Il bisfenolo A, sostanza chimica presente nella maggior parte delle materie plastiche, puo' essere causa scatenante dell'endometriosi, malattia tipicamente femminile dalla causa ancora sconosciuta che interessa 3 milioni di italiane e causa infertilita' nel 40% dei casi. La scoperta e' stata effettuata da un gruppo di studiosi di diverse universita' italiane guidati da Pietro Giulio Signorile, presidente della Federazione Italiana Endometriosi (FIE), e presentata questa mattina a Roma nel corso del congresso internazionale ''Interferenti endocrini: endometriosi e infertilita'''.
L'endometriosi e' una malattia che interessa l'endometrio, il tessuto che riveste l'interno dell'utero, dalla causa ancora sconosciuta. Interessa 150 milioni di donne in tutto il mondo, di cui 3 milioni in Italia, per una spesa a carico del Servizio Sanitario Nazionale di 126 milioni di euro all'anno.
Definita ''silenziosa'' perche' poco conosciuta e perche' i sintomi che la caratterizzano sono molto simili ai dolori premestruali, e quindi spesso passano per ''normali'', si manifesta con dolore pelvico intenso, irregolarita' intestinali con alternanza di stitichezza e diarrea, pancia gonfia, rapporti sessuali dolorosi e stanchezza fisica, e nel 40% dei casi causa infertilita'.
La ricerca di Signorile e colleghi compie un passo in avanti nella comprensione delle cause che scatenano la patologia.
''Abbiamo capito che l'origine dell'endometriosi ha una correlazione con diversi inquinanti ambientali, tra cui, in particolare, il bisfenolo A, utilizzato per la produzione di diversi tipi di materiali plastici''. L'intuizione nasce dalla scoperta della formazione di tessuto endometriosico nei feti umani alla sedicesima settimana di gestazione, ''il che ci ha fatto intuire che la malattia ha un'origine embriogenetica - spiega il presidente FIE -. Abbiamo allora lavorato su modelli animali per capire se alcuni fattori di inquinamento ambientale, come il bisfenolo A e la diossina, potessero influenzare lo sviluppo della patologia negli embrioni''.
Due gruppi di topoline incinte sono state sottoposte ai fattori inquinanti, mentre un terzo gruppo e' stato utilizzato come gruppo di controllo. ''Alla fine dello studio abbiamo rilevato che il 30% dei feti partoriti dalle topoline che erano state sottoposte a inquinamento ha sviluppato la malattia, contro il 5% del gruppo di controllo, mettendo in evidenza una correlazione tra gli inquinanti e lo sviluppo della patologia''.
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