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lunedì 21 giugno 2010

caccia alle balene : Balene ancora a rischio


AMBIENTE. Al via domani ad Agadir il vertice della Commissione baleniera internazionale. Il no di Australia, Nuova Zelanda e tutto il mondo ambientalista alla proposta per legalizzare la pesca.

«Achab e l’angoscia giacquero coricati insieme nella stessa branda». Le parole usate da Herman Melville in Moby Dick per descrive l’ansia che non lasciava riposare il capitano del Pequod, ossessionato dal bisogno di trovare e uccidere la grande balena bianca, si prestano bene a descrivere il clima di inquietudine e apprensione con cui il mondo dell’ambientalismo guarda al vertice della Commissione baleniera internazionale (Iwc), che apre i suoi lavori domani ad Agadir, in Marocco.

Nel corso del summit gli 88 Paesi membri della commissione saranno chiamati a decidere se approvare la proposta presentata da Rabat di sostituire la moratoria sulla caccia in vigore dal 1986 con una pesca contingentata, che consentirebbe agli Stati cacciatori che non la rispettano, Giappone, Norvegia e Islanda, di uccidere solo un numero prestabilito di esemplari ogni anno. Secondo i sostenitori questa soluzione andrebbe a sanare una situazione illegale e consentirebbe di ridurre il numero delle balene uccise, che ammonta ogni anno ad alcune migliaia.


l vantaggio diretto sarebbe quello di poter imporre quote di cattura inferiori a quelle che Tokyo, Reykjavik e Oslo si sono assegnate per conto proprio. «Per la prima volta dall’adozione della moratoria - ha dichiarato Cristian Maquieira, il presidente cileno dell’Iwc - avremo limiti rigidi e vincolanti per tutte le operazione di caccia». In questo modo, sottolineano i favorevoli, si riuscirebbero a salvare tra i 4mila e i 18mila animali in un decennio.

Sul versante opposto i detrattori sostengono però che la proposta darebbe il via libera una pratica oggi vietata, solo per andare incontro alle esigenze di tre Paesi di fatto fuorilegge. Mentre il Giappone infatti pratica la sua pesca ufficialmente per finalità che si ostina a classificare come «scientifiche», Islanda e Norvegia da sempre oppongono cavillose obiezioni legali al divieto, al solo scopo di non rispettarlo e continuare indisturbate la pesca dei grandi mammiferi marini.


Concretamente il piano posto sul tavolo negoziale prevede un periodo di dieci anni durante il quale l’Iwc sarebbe chiamata ad esercitare un controllo su tutte le forme di caccia alla balena. Per i primi cinque anni Tokyo avrebbe diritto a una quota limitata a 410 esemplari l’anno di balenottere minori, da cacciare nelle acque dell’Antartico meridionale; una cifra che sarebbe poi dimezzata per i cinque anni successivi. Allo stesso tempo il Giappone si vedrebbe garantita la possibilità di catturare 120 balenottere minori nelle sue acque costiere.

Attualmente il Paese nipponico prevede di uccidere tra le 765 e le 935 balene ogni anno nella sola regione dell’Antartico, anche se per merito delle azioni e delle iniziative di disturbo portate avanti dagli ambientalisti nell’ultimo periodo gli esemplari catturati sono stati intorno ai 500. Nella proposta si prevedono quote analoghe anche per Islanda e Norvegia, che in questo modo sarebbero incluse in un sistema dal quale fino ad oggi hanno preferito tenersi alla larga.

Fortemente contrarie a questa soluzione sono l’Australia e la Nuova Zelanda, da sempre schierate in difesa dei cetacei. «Non accetteremo mai la proposta», ha spiegato il ministro degli Esteri neozelandese, Murray McCully, sottolineando con decisione che «questi limiti delle catture non sono realistici». Anche Canberra è molto determinata: «Il governo australiano - ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Peter Garrett - resta decisamente contrario alla pesca commerciale e a quella “pseudo-scientifica”».

In realtà anche Tokyo non appare convinta di questo piano, giudicando troppo basse le quote proposte. Hirotaka Akamatsu, il ministro giapponese per la Pesca, ha affermato che il suo Paese desidera «continuare a negoziare». I funzionari del Sol Levante però hanno lasciato più volte intendere che nel caso i numeri messi sul tavolo continuino a non essere di loro gradimento, il Giappone potrebbe abbandonare la Commissione, che in questo modo perderebbe anche quella piccola forma di controllo che esercita nei suoi confronti.

Nella fazione contraria alla proposta per porre fine della moratoria (che per essere approvata necessita della maggioranza dei due terzi degli Stati membri della Iwc) rientrano ovviamente anche le organizzazioni ambientaliste di tutto il mondo. A cominciare da Greenpeace, che con lo slogan «Salvare le balene, non i cacciatori» ha deciso di opporsi alla legalizzazione della caccia. Schierato al suo fianco c’è l’Ifaw, l’International fund for animal welfare, che per bocca di Patrick Ramage, direttore del programma balene dell’organizzazione, ha dichiarato: «Questa proposta è una lista dei desideri dei cacciatori di balene». Un’accusa cui fa eco Wendy Elliott, direttore del programma specie del Wwf international: «Le quote proposte dall’Iwc non sono definite in base ai suoi criteri scientifici ma sono il risultato di una contrattazione politica che ha poco a che fare con le balene».

Un’evidenza che però non sorprende, come ricorda Melville sempre in Moby Dick «Pare ci sia una ragione in tutto, persino nella legge».
fonte : www.terranews.it - autore :Paolo Tosatti

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