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sabato 31 ottobre 2009

influenza suina: nuova influenza, malati raddoppiati in 7 giorni. Intanto la Svizzera blocca il vaccino

Più che scattare una foto­grafia della situazione, bisognerebbe co­minciare a girare un film: la diffusione del virus H1N1, in Italia, sta cambiando di giorno in giorno. Una cosa, però, è cer­ta: l’epidemia ha davvero preso il via e ri­schia di correre più veloce della vaccina­zione, che è partita al rallentatore e sta su­scitando qualche perplessità, soprattutto per quanto riguarda le donne in gravidan­za.

«La settimana scorsa — dice Alessan­dro Zanetti, direttore del Dipartimento di Igiene dell’Università di Milano — il nu­mero di malati è raddoppiato, passando da circa due a quasi quattro ogni mille abitanti. Il che vuol dire che, secondo i da­ti ufficiali, la settimana scorsa in Italia era­no a letto all’incirca 230 mila persone. Ci si aspetta un aumento esponenziale nei prossimi tempi, ma è difficile prevedere quando si raggiungerà il picco massi­mo». Per entrare nel dettaglio dei nume­ri, i più colpiti risultano i bambini e i ra­gazzi fra i cinque e i 14 anni (perché si contagiano a scuola): circa il 13 per mille a fronte del 9 per mille di chi ha da zero a 4 anni. I meno colpiti sono gli anziani ol­tre i 65 anni (a conferma che l’età forni­sce qualche protezione).

Le statistiche, ov­viamente, non sono fine a se stesse: indi­cheranno via via i provvedimenti da adot­tare per contenere l’epidemia (eventuale chiusura delle scuole o di altri luoghi pub­blici, se necessario). Per ora, infatti, risul­tano relativamente indenni le persone di età compresa fra i 15 e i 64 anni, dove è concentrata la forza lavoro, ma è difficile prevedere come evolverà la situazione e che cosa riuscirà a fare la vaccinazione.

La campagna è già partita per il perso­nale sanitario (che si è rivelato, però, «freddino» nei confronti della profilassi) e quello addetto a servizi di pubblica utili­tà. Poi dovrebbe essere estesa ad altre ca­tegorie (non è, però, ben chiara la tempi­stica della chiamata), come le donne in gravidanza. Ma è proprio qui che si con­centrano le perplessità circa la sicurezza dei vaccini non solo perché non sono sta­ti sperimentati su queste persone, ma an­che perché contengono adiuvanti che, se­condo alcuni, non dovrebbero essere somministrati alle donne incinte.

In Italia, per ora, è disponibile soltanto il Focetria prodotto dalla Novartis (che contiene un adiuvante, cioè una sostanza che ne potenzia l’efficacia, a base di squa­lene), ma secondo l’Aifa (l’Agenzia del far­maco) e il Consiglio Superiore di Sanità può essere usato nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza. Nel frattempo, però, la Swissmedic, l’autorità elvetica sui farmaci, ha deciso di non autorizzare un altro vaccino, il Pan­dermrix, prodotto dalla Skf, nelle donne in gravidanza, nei minori di 18 anni e ne­gli over 60. Il motivo è la presenza di un nuovo adiuvante (l’AS03, diverso da quel­lo del Focetria, ma entrambi contengono squalene). Il terzo vaccino autorizzato dal­l’Emea, l’ente europeo dei farmaci, è il Cel­vapan, della Baxter, che non ha adiuvan­ti.

Altro problema: chi vaccina. Dovrebbe­ro essere le Asl, ma il Ministero della salu­te ha raccomandato alle Regioni di coin­volgere i medici di famiglia che, però, avanzano qualche perplessità. La vaccina­zione prevede il consenso informato — dice Claudio Cricelli, presidente della Si­mg, la società di medicina generale — che richiede moltissimo tempo. C’è poi una ragione pratica: la conservazione del vaccino, che soffre gli sbalzi di temperatu­ra ».
fonte:corriere.it

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