Un team di pesci-robot simili a carpe per fiutare l’inquinamento del Tamigi: i loro sensori possono identificare sostanze pericolose, mappando i fondali del fiume che attraversa Londra. È un progetto dell’università di Essex: ogni “esploratore” è lungo 50 centimetri e alto 15. Per avanzare usa pinne meccaniche. Ma, soprattutto, i cyberpesci sono in grado di coordinarsi: la loro posizione è segnalata da un sistema gps (come quelli usati dai navigatori satellitari nelle automobili) e tra di loro comunicano attraverso un sistema wifi. Formano così un vero “team” di investigatori sottomarini per scoprire rifiuti aiutati dalla “swarm intelligence”, un’intelligenza collettiva generata dall’interazione tra i robot. Se, infatti, una carpa scopre un’area contaminata, avverte le altre e sondano insieme il territorio.
Gli scienziati esplorano anche altre applicazioni per la swarm intelligence. Come la trasmissione senza fili di corrente elettrica, un progetto teorizzato già all’inizio del Novecento dallo scienziato serbo Nicolas Tesla. Ricercatori della Duke University e del Georgia Tech hanno costruito un gruppo di robot capaci di accendere led luminosi trasferendosi l’energia necessaria in modalità wireless. Ma gli studi sull’intelligenza dello sciame interessano anche le forze armate. Owls è il nome degli elicotteri coordinati in una squadra di otto: sviluppati da un’azienda inglese, volano in missione coordinandosi anche se la squadra di veicoli in volo viene ridotta da guasti o incidenti.
Un robofish in acqua: si muove con naturalezza. Per avanzare usa la pinna caudale.
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