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giovedì 23 settembre 2010

Ambiente : Battaglia ambientale


A più di 60 anni dalla resa del Giappone, il pianeta sta per affrontare nuovamente i fantasmi della Seconda Guerra Mondiale: oltre 8000 navi militari e civili affondate durante il conflitto potrebbero presto iniziare a rilasciare in mare il contenuto dei loro serbatoi. Un disastro ambientale di proporzioni immani di cui non parla nessuno. Ma che ha già cominciato a lanciare le prime avvisaglie.

Sul fondo degli Oceani c’è una bomba ecologica vecchia di oltre 60 anni pronta a esplodere, un ordigno ambientale così potente da far sembrare il disastro della Deep Water Horizon poco meno che un petardo: sono i serbatoi carichi di carburante delle oltre 8500 navi affondate durante la Seconda Guerra Mondiale nei mari di tutto il mondo. E tra queste più di 1500 petroliere.
A lanciare l’allarme dalle colonne del settimane NewScientist sono Trevor Gilbert, dell’Australian Maritime Safety Authority e Dagmar Etkin dell’Enviromental Research Consulting di New York, che insieme a un gruppo di colleghi hanno realizzato il primo database al mondo dei naufragi bellici potenzialmente pericolosi.Ecocatastrofe postbellica
A quasi 70 anni dall’affondamento l’acqua salata ha corroso le lamiere delle navi fino al limite della tenuta e i serbatoi di molti relitti cominciano a perdere. "Ci sono le prove che molti vascelli affondati al largo degli Stati Uniti sono sul punto di rilasciare in acqua carburanti, lubrificanti e sostanze pericolose di ogni sorta" afferma Etkins. "Non fare nulla e attendere è una possibilità, ma è un tentativo disperato" gli fa eco Ian MacLeod, dell’Australian Maritime Museum che ha già lavorato su molti relitti. "Nei prossimi 5-10 anni dovremmo aspettarci un consistente aumento degli affioramenti di carburante dai relitti di guerra che durerà almeno il prossimo mezzo secolo".
Ma quanto combustibile c’è la sotto? "Calcolarlo con esattezza è molto difficile"spiegano i ricercatori, "poiché molte navi hanno perso gran parte del carburante durante l’affondamento, a causa dei danni strutturali". Etikin e Trevor stimano però che i serbatoi di questi relitti conservano ancora tra 2,5 e 20 milioni di tonnellate di sostanze pericolose. Anche nello scenario più favorevole stiamo parlando di una quantità di derivati del petrolio pari al doppio di quello fuoriuscito dalla falla della piattaforma della BP e 10 volte la perdita della Exxon Valdez.
Fonte: focus.it

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