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martedì 31 dicembre 2019

Teflon: pericoloso per la salute

Quando sono nate le pentole antiaderenti sono subito diventate un successone: facili da pulire, consentivano di non bruciare gli alimenti. Ben presto, però, sono sorte delle preoccupazioni per quanto riguardava l’utilizzo del Teflon, la più famosa tipologia di rivestimento utilizzata per le padelle e pentole antiaderenti. Ciò che rende il rivestimento in teflon potenzialmente pericoloso è il suo contenuto di PFOA (acido perfluorottanico), un emulsionante utilizzato nella produzione di questo materiale. Secondo alcune aziende produttrici di pentole antiaderenti, questa sostanza non causerebbe problemi alla salute, non essendo poi presente nel prodotto finale. Eppure, diverse ricerche affermano di aver trovato tracce di questa sostanza nel sangue di soggetti sottoposti a esperimenti. Non solo, sembra che livelli elevati di Pfoa possano essere collegati allo sviluppo di alcune malattie. PFOS (acido perfluoroottansulfonico) e PFOA (acido perfluoroottanoico) appartengono alla famiglia delle sostanze organiche perfluoroalchiliche (PFAS).

I Pfas sono sostanze chimiche utilizzate in moltissimi oggetti, soprattutto di uso alimentare, perché conferiscono ai materiali l’impermeabilità all’acqua e ai grassi: pentole, padelle, cartoni per la pizza. Ma sono comuni anche nei tessuti (ad esempio nel Goretex) e nelle schiume antincendio.

Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of Exeter e pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives avrebbe collegato livelli elevati di questa sostanza nel sangue a un maggior pericolo di sviluppare malattie alla tiroide. Soprattutto nelle donne. Alti livelli di PFOA e varie sostanze chimiche nel corpo dei bambini. Dati allarmanti, lo studio e il collegamento con il diabete I ricercatori britannici hanno analizzato una serie di campioni prelevati su quasi quattromila adulti tra il 999 e il 2006 e provenienti dai Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie. PFAS cancerogeni Secondo i dati raccolti, le persone che presentavano il 25% in più di concentrazione di Pfoa nel sangue avevano oltre il doppio delle probabilità di sviluppare malattie alla tiroide rispetto agli altri individui.

L’Environmental Protection Agency (Epa) ha accertato che il Pfoa permane nel sangue per 4 anni. Con i relativi danni alla salute che ne possono derivare, come danni al fegato e all’apparato riproduttivo, danni ai feti, oltre naturalmente ai problemi alla tiroide precedentemente evidenziati.

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