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martedì 12 gennaio 2010

centrali nucleari in Italia: VECCHIO, COSTOSO E INQUINANTE. PERCHE' L'ATOMO E' UN AZZARDO

Ambiente L'uranio si esaurirà in poche decine d'anni. Nel mondo molti Paesi non investono più in questa tecnologia. La resa delle centrali è bassissima. Ecco tutta la verità sul nucleare. E oggi (sabato 9) al via la mobilitazione di Verdi e ambientalisti


L' energia nucleare non salverà il pianeta.
L'umanità non potrà evitare i cambiamenti climatici intraprendendo il cammino del nucleare.
Di fatto questa tecnologia non può essere sviluppata nella quantità necessaria e nei tempi limitati di cui disponiamo oggi per salvare il clima.
I fondi stanziati in questo senso andranno solamente a scapito di opzioni più efficienti e adatte alle economie nazionali e agli interessi individuali.
Basata, come di fatto è, su menzogne e sussidi economici, questa fonte energetica è l'esatto contrario dello sviluppo sostenibile. I rifiuti permarranno per milioni di anni, con il rischio costante di incidenti e contaminazione, menzogne e rifiuto della democrazia: questo è ciò che si trova al centro dei programmi nucleari.

Tre argomentazioni sono spesso usate per difendere l'industria nucleare di fronte alle crisi che stanno minacciando il nostro pianeta: l'esaurimento di gas e petrolio, le necessità di sviluppo dei paesi del sud del mondo e i cambiamenti climatici.
Tali argomentazioni non reggono. Per cominciare, è semplicemente assurdo collegare il declino delle risorse di petrolio allo sviluppo del nucleare, dato che il petrolio viene utilizzato prevalentemente nel settore dei trasporti, un'area dove l'energia nucleare si usa molto poco. Inoltre anche le riserve di uranio si esauriranno in un futuro prossimo, forse persino prima della fine della vita operativa dei reattori, come attualmente previsto dall'industria nucleare.
Lo sviluppo su grande scala di sistemi di reattori in grado di risolvere tale problema al momento esiste solo su carta e anche secondo i calcoli della stessa industria nucleare tali nuove strutture saranno operative troppo tardi per poter influenzare il ritmo dei cambiamenti climatici. Questi nuovi reattori necessiterebbero inoltre di enormi quantità di plutonio per poter sostituire parte dell'uranio.
Siamo ancora lontani dalle "tecniche ecologicamente corrette" auspicate nel protocollo di Kyoto!
Per quanto riguarda i paesi in via di sviluppo, non saranno in grado di utilizzare l'energia nucleare in nessun modo degno di nota, dato che la tecnologia che questa presuppone ha costi decisamente troppo elevati, si rivela inadatta alle situazioni locali, e in ogni caso è di applicazione troppo lenta.
Il secolo che si è appena aperto vede il nostro pianeta minacciato da gravi crisi: cambiamenti climatici, biosicurezza, esaurimento delle risorse collettive, carenza di cibo.
Perché oltre a tutto ciò dovremmo anche aggiungere l'enorme onere che comporta l'energia nucleare?

L'energia nucleare può salvare il nostro clima?
L'energia nucleare non è in grado di risolvere il problema dei cambiamenti climatici. Anche se vi investissimo tutte le nostre risorse, il potenziale limitato e l'elevato costo dell'energia elettrica derivante dal nucleare verrebbe comunque a limitare il totale delle emissioni non rilasciate.
Altre risorse, fonti di energia rinnovabile e - più nello specifico - misure di risparmio energetico rappresentano tutte un investimento decisamente meno rischioso su scala globale ma soprattutto offrono una risposta più efficace alla crisi che sta affrontando il nostro pianeta.
No, davvero, l'energia nucleare non può salvare il nostro clima.
Eccone le ragioni principali.

Elettricità non è sinonimo di energia.
La produzione elettrica rappresenta solamente una parte della produzione totale di energia. In Europa l'elettricità costituisce solamente il 6 per cento del consumo finale di energia. La parte rimanente viene utilizzata in trasporti, riscaldamento e a scopi industriali; aree fondamentali nel consumo del petrolio.
L'energia nucleare soddisfa solamente una piccola percentuale del fabbisogno totale di energia. Il dibattito nucleare si restringe ad un'area specifica - la produzione elettrica - che rappresenta solo il 6 per cento del problema energetico.

La produzione di energia basata sul nucleare rimane limitata se paragonata alla capacità di produzione dal carbone e dal gas.
Persino l'energia idroelettrica produce più elettricità a livello mondiale rispetto al materiale fissile. L'energia che si basa sul nucleare abbraccia approssimativamente il 17% della produzione mondiale totale di energia. Se le emissioni degli altri carburanti venissero ridotte significativamente seguendo il tasso di crescita attuale, l'industria nucleare dovrebbe costruire più di mille reattori nuovi (attualmente sono 440 quelli in funzione) entro il 2050, che comunque servirebbe solo, di fatto, a mantenere la produzione al livello attuale.

La produzione nucleare sta iniziando a diminuire.
Le nuove centrali energetiche proposte non saranno sufficienti a sostituire i reattori attuali che si calcola verranno chiusi in un prossimo futuro. Le centrali atomiche attualmente funzionanti sono già abbastanza vecchie (oltre i 22 anni). Anche se la Cina costruisse trenta nuove centrali atomiche nei prossimi vent'anni, esse si limiterebbero a sostituire il 10% dei reattori che devono essere smantellati a livello mondiale in questo lasso di tempo. I dati delle proiezioni dell'Agenzia internazionale per l'energia (Aie) giungono alla conclusione che esiste un declino relativo o assoluto nella produzione nucleare.
Il basso numero di vendite anticipate degli impianti a Cina, Usa e Europa influenzerà ben poco le dimensioni del problema: se si vogliono mantenere le 440 centrali nucleari attualmente funzionanti in tutto il mondo nel lungo periodo, devono avere luogo dieci vendite internazionali all'anno. Ciò si spinge decisamente oltre le proiezioni attuali.

Le riserve di materiale fissile sono limitate e non dureranno per sempre, dato che l'uranio radioattivo è un minerale fossile disponibile in quantità limitate.
Di fatto i reattori commerciali operano sull'uranio arricchito e hanno una bassa resa. Secondo le informazioni fornite dalla stessa Commissione per l'energia atomica (Aec), le riserve di uranio soddisferanno il fabbisogno mondiale solamente per un periodo limitato, specialmente se aumenta il tasso di consumo.
Le riserve attuali mondiali (basate su 80$/kg) sono stimate a 2.528 milioni di tonnellate. Pertanto le riserve di uranio costituiscono meno della metà delle riserve provate di petrolio come pure di gas. Ciò rappresenta "60 anni di carburante, se non si verificasse un ulteriore sviluppo della capacità nucleare - secondo le stime del colosso francese dell'energia Edf - e ancora meno se la costruzione del nucleare riprendesse".
La limitata disponibilità delle risorse di uranio è pienamente riconosciuta dall'industria che la utilizza come argomentazione per sviluppare sistemi autofertilizzanti e nuovi tipi di reattori di IV generazione.

Il fattore tempo è troppo limitato per ottenere l'energia nucleare "del futuro".
La nuova generazione di reattori che deve ancora essere sviluppata viene presentata di maggiore affidabilità ed efficienza termini di consumo d'uranio. Ciononostante l'accordo di Rio chiama le nazioni ad evitare "interferenze pericolose con il sistema climatico" e, più nello specifico, a stabilizzare le concentrazioni di gas a effetto serra "entro un margine temporale sufficiente".
Per limitare i rischi collegati sarà pertanto necessario ridurre l'aumento della temperatura a un massimo di 2 °C rispetto al periodo preindustriale.
Nella sua terza relazione l'Ipcc mostra che a questo livello, per abbassare la media dell'aumento della temperatura globale sarà necessario diminuire drasticamente le emissioni dei gas a effetto serra nei decenni futuri così da ridurre le emissioni dei Paesi in via di sviluppo a un quarto rispetto ai valori attuali.
È interessante notare come questa scadenza così vicina escluda qualsiasi contributo da parte dei reattori nucleari di IV generazione degli impianti di fusione nucleare.
Anche con un tempo di risposta di trent'anni nel miglior scenario possibile, la tecnologia nucleare del futuro, che assorbirà più di due terzi della spesa pubblica per il fabbisogno energetico in Europa, si troverà esclusa dall'essere una possibile soluzione ai cambiamenti climatici.

Non esiste un consenso reale a livello internazionale. L'energia nucleare si potrà sviluppare pienamente solo se ci sarà un consenso globale su questa forma di energia.
C'è ancora molto da fare in questo senso, dato che persino in Europa molti paesi scartano completamente l'elettricità generata con il nucleare o si stanno ritirando gradualmente da questo settore, come i belgi, spagnoli e tedeschi.
Le altre nazioni hanno dichiarato, quasi senza eccezione, una moratoria di fatto o tramite legge, ai nuovi progetti di costruzione.
L'assenza del consenso tra le nazioni del mondo ben si vede nel protocollo di Kyoto, che non fa riferimento alcuno all'energia nucleare.

Gli investimenti diretti all'energia nucleare rimangono più elevati rispetto a quelli necessari per altre soluzioni.
Se consideriamo il lasso di tempo che abbraccia i prossimi vent'anni, le misure di risparmio energetico saranno 5 volte più economiche rispetto alla produzione elettrica centralizzata basata sull'energia nucleare o altre risorse. Inoltre, il rischio finanziario associato all'energia nucleare aumenterà molto i costi per chiedere in prestito questa forma di energia al settore del mercato privato.

L'umanità ha possibilità di scelta.
Una lista di opzioni globali per risolvere il problema climatico (come segnalato dall'Oeko Institute a Darmstadt, Germania), mostra che il potenziale ultimo dell'energia nucleare come mezzo per triplicare tali risultati energetici a livello mondiale, risulterà in livelli di emissione di almeno 5 gigatonnellate (GT) di CO2, che corrisponde a un decimo della capacità disponibile. Se paragonate alle riduzioni necessarie per raggiungere l'obiettivo di limitare i cambiamenti climatici a livelli inferiori ai 2 °C sopra i livelli preindustriali, e cioè tra 25 e 40 GT da adesso al 2050, si nota come l'energia nucleare non sarà necessaria nemmeno nello scenario più ambizioso.
Pertanto quando parliamo di risolvere il problema a livello mondiale, l'energia nucleare si trasforma in un'opzione, non in un obbligo.

Non possiamo accettare "tutte le opzioni".
Alcune di queste non sono mutuamente compatibili; specialmente se poniamo da un lato la decentralizzazione della produzione con misure di risparmio energetico moderato e dall'altro l'energia nucleare.
Certamente l'energia nucleare presenta sia costi più elevati che aspetti incompatibili con uno sviluppo ottimizzato della tecnologia di cogenerazione e delle risorse decentralizzate. Inoltre le esperienze passate hanno mostrato come lo sviluppo dell'energia nucleare vada sempre di pari passo con il declino nelle pratiche di risparmio energetico.
Secondo il fisico nucleare Amory Lovins, autore del famoso "Fattore Quattro", "lo slogan abbiamo bisogno di tutte le opzioni non ha base analitica ed è falso; di fatto non possiamo permetterci tutte le opzioni".
Nella pratica attuale garantire la sopravvivenza dell'energia nucleare significa stanziare investimenti pubblici e privati non nelle opzioni più economiche ma in quelle che sono destinate a generare una perdita, oltre a presentare il maggior numero di difetti.
Consideriamo inoltre che grazie ai settori del risparmio energetico e delle fonti di energia rinnovabile possono essere creati molti più posti di lavoro rispetto all'industria nucleare.
I cambiamenti climatici ci obbligano a ripensare i nostri schemi di consumo e l'approccio al risparmio energetico; occorre trovare delle misure che infliggano il minor danno possibile creando la maggior quantità di impiego possibile.

Le emissioni delle centrali atomiche non sono insignificanti.
Questo soprattutto per quanto riguarda l'intero processo dalla costruzione alla fase nucleare stessa.
Durante il suo ciclo vitale la centrale atomica rilascia approssimativamente un 20% di emissioni prodotte da apparecchi a gas di ultima generazione, che è relativamente poco.
Ciononostante, occorre anche segnalare che le centrali atomiche, normalmente con un regime operativo particolarmente rigido, necessitano dell'appoggio della centrale elettrica sostenuta dall'impianto di energia termica durante i periodi di carico di punta, e questo significa utilizzare centrali alimentate a carbone che rilasciano considerevoli quantità di gas a effetto serra.
Inoltre la sensibilità nucleare ai cambiamenti climatici pone questioni in merito ai cambiamenti sui flussi dei corsi d'acqua e le inondazioni.

Le fonti di energia rinnovabile superano l'energia nucleare.
Di fatto la crescita in questo settore è molto più elevata sia rispetto a quella del petrolio che rispetto al nucleare.
Durante gli ultimi dieci anni il tasso di crescita delle fonti di energia rinnovabile in tutto il mondo ha superato notevolmente l'incremento registrato nell'uso del nucleare. La produzione nucleare mondiale è in fase di stagnazione a circa 2.500 TWh dal 1999. Perfino le forme di energia rinnovabile e decentralizzata superano la produzione nucleare.
La capacità nucleare pertanto è destinata a declinare anche se confrontata con le alternative ecologicamente corrette e innovative.
Nel caso della Cina, che viene spesso citata come probabile cuore dell'espansione nucleare, perfino l'energia solare sta iniziando a recuperare terreno su quella nucleare. In Cina i soli caloriferi ad acqua stanno già sostituendo l'equivalente della metà della capacità di generare energia del nucleare ed entro il 2020 si calcola che questa tecnologia starà dando gli stessi risultati dei 30 reattori attualmente proposti dall'industria cinese.
fonte: verdi.it

2 commenti:

Piccinini Raoul ha detto...

Non volendo fare alcuna polemica sulle varie tecnologie, guardiamo dal punto di vista geografica cosa c’è in Italia a disposizione.
Direi il mare, quindi escludendo il fotovoltaico per grandi produzioni, (poiché rende solo il 14/15%), l’eolico che rende solo il 20/25%, il nucleare per tempi, problematiche, costi, impatto ambientale, potenza al kmq di circa 1 GW, utilizzerei il TRITON, che con boe mediamente da 200 kW l’una, produzione al kmq pari se non superiore al nucleare, potenza ampliabile, impatto ambientale minimo, energia trasferita dalle onde gratuita, Progetto Italiano, risulta la migliore forma di sfruttamento delle rinnovabili.
Quindi questa tecnologia che utilizza il mare, può produrre al kmq almeno 1 GW istantaneo d’energia, non emette Co2, produce come un Reattore Nucleare da 1 GW ora, 8.760 GWh anno, ha una mancata emissione per 6.570.000 Tonnellate di CO2, a per tale quantità d’energia un tempo d’istallazione di un solo anno, garantisce il rispetto dei termini di riduzione d’inquinanti, sia per quanto previsto a livello Europeo, Mondiale e secondo il Protocollo o Trattato di Kyoto, non solo è la più adatta per il nostro paese, ma per tutte le Nazioni che hanno a disposizione superficie marina/oceanica.

Cordiali saluti, Piccinini G. Raoul.

Gigi ha detto...

Infatti nel nostro paese esistono innumerevoli modi per avere energia semplicemente trasformando quella che offre la natura solo che alla classe regnante non darebbe gli introiti che può dare il Nucleare.
Noi cittadini siamo inebetiti da un finto benessere vissuto, sperato o proposto.
Il nucleare come fonte energetica ha come una certezza i rischi....
Come hai evidenziato tu nel tuo commento il mare col suo moto è una fonte fantastica per produrre energia pulita, perchè non si ci muove in tal senso???? ( domanda ovviamente retorica)
Della co2 frega a qualcuno??
Ci vengono proposte dai media filM catastrofici che ci fanno ingoiare una pastiglia meno amara di quella che è la realtà.
L'uomo alla fine sopravvive ai suoi disastri... MA QUESTO SUCCEDE SOLO NEI FILM

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