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martedì 16 dicembre 2014

Buco nell’ozono: «Qualcuno produce ancora i gas proibiti»

Sono stati messi al bando nel 1989, e definitivamente vietati in tutto il mondo nel 2010. Ma, malgrado il Protocollo di Montreal, nel mondo si continuano a produrre 4 gas responsabili del buco nell’ozono, lo strappo nell’atmosfera che allenta la protezione della Terra dalle radiazioni. E per mettersi al sicuro bisognerebbe individuare i responsabili di un danno che colpirà - non si sa con quanta virulenza - la vita umana nei prossimi decenni.

La scoperta si deve al gruppo coordinato da Johannes Laube, dell’università britannica East Anglia, ed è pubblicata sulla rivista Nature Geoscience. Secondo gli esperti, le quattro sostanze sono tutte prodotte dall’uomo: tre appartengono alla famiglia dei clorofluorocarburi, e uno agli idroclorofluorocarburi. Immessi in atmosfera dagli anni ’60 in poi, sono stati individuati sia in campioni atmosferici raccolti in Tasmania, sia nelle nevi compatte della Groenlandia.

I clorofluorocarburi, in particolare, usati un tempo per i circuiti refrigeranti, sono i principali responsabili del buco nello strato di ozono sopra l’Antartide e lo studio mostra che le concentrazioni atmosferiche di due nuovi composti di questa famiglia sono aumentate gradualmente negli ultimi 50 anni. «Mostriamo - rileva Laube - che questi quattro gas non erano presenti in atmosfera prima degli anni ’60 e ciò suggerisce che sono prodotti dall’uomo».

Secondo i calcoli degli autori, l’emissione totale dei quattro gas in atmosfera prima del 2012 era di circa 74.000 tonnellate. È una quantità piccola se si considera che negli anni ’80 le emissioni dei clorofluorocarburi erano di un milione di tonnellate all’anno ma le emissioni di questi composti sono in contrasto con il Protocollo di Montreal, il trattato internazionale destinato a eliminare gradualmente la produzione di sostanze nocive per l’ozono. Negli ultimi anni si è arrivati alla riduzione della produzione di molte di queste sostanze su scala globale. Tuttavia, sottolinea Laube, «la normativa presenta delle scappatoie».

L’identificazione di questi quattro nuovi gas, secondo Laube «è molto preoccupante in quanto contribuiranno alla distruzione dello strato di ozono. Non sappiamo da dove vengano emessi questi gas e la fonte deve essere cercata»

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