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giovedì 13 maggio 2010

PERSONAL GENOMICS : Il kit per il Dna arriva al supermercato

Nei 7.500 supermercati americani del marchio Walgreens si potrà acquistare presto una scatoletta miracolosa in grado di scandagliare, per una cifra che oscilla dai 20 ai 30 dollari, il codice genetico alla ricerca della suscettibilità ad alcune malattie. In realtà i dollari in questione servono solo a comprate il kit in cui mettere un po' di saliva. Il tutto andrà poi spedito alla Pathway Genomics che, per altri 250 dollari, invierà online agli utenti le informazioni in questione . La Pathway Genomics, insieme all’islandese deCODEmE e ad altre aziende californiane come la 23andMe e la Navigenics, vende già da tempo online kit di questo genere, ma il fatto che le applicazioni commerciali della genomica siano arrivate anche ai grandi magazzini ha subito creato un'atmosfera di perplessità, inducendo la Food and Drug Administration a riservarsi di certificare la qualità del servizio e a dare un ok preliminare alla distribuzione. «La gente vuole saperne di più sul proprio corredo genetico», ha dichiarato il portavoce di Walgreen, Jim Cohn, a Reuters. Ma i timori sono diffusi.

PERSONAL GENOMICS - La personal genomics, come viene chiamata dagli anglosassoni, ha preso piede da tempo, sulla scia del sequenziamento del primo genoma umano, risalente al 2001. Test di paternità, ricerche genealogiche, propensione a vari tipi di patologie: le applicazioni commerciali indirizzate direttamente al consumatore sono tantissime ed è indubbio che stia nascendo un nuovo e pericoloso business. Se le applicazioni cliniche della genomica rappresentano un significativo passo avanti da parte della scienza, appare ovvio che quelle commerciali potrebbero causare interpretazioni semplicistiche e superficiali di dati delicati e difficili da leggere. È la genomica «fai da te» che, velocemente e senza alcun bisogno dell'intermediazione degli esperti, consente all'utente finale di scoprire cosa gli riserverà il proprio genoma. Salvo ignorare i rischi di una gestione così «leggera» di informazioni delicatissime .

IL PARERE DELL'ESPERTO - Secondo Carlo Alberto Redi, direttore scientifico della Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia, il fenomeno dei test genetici da supermercato è molto rischioso: «Si tratta di aspetti molto importanti se padroneggiati da esperti, ma lasciati al grande pubblico rischiano di essere devastanti». «Inoltre - sottolinea Redi - è sempre bene ricordare che, salvo ridotti casi di malattie monogenetiche (che si contano sulle dita di una mano), la lettura dei geni può fornire solo indicazioni di probabilità e non è mai in grado di dare certezze. Senza contare che attribuire un'eccessiva importanza al ruolo dei geni rischia di minimizzare il ruolo dell'ambiente e dello stile di vita, fattori di importanza fondamentale che vengono così prevaricati dal mercato». Collegato al fenomeno dei test genetici disinvolti è il delicato problema della protezione e della gestione dei dati personali. «Di chi è il Dna?», si chiede il genetista: «Se una signora scopre attraverso un test fai-da-te di avere una suscettibilità al tumore al seno è chiaro che questa informazione riguarderà anche sua figlia o sua madre, ma al tempo stesso si tratta di un'informazione molto personale». La stessa FDA o altri enti di regolamentazione non possono fare molto contro l'uso scriteriato della genetica e il loro ruolo è più che altro di certificazione qualitativa. Cruciale sarà invece il ruolo dei media, secondo Carlo Alberto Redi: «Il compito dei media, testimoni speciali della società civile, sarà di fondamentale importanza: starà a loro spiegare all'utenza finale gli effetti collaterali dei test genetici da supermercato».
fone:corriere.it

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