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sabato 31 luglio 2010

Il disastro petrolifero del Michigan: 1 milione di galloni di petrolio dalle sabbie bituminose canadesi al lago

L'inquinamento prodotto dallo sversamento di petrolio nel fiume Kalamazoo, nel Michigan, è più del doppio di quanto era stato stimato subito ed è arrivato molto lontano dal sito a sud di Marshall, dove il 26 luglio si sarebbe rotto un oleodotto sotterraneo della Midwest Oil Pipeline, appartenente al gigante petrolifero canadese Enbridge Energy Partner, che è stato duramente criticato dalla governatrice del Michigan Jennifer Granholm per i ritardi nelle operazioni di contenimento che hanno messo a serio rischio anche le acque del lago Morrow.

La marea nera ha ricoperto di petrolio un gran numero di uccelli e pesci ed ha comportato l'evacuazione di due residence e di decine di abitazioni, mentre in tutta l'area interessata è stato proibito di far uscire all'aperto i cani. A Battle Creek da mercoledì scorso si sente un fortissimo odore di petrolio.

Secondo le autorità locali ci vorranno diverse settimane per determinare la causa dello sversamento dall'oleodotto dell'Enbridge Energy Partners, una società di Calgary, che trasporta il petrolio delle sabbie bituminose dal Canada alle raffinerie statunitensi del Midwest. Secondo l'Environmental protection agency Usa (Epa) nel Kalamazo sono finiti più di un milione di galloni di petrolio (almeno 3,76 milioni di litri), circa 700.000 litri in più di quanto avevano detto i canadesi.

La più grande associazione ambientalista statunitense, Sierra Club, è molto preoccupata perché il greggio potrebbe arrivare nel Lago Michigan, minacciando l'acqua potabile ed altri importanti habitat. Il direttore esecutivo dell'associazione, Michael Brune, è sconcertato dal ripetersi di episodi di questo tipo: «Quante catastrofi causate dal petrolio ci vorranno prima di svegliarci? Stiamo ancora cercando di riprendersi dalla tragedia della Costa del Golfo. Ora il Midwest si trova ad affrontare un'altra massiccia fuoriuscita massiccia come risultato di una pipeline a rischio. Il petrolio si sta diffondendo da questo oleodotto difettoso verso il Lago Michigan e minaccia l'acqua potabile minaccioso. Peggio ancora, c'è la possibilità che il petrolio possa liberare altri agenti inquinanti nei sedimenti del fiume già inquinati, rendendo la situazione molto più grave».

Il nuovo disastro petrolifero del Kalamazoo è arrivato in un bruttissimo momento per le Big Oil canadesi e statunitensi: proprio mentre il governo federale di Washington sta esaminando una proposta di costruire un enorme oleodotto che porterebbe il petrolio più inquinante del mondo, quello delle sabbie bituminose canadesi, attraverso tutto il Midwest e fino alle coste del Golfo del Messico.

Secondo Brune «La proposta della Keystone XL pipeline metterebbe a repentaglio una falda acquifera che è la più importante fonte di acqua per la regione granaio dell'America, gli High Plains. E' chiaro che non possiamo permetterci di prendere questo rischio. E' tempo di ascoltare la lezione che ci viene da questi disastri petroliferi. Invece di prendere maggiori e prolungati rischi per sostenere l'industria del petrolio, dobbiamo investire in quel tipo di energia pulita, sicura che non mancherà di tenere i nostri corsi d'acqua integri e di aiutare ad infondere nuova vita alla nostra economia. Il Michigan sta beneficiano particolarmente degli investimenti nelle tecnologie energetiche pulite, come le auto elettriche. I nuovi impianti per realizzare la tecnologia delle auto elettriche stanno già aprendo in questo Stato. Invece di preoccuparsi del petrolio che contamina l'acqua potabile, le comunità in Michigan potrebbero vedere un'esplosione di benessere, di posti di lavoro stabile e dell'energia pulita. Questi disastri petroliferi sono un campanello d'allarme sveglia. Il prezzo dell'energia sporca è semplicemente troppo alto. Abbiamo bisogno che i nostri leader ci diano un piano audace per porre fine la dipendenza dell'America dal petrolio e per portare l'America sulla strada per diventare il leader dell'energia pulita nell'economia globale».

Anche per questo Sierra Club sostiene Il Clean energy jobs and Oil Company Accountability Act, presentato dal leader democratico del Senato Usa Harry Reid, criticato da altre Ong perché è molto meno ambizioso delle originali proposte di Obama. Secondo Brune creerà comunque nuovi posti di lavoro e minori costi energetici dei consumatori e ridurrà la dipendenza dal petrolio, ma soprattutto servirà a ritenere la Bp completamente responsabile del disastro petrolifero del Golfo del Messico.

«E' indispensabile che in Senato passi il disegno di legge presentato da Reid prima della pausa di agosto - dice Brune - in modo da poter investire maggiormente nell'efficienza energetica e fare in modo che in futuro gli inquinatori come la Bp siano ritenuti pienamente responsabile dei costi dei danni e della bonifica dei loro disastri ambientali. Ma i repubblicani in Senato hanno detto che si oppongono a questo sforzo. Vogliono che siano i contribuenti a pagare il conto per il disastro Bp e consentire alla Bp di utilizzare infinite battaglie legali per bloccare tutto rispetto ai mezzi di sussistenza cha ha distrutto, proprio come ha fatto la Exxon con le vittime della marea nera della Valdez. I senatori Lisa Murkowski e Mitch McConnell pretendono di offrire una "alternativa" al piano del leader della maggioranza, ma questa alternativa non è altro che una lettera d'amore all'industria petrolifera, che non farà nulla per creare i posti di lavoro necessari, ridurre la dipendenza del nostro paese dal petrolio, o per ritenere la Bp responsabili del suo disastro».

Per questo Sierra Club sostiene che il Clean Energy Jobs and Oil Company Accountability Act «E' una piccola ma significativa riduzione dei costi per ridurre il consumo di petrolio negli Stati Uniti. Sulla scia del più grande disastro ambientale della storia americana, è essenziale che il Congresso questo autunno compia ulteriori progressi con un forte, chiaro piano per far calare il petrolio e potenziare l'energia pulita».
FONTE: http://www.greenreport.it

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