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mercoledì 28 settembre 2011

INVECCHIAMENTO: Abitare ai piani alti? Una sventura Lo studio: "Fa invecchiare prima"


Una ricerca conferma la teoria di Einstein: più si sale e più il tempo scorre velocemente. I fisici: "Bastano due gradini per fare la differenza"


Per anni ci siamo dati da fare per trovare il piano alto. La teoria è stata sempre una sola: più alto è meglio è. Una casa al primo piano no, proprio no. Ladri scaltri e tapparelle da abbassare anche solo per portare fuori la spazzatura erano il deterrente principale. Il secondo piano lo abbiamo sempre guardato con sospetto, bollato e scartato con un «preferibilmente no». Buono il terzo, ottimo il quarto, meraviglioso il quinto, spettacolare il sesto. Poi noi, generalmente ci fermiamo. I nostri palazzi non osano andare più in alto. L’Italia non è Dubai e la gara in altezza con New York non ci riguarda.
Eppure i risultati dello studio americano appena usciti interessano anche noi con il debole per la vista panoramica ma moderata. Gli scienziati spiegano che a fare la differenza bastano due gradini. E il malcapitato più in alto invecchia prima. Ma come, e i nostri piani attici allora? Non sarà che d’ora in poi il piano terra sarà valutato dalle agenzie immobiliari più del quarto piano?
A farci rimpiangere il seminterrato, così buio ma così salutare, sono due fisici americani del National Institute of Standards and Technology (Nist) di Boulder, nel Colorado, che pubblicano la ricerca sulla rivista Science. Lo studio ha confermato una delle intuizioni che già ebbe Einstein con la teoria della relatività: il tempo scorre più velocemente se si sale in quota. Un teorema accettato dalla comunità scientifica da anni, ma ora, e solo ora, gli studiosi sono finalmente riusciti a dimostrarlo con precisione disarmante e ad applicarlo alla quotidianità. Per la prova i fisici hanno usato i due orologi atomici più precisi che esistono oggi al mondo e che si trovano in due laboratori del Nist. I super-cronometri, talmente puntuali da andare indietro di un secondo ogni 3,7 miliardi di anni, sono stati connessi da un cavo in fibra ottica di 75 centimetri di lunghezza. A una distanza di altitudine di soli 33 centimetri, l’orologio atomico più in alto avanza un po' più rapidamente. Naturalmente l’avanzamento del tempo è infinitesimale e impercettibile all’uomo, ma è indubbio. L’esperimento dimostra che gli orologi ad altitudine più elevata corrono più velocemente perché sono meno soggetti alla forza di gravità. Ma come confermano le cifre, questo fenomeno, chiamato «dilazione gravitazionale del tempo» più che incidere sulla vita dell’uomo avrà altri risvolti in geofisica. Ad assicurarcelo è lo stesso portavoce del Nist: «La differenza è impercettibile per gli esseri umani, ma può fornire applicazioni pratiche in geofisica e in altri campi». Quindi per adesso i calcoli degli studiosi saranno usati per migliorare la tecnologia applicata alla misurazione della superficie della Terra e nel campo gravitazionale. Tuttavia avvicinando i dati dello studio con la nostra vita quotidiana, il risultato diventa impressionante: secondo il ricercatore James Chin-Wen Chou, a una distanza di appena due gradini nel corso di una vita di 79 anni, la persona che si trova più in alto invecchia 90 miliardesimi di secondo in più rispetto a quello che sta più in basso. Se poi uno dei due vive al centoduesimo piano dell’Empire State Bulding di New York - e qui parliamo addirittura di un colosso di 381 metri di altezza, altro che il nostro ambitissimo sesto piano - l’invecchiamento diventa maggiore, e la differenza sarà di 104 miliardesimi di secondo.
E noi che pensavamo fossero le scale a farci sentire invecchiati di colpo.

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