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venerdì 7 ottobre 2011

cervello : La bellezza è nel cervello di chi guarda


Se ci piace un'opera d'arte si “accende” sempre la corteccia cerebrale orbito-frontale

“La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva”. Lo diceva nel '700 il filosofo David Hume, senza sapere nulla di neuroscienze. Oggi grazie agli studi di Semir Zeki, neurobiologo dell'University College di Londra che da anni cerca di rispondere a domande fondamentali sull'essenza umana servendosi degli strumenti della scienza, si scopre che è davvero così: la bellezza è tutta negli occhi di chi guarda e il nostro cervello possiede un concetto astratto di bellezza.

ESPERIMENTI – Zeki, che da trent'anni si occupa di neuroestetica e del rapporto fra arte e cervello, lo afferma con convinzione dopo gli esperimenti che ha condotto su 21 volontari, di cui riferisce sulla rivista PloS One . Il ricercatore ha dapprima chiesto ai partecipanti, tutti di etnia e provenienza socioculturale diversa, di esprimere giudizi su alcune opere d'arte visive e musicali classificandole come belle, indifferenti o brutte. Poi ha analizzato i volontari con una risonanza magnetica funzionale mentre guardavano o ascoltavano queste opere, registrando l'attività cerebrale. Il risultato è che quando erano di fronte a un'opera giudicata bella, si accendeva sempre la corteccia cerebrale orbito-frontale (oltre alla corteccia visiva o uditiva, a seconda che l'opera fosse pittorica o musicale); se l'opera era “brutta”, non si rilevava invece un'attività cerebrale più spiccata in un'area specifica. E c'è pure un altro dato curioso: anche il nucleo caudato, una zona molto profonda del cervello, si attivava di più di fronte a opere belle. E questo nucleo è “acceso” anche dall'amore romantico, a indicare una sorta di correlazione su basi neurali fra bellezza e amore.

CONCETTO ASTRATTO – L'area orbito-frontale, per parte sua, è coinvolta nei centri cerebrali del piacere ed è stata già correlata all'apprezzamento della bellezza, ma è la prima volta che si dimostra che viene attivata in uno stesso soggetto a prescindere dalla tipologia di opera d'arte proposta, visiva o uditiva. «Questo significa che nel nostro cervello esiste un concetto astratto di bellezza: ciò che riteniamo bello e quindi ci suscita un'emozione forte, a prescindere dalla sua natura, attiva sempre la stessa area cerebrale – spiega Zeki, che ha fondato e dirige l'Istituto di Neuroestetica di Londra per interrogarsi sulle basi biologiche della bellezza, dell'amore, della creatività e viene considerato ormai una sorta di “filosofo con il camice” –. Da secoli filosofi e artisti si chiedono se esistano caratteristiche che rendono un'opera oggettivamente, inderogabilmente bella: ora sappiamo che la bellezza è indiscutibilmente negli occhi, anzi nella mente, di chi guarda». Queste considerazioni hanno interessanti corollari che possono incuriosire gli appassionati d'arte. Che spesso si chiedono che cosa possa essere considerato bello nell'arte: lo sono le tele bianche e vuote? Lo sono le installazioni incomprensibili o certe performance che lasciano allibiti gli spettatori? Zeki pare avere una risposta anche a questi quesiti: «Un quadro di Francis Bacon può avere enormi meriti artistici ma non essere “bello”– dice il neuroscienziato –. Praticamente tutto può essere considerato arte, ma l'arte davvero bella è solo quella che accende la corteccia orbito-frontale». Bisognerebbe allora munirsi di una risonanza magnetica e fare un giro alle mostre d'arte contemporanea: forse avremmo qualche sorpresa.
fonte:http://www.corriere.it/salute/11_ottobre_07/bellezza-cervello-osservare-meli_b54baf1a-b6e7-11e0-b3db-8b396944e2a2.shtml

1 commento:

Unknown ha detto...

Molto interessante e di stimolo ad approfondimento...proprio oggi parlavo di questo con un amico..grazie The Crow...serene ore..
dandelìon

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