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venerdì 4 giugno 2010

DISASTRO AMBIENTALE: Golfo del Messico,'TAPPO' DOVREBBE CONTENERE MAGGIOR PARTE GREGGIO

Il 'tappo' posto sulla falla in fondo al pozzo petrolifero nel Golfo del Messico dovrebbe riuscire a contenere ''la maggior parte'' del greggio che continua a fuoriuscire. Lo ha dichiarato il capo delle operazioni della BP Doug Suttles.
Un sottomarino telecomandato ha installato il tappo a circa 1.600 metri di profondita' ieri sera. ''Dovrebbe riuscire a catturare la maggior parte'' del petrolio che sta fuoriuscendo, ha detto Suttles, intervenendo allo show Good Morning America dell'Abc.


I tecnici della Bp hanno cominciato ad aspirare e convogliare in superficie il greggio in uscita dal pozzo danneggiato, su cui è stata calata una piccola cupola di contenimento. L'operazione, secondo quanto dichiarato dall'ammiraglio della Guardia Costiera, Thad Allen, coordinatore degli sforzi governativi, sta avvenendo a una velocità di circa mille barili al giorno, un ritmo comunque basso rispetto a quello di fuoriuscita del greggio, pari secondo le ultime stime a circa 19mila barili al giorno. Per conoscere l'esito dell'operazione, riferisce la Bp, sará necessario attendere le prossime 48 ore. Qualche speranza che questo incubo possa volgere al termine proviene dai primi risultati positivi dell’operazione «Cut and cup»: la "gran parte" del petrolio che fuoriesce dal pozzo sembra infatti che riesce ad essere catturata dall’imbuto che gli ingegneri hanno calato a 1600 metri di profondità.

LA TERZA VOLTA DI OBAMA - Intanto in Louisiana si attende la terza visita del presidente Barack Obama, la seconda questa settimana. Il capo della Casa Bianca arriverà a Kenner nel primo pomeriggio, attorno alle 20,20 italiane e incontrerà l'ammiraglio Allen e le autorità locali. Per sottolineare l’impegno del governo di fronte alla catastrofe causata 46 giorni fa dall’esplosione della piattaforma petrolifera della Bp, il presidente ha posticipato, per la seconda volta, il viaggio in Indonesia e Australia che avrebbe dovuto effettuare dal 13 al 18 giugno. In sei settimane è fuoriuscita dal pozzo una quantità enorme di petrolio, le stime del governo americano variano da 75 a 163 milioni di litri di greggio.

LA CASA BIANCA PRESENTA IL CONTO - Obama sta pagando cara la catastrofe ambientale. Accusato di una risposta tardiva e di scarsa iniziativa di fronte all’incidente, ieri sera il presidente ha voluto dimostrare tutta la sua partecipazione al dramma che stanno vivendo gli americani del Golfo esprimendo per la prima volta un sentimento forte come la rabbia. In un’intervista alla Cnn Obama si è detto furioso: «Sono infuriato per questa situazione perché è un esempio delle persone che non pensano alle conseguenze delle loro azioni. Tutto ciò mette in pericolo un intero modo di vita e tutta una regione, probabilmente per diversi anni». Ieri l’amministrazione Obama ha presentato alla Bp un conto da 69 milioni di dollari (circa 56,7 milioni di euro), pari alle spese finora intraprese dallo Stato per lottare contro la marea nera. La Casa Bianca ha specificato che si tratta solo di un primo conto.

LA BP IN GINOCCHIO - Il disastro è finora costato a Bp oltre un miliardo di dollari e secondo gli analisti di Wall Street il prezzo finale potrebbe essere fino a 20 volte tanto, se si considerano anche i costi per ripulire la costa dal petrolio nei prossimi anni. Una cifra immensa ma non tanto da mettere in ginocchio Bp, un gigante che l’anno scorso ha prodotto utili per 16 miliardi di dollari. A preoccupare di più Bp in queste ore sembra essere il suo amministratore delegato Tony Hayward che fin dall’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, il 20 aprile, ha collezionato una gaffe dietro l’altra parlando ai media: dalla frase «Rivoglio la mia vita», detta di fronte a gente che sta perdendo la propria a «Non avevamo gli strumenti che si dovrebbero avere nella propria cassetta degli attrezzi».

L'INVOLONTARIA IRONIA DI LAURA - A favore di Obama ha parlato Laura Bush, moglie dell'ex presidente. Ma il suo intervento rischia piuttosto di danneggiare ulteriormente l'immagine dell'attuale capo dello Stato. «Per fermare la marea nera il presidente sta facendo assolutamente tutto il possibile - ha infatti detto l'ex first lady -. Proprio come fece mio marito all'epoca dell'uragano Katrina». Parole che suonano beffarde visto che a Bush viene ancora oggi imputata la scarsa capacità di reazione di fronte alla catastrofe che sconvolse New Orleans e una vasta area di questa stessa parte del Paese. «Tutti sanno che quanto sta accadendo - ha detto Laura Bush alla Abc - non è responsabilità di una persona. Il presidente non può da solo risolvere tutti i problemi».

GATES E LA «BACCHETTA MAGICA» - E un'altra battuta rischia di passare alla storia tra le tante parole dette in questa vicenda. E' quella del segretario alla Difesa, Robert Gates, che dopo numerosi appelli per un intervento dell’esercito ha risposto negativamente sottolineando che i militari non hanno nessuna expertise particolare nel settore: «L’esercito - ha sottolineato da Singapore, dove si trova in missione - ha fornito degli equipaggiamenti e ha aiutato in diversi modi ma non ha la bacchetta magica contro questa catastrofe ecologica».

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