La reazione nel 20 per cento dei casi è «sistemica» e provoca orticaria e reazioni eczematose in tutto il corpo
La più comune allergia da contatto nei Paesi industrializzati è quella al nichel: colpisce circa il 10% della popolazione, con punte fino al 20-25% nelle donne. «Quando la pelle viene a contatto con il nichel in alcuni individui prende il via una reazione, perché l’organismo riconosce questa sostanza come dannosa - spiega Domenico Schiavino, direttore del Servizio di allergologia del Policlinico Gemelli di Roma -. Il nichel viene captato dal sistema immunitario, che si attiva per produrre sostanze infiammatorie, le quali provocano una reazione locale eczematosa, con prurito, rossore e formazione di vescicole che, se grattate, possono infettarsi. Questa dermatite da contatto si verifica nella maggior parte dei soggetti allergici al nichel. In una minoranza l’allergia comporta anche sintomi sistemici, come orticaria ed eczema generalizzati e disturbi gastrointestinali. In questi casi di parla di allergia sistemica al nichel». Come si riconosce l’allergia al nichel? «L’eczema in aree corporee entrate in contatto con il nichel (l’esempio più tipico è quello del lobo dell’orecchio a causa di orecchini contenti il metallo) suggerisce una possibile allergia da contatto, che può essere confermata da un patch test, che consiste nell’applicare sul dorso piccoli cerotti con una serie di sostanze potenzialmente implicate nell’allergia cutanea. A distanza di 48-72 ore si valuta la reazione: se c’è allergia al nichel la rimozione del cerottino contenente nichel lascia una piccola area di pelle infiammata. Se si sospetta un’allergia sistemica, oltre alla verifica di un patch test, occorre far seguire una dieta senza nichel (togliendo le principali fonti alimentari di nichel, come diversi ortaggi e alimenti cotti o conservati nel metallo) per un mese, valutare il beneficio e la ricomparsa dei sintomi dopo un test di provocazione orale al nichel». Quali le possibili cure? «In caso di allergia da contatto l’arma migliore è la prevenzione, cercando di evitare il contatto con oggetti che contengono il metallo, cosa più facile oggi che in passato grazie a una maggiore attenzione al problema, che ha indotto molte aziende a ridurre l’impiego del nichel nella fabbricazione di diversi prodotti o a utilizzare isolanti su gioielli, orologi, fibbie, ecc. Nei casi in cui comunque si entri accidentalmente in contatto con il metallo è possibile una terapia sintomatica per contrastare l’eczema. Nel caso, invece, si tratti di allergia sistemica è possibile eseguire un trattamento desensibilizzate che ha successo nel 70% dei soggetti. Questa terapia specifica va protratta per circa un anno e consiste nella somministrazione di piccole dosi di nichel 3 volte a settimana; dopo 3-4 mesi di trattamento si inizia una graduale reintroduzione dei cibi contenenti nichel, partendo da quelli a più basso contenuto (per esempio caffè, mele, carote, patate, vino rosso e birra) fino ad arrivare, quando possibile, a quelli con più alto contenuto, come nocciole, noci, margarina, liquirizia e cacao in polvere».] La più comune allergia da contatto nei Paesi industrializzati è quella al nichel: colpisce circa il 10% della popolazione, con punte fino al 20-25% nelle donne. «Quando la pelle viene a contatto con il nichel in alcuni individui prende il via una reazione, perché l'organismo riconosce questa sostanza come dannosa - spiega Domenico Schiavino, direttore del Servizio di allergologia del Policlinico Gemelli di Roma -. Il nichel viene captato dal sistema immunitario, che si attiva per produrre sostanze infiammatorie, le quali provocano una reazione locale eczematosa, con prurito, rossore e formazione di vescicole che, se grattate, possono infettarsi. Questa dermatite da contatto si verifica nella maggior parte dei soggetti allergici al nichel. In una minoranza l'allergia comporta anche sintomi sistemici, come orticaria ed eczema generalizzati e disturbi gastrointestinali. In questi casi di parla di allergia sistemica al nichel».
Come si riconosce l’allergia al nichel?
«L’eczema in aree corporee entrate in contatto con il nichel (l'esempio più tipico è quello del lobo dell'orecchio a causa di orecchini contenti il metallo) suggerisce una possibile allergia da contatto, che può essere confermata da un patch test, che consiste nell'applicare sul dorso piccoli cerotti con una serie di sostanze potenzialmente implicate nell'allergia cutanea. A distanza di 48-72 ore si valuta la reazione: se c’è allergia al nichel la rimozione del cerottino contenente nichel lascia una piccola area di pelle infiammata. Se si sospetta un'allergia sistemica, oltre alla verifica di un patch test, occorre far seguire una dieta senza nichel (togliendo le principali fonti alimentari di nichel, come diversi ortaggi e alimenti cotti o conservati nel metallo) per un mese, valutare il beneficio e la ricomparsa dei sintomi dopo un test di provocazione orale al nichel».
Quali le possibili cure?
«In caso di allergia da contatto l'arma migliore è la prevenzione, cercando di evitare il contatto con oggetti che contengono il metallo, cosa più facile oggi che in passato grazie a una maggiore attenzione al problema, che ha indotto molte aziende a ridurre l'impiego del nichel nella fabbricazione di diversi prodotti o a utilizzare isolanti su gioielli, orologi, fibbie, ecc. Nei casi in cui comunque si entri accidentalmente in contatto con il metallo è possibile una terapia sintomatica per contrastare l'eczema. Nel caso, invece, si tratti di allergia sistemica è possibile eseguire un trattamento desensibilizzate che ha successo nel 70% dei soggetti. Questa terapia specifica va protratta per circa un anno e consiste nella somministrazione di piccole dosi di nichel 3 volte a settimana; dopo 3-4 mesi di trattamento si inizia una graduale reintroduzione dei cibi contenenti nichel, partendo da quelli a più basso contenuto (per esempio caffè, mele, carote, patate, vino rosso e birra) fino ad arrivare, quando possibile, a quelli con più alto contenuto, come nocciole, noci, margarina, liquirizia e cacao in polvere».
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