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giovedì 21 gennaio 2010

linfoma Non-Hodgkins: PRIMO VACCINO ANTI-LINFOMA ITALIANO, PARTE SPERIMENTAZIONE

Sta per iniziare la sperimentazione clinica sui pazienti di un vaccino anti-tumorale a Dna: si tratta di un vaccino terapeutico somministrabile a scopo curativo ai pazienti gia' colpiti dal linfoma Non-Hodgkins, malattia che colpisce alcuni tipi globuli bianchi, i linfociti B. Il vaccino, totalmente italiano, e' stato progettato e sviluppato nel Laboratorio di Immunologia Molecolare del Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologia (ICGEB) all'interno di AREA Science Park di Trieste. A dare notizia della sperimentazione, che avverra' in collaborazione con il Dipartimento di Oncologia dei Trapianti dell'Universita' di Pisa, e' Biotech.com, la newsletter di Assobiotec, l'Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie.

Nell'insorgenza del linfoma Non-Hodgkin tutte le cellule tumorali hanno origine da un singolo linfocita B che, ''impazzendo'', si riproduce senza controllo. Ecco quindi che il vaccino deve avere come suo specifico bersaglio l'immunoglobulina accoppiata a quel linfocita B, inducendo, caso per caso, paziente per paziente, una risposta immunitaria specifica contro la sola immunoglobulina tumorale. Per questa ragione sui pazienti verra' effettuato il prelievo istologico di alcune cellule tumorali per individuare quale tipo di immunoglobulina e' coinvolta, identificarne il gene che la codifica e riprodurlo in laboratorio. Il vaccino a Dna risultante verra' iniettato sotto la cute con una speciale pistola ad aria compressa. Le ''cartucce-vaccino'', costituite da microparticelle d'oro rivestite con il materiale genetico prodotto dall'ICGEB, verranno sparate all'interno delle cellule del derma e da li' inizieranno a stimolare la reazione immunitaria anti-tumorale. ''In questo modo - spiega Oscar Burrone, artefice del progetto e responsabile del Laboratorio di Immunologia Molecolare dell'ICGEB - ognuno potra' godere di una cura altamente personalizzata realizzata su misura, come un vestito''.

Il protocollo dell'esperimento prevede che i malati, una volta identificati, dopo il prelievo vengano sottoposti alle consuete sedute di chemioterapia. Il vaccino verra' loro somministrato solo dopo il pieno recupero dell'efficienza immunitaria. Il vaccino, andando a stimolare la reazione immunitaria anti-tumorale, dovrebbe colpire le cellule tumorali residue e prevenire un'eventuale ricaduta, frequente nei linfomi.

I risultati che emergeranno da questa prima fase di sperimentazione clinica sull'uomo saranno determinanti per poter valutare l'efficacia di questo tipo di vaccinazione e considerarne l'utilizzo anche in altri tumori, come quello alla mammella.

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