che
nessuna cura è stata somministrata alla bimba, la dottoressa Gay ha
potuto nuovamente esaminarla e verificare con sua stessa sorpresa che
nei campioni di sangue prelevato in due test separati non vi erano tracce del virus.
Ulteriori test risultati tutti negativi hanno convinto i medici a
sconsigliare la famiglia di continuare la terapia con antiretrovirali.
Hannah Gay, intervistata dal quotidiano inglese Guardian ha dichiarato che si tratta della prima "cura funzionale" di un bambino infettato dall'Hiv. "Ora dopo almeno un anno senza farmaci, il sangue di questa bambina rimane libero dal virus anche con i test più sensibili che abbiamo a disposizione", aggiunge Gay. Che conclude: "ci aspettiamo che la bimba abbia ottime possibilità di una vita lunga e felice e certamente speriamo che questo approccio possa condurre allo stesso risultato in molti altri bambini ad alto rischio".
La notizia arriva proprio quando in Italia i dati parlano di un aumento dei contagi pari al 10% nel corso del 2012 rispetto all'anno precedente, il che porta i nuovi casi a 4.000 l'anno secondo fonti del ministero della Salute. Nel nostro paese quindi le persone affette dall'Hiv, il virus che causa l'Aids, sarebbe compreso tra 143.000 e 165.000, dei quali 22.000 hanno già la malattia conclamata, mentre ben 30.000 non sanno di avere l’infezione.
"I pazienti che stanno seguendo una terapia efficace", avverte Gay, "devono assolutamente continuare a seguire la terapia finché non comprendiamo molto di più su cosa è successo con questa bambina e cosa possiamo fare per gli altri in futuro". I ricercatori si metteranno alla ricerca di biomarker in presenza dei quali i medici possano decidere di interrompere le cure, nell'ambito di trial clinici, per verificare se il virus è stato debellato. In pratica, quindi, va ancora capito che cosa esattamente ha liberato dal sangue della piccola del Mississippi il virus e come replicare questo effetto su altri neonati.
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