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venerdì 5 giugno 2009

Orgasmo femminile: questione di geni


Dell'orgasmo femminile si sa molto ma non tutto. E mentre quelle che lo provano assicurano che non è affatto male, alcuni evoluzionisti si stanno ancora domandando quale sia la sua funzione. Ecco cosa dice la scienza.

Le sarà piaciuto? Che faccio, glielo chiedo? E se sul più lei bello fa finta, come me ne accorgo? Sono solo alcune delle domande, tipicamente maschili, che circondano con un alone di mistero l'orgasmo femminile. Ma negli ultimi anni la scienza ha demistificato e compreso, almeno alcuni, degli aspetti più caratteristici del piacere di lei. In un recente articolo pubblicato sulla rivista New Scientist si cerca di fare un po' di chiarezza su alcuni aspetti essenziali e misteriosi della sessualità delle donne. Il punto G esiste, ci sono le prove. Il punto G è una piccolissima zona della vagina che, opportunamente stimolata, produce nell'interessata orgasmi intensissimi. L'esistenza del punto G è nota e provata da decenni ma fino al 2008 nessuno era riuscito a individuare anatomicamente la sua posizione. Ci è riuscito lo scorso anno un team di medici italiani capitanati da Emmanuele Jannini, docente di sessuologia medica all'università de L'Aquila, che lo ha localizzato in un piccolo spazio tra uretra e vagina. Nelle donne che provano l'orgasmo sul punto G questa porzione di tessuto è più spessa che nelle altre.

Sul più bello lei non capisce più nulla. Durante l'orgasmo lei non è più in grado di connttere, nel vero senso della parola: la risonanza magnetica funzionale ha dimostrato che in quei momenti molte aree del suo cervello "si spengono", comprese quelle dedicate alle emozioni. Negli uomini questo effetto ha una portata minore, perchè il loro orgasmo ha una durata temporale più breve.
Molte donne non lo provano. Secondo uno studio americano del 1999 il 43% delle donne statunitensi avrebbe problemi a raggiungere l'orgasmo. Alcuni ricercatori hanno quindi sollevato un interrogativo provocatorio: se quasi la metà delle donne non lo prova, non sarà che l'anorgasmia non è da considerarsi una malattia? Nonostante questo le terapie farmacologiche allo studio per combattere questo problema sono tante, tra cui una a base di Viagra, che ha però dato fino ad oggi risultati non completamente soddisfacenti.

Tutta questione di geni. Secondo uno studio condotto nel 2005 in Gran Bretagna, il 45% delle variabili capaci di influenzare l'orgasmo femminile sarebbe di origine genetica. Molte donne non raggiungono l'orgasmo durante il rapporto sessuale, mentre altre non lo raggiungono con la masturbazione: le variabili ambientali e culturali influiscono sicuramente su questo aspetto della sessualità femminile, ma la componente ereditaria sembra essere fondamentale.

La tecnologia dà una mano. Il rimedio estremo all'anorgasmia è tutto tecnologico e si chiama "Orgasmatron", come il famoso marchingegno che compare nel film Sleeper, di Woody Allen. Si tratta di un impianto spinale che stimola la donna "al momento giusto" e si controlla con un telecomando. È stato ideato nel 2006 dal dottor Dr. Stuart Meloy, un medico americano che qualche anno prima aveva impiantato alcuni elettrodi nelle vertebre lombari di una paziente per curare un dolore cronico alle gambe. La stimolazione elettrica aveva però scatenato nella donna reazioni... piacevolmente inattese. Nonostante le difficoltà inziali a trovare dei soggetti disposti alla sperimentazione, il dispositivo e il protocollo terapeutico ad esso associato sono attualmente in fase di sviluppo.

Il mistero continua. Dal punto di vista evolutivo l'orgasmo femminile rimane comunque un mistero. Perchè le donne lo provano? Perchè alcune lo raggiungono solo con la masturbazione? Secondo la ricercatrice Elisabeth Lloyd ciò significherebbe che il piacere della donna è solo un "incidente evolutivo" come i capezzoli dell'uomo. Che resistono solo perchè non c'è nessuna buona ragione per farli sparire.
fonte:focus.it

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