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domenica 16 agosto 2009

sfruttamento dei mari: presto scompariranno tonni, salmoni, pesce spada, sogliole e gamberoni.

Allarme Fao e Greenpeace, il 40% delle risorse è utilizzato troppo. Rischiano di scomparire tonni, salmoni, pesce spada, sogliole e gamberoni. L'acquacoltura sta crescendo a ritmi elevatissimi, nel 1970 portava in tavola il 6% del totale, nel 2006 il 46%




C’è una sola speranza se si vorrà mangiare ancora pesce nel futuro. Si chiama acquacoltura, quel ‘mercato’ ittico che da solo sfiora il 50% della produzione mondiale e che sarà l’unico, prima o poi, che porterà il pesce sulle tavole. Perché lo sfruttamento dei mari, avvertono la Fao e Greenpeace, è al limite e presto spariranno tonni, gamberoni, sogliole e altri ‘figli’ degli oceani. E con loro i salmoni, o il pesce spada. Mari come il Mediterraneo sono “sul baratro”, ricorda la Fao. Che nel suo ultimo rapporto parla di tassi di sfruttamento delle risorse ittiche nell’ordine del 40%. Ma anche l’Unione europea avverte dei rischi che stanno correndo le risorse dei mari: l’80% delle riserve è pescato troppo intensivamente e il suo rendimento è ridotto.

Il mercato alimentare dell’acquacoltura, invece, sta crescendo come nient’altro nel settore. Nel 1970 queste "fabbriche" del pesce producevano appena il 6% del pesce che finiva sulle tavole. Nel 2002 era poco più che raddoppiato, toccando quota 13,2%. Nel 2006 ha raggiunto il 46%. In Portogallo c’è il più grande stabilimento al mondo, di proprietà della spagnola Pescanova. In tre chilometri e mezzo vengono allevati rombi: 3500 tonnellate all’anno. Il prossimo obiettivo è la coltura del pangasio, al largo del Mozambico.

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