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sabato 29 maggio 2010

DISASTRO AMBIENTALE: Golfo del Messico, Obama raccoglie il catrame: la responsabilità è mia

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si inginocchia sulla spiaggia e si sporca le mani con il catrame. La marea nera della Bp «è un attacco alle coste, al popolo e all’economia di questo Stato»; citando Harry Truman ammette: in quanto «presidente la responsabilità finale è mia» e assicura che, la lotta sarà senza quartiere, e durerà finche necessario. Annunciando che verranno triplicati gli uomini per rispondere alla catastrofe ecologica, Obama ha parlato per 10 minuti da una delle spiagge di Grand Isle, in Lousiana, dove si è recato oggi per la seconda volta in meno di un mese. Obiettivo: convincere gli americani che sta facendo il possibile e che la Casa Bianca non è intervenuta in ritardo. Oggi Obama ha raccolto catrame sulla spiaggia di Port Fourchon, una implicita risposta all’accusa secondo cui non si è ancora abbastanza sporcato le mani per combattere questa marea nera senza fine del Golfo del Messico.

Almeno così indicano gli ultimi sondaggi. All’indomani della sua (lunga) conferenza stampa alla Casa Bianca, nonostante il blitz odierno destinato a mettere in pratica le parole di ieri, Obama continua a non convincere. Sono in molti infatti a credere ancora oggi che l’ Amministrazione Usa si è mossa troppo tardi, troppo lentamente, e con poca decisione, lasciando la guida tecnica delle operazioni alla Bp, che in quanto responsabile del dramma possiede ben poca credibilità. Sono durissime in particolare le parole pronunciate da alcuni politici democratici della Lousiana, come la senatrice Mary Landrieu o l’ex consigliere di Bill Clinton alla Casa Bianca, James Carville. La Landrieu si è detta convinta che Obama, che tutto sommato in Louisiana si è visto poco «ne pagherà il prezzo», prima o poi. A questo punto, i paragoni con i suoi predecessori alla Casa Bianca sono inevitabili. Circola sempre con maggiore insistenza la convinzione che Clinton si sarebbe infilato la tuta, avrebbe calzato gli stivali di gomma e sarebbe sceso in mare a raccogliere i pellicani imbrattati di greggio. Si pensa inevitabilmento a George W. Bush e al suo flop di Katrina del 2005, quando fece scandalo la sua decisione di sorvolare New Orleans messa in ginocchio dall’uragano senza mai scendere dall’AirForceOne, l’aereo presidenziale.

Ad Obama sono in molti a rinfacciare una gestione del dramma un pò troppo a distanza. Il presidente si era recato a Venice, sul Delta del Mississippi, il 2 maggio, ma ci è stato poco più di un’ora. Ha seguito un briefing della Guardia Costiera, ha letto una breve dichiarazione alla stampa, ha avuto un breve incontro con una delegazione di pescatori. Il viaggio odierno, pochi chilometri più ad ovest, è stato quasi un viaggio fotocopia, con la differenza che Obama ha raccolto un pò di catrame sulla spiaggia, e che ha parlato poì a lungo. Fatto sta che anche questa volta Obama si è fermato molto poco in Lousiana, interrompendo per poche ore un fine settimana familiare a Chicago, per il ponte del Memorial Day che lunedì segnerà l’inizio dell’ estate. Non sono giorni facili per Obama. Oltre ai problemi legati alla marea nera, è emerso uno scandalo elettorale potenzialmente devastante. La Casa Bianca viene accusata di avere offerto a un deputato della Pennsylvania, Joe Sestak, un incarico pubblico per rinunciare alle primarie senatoriali vinte mandando in pensione un politico famoso come Arlen Specter. Infine, il presidente è riuscito ad irritare anche i veterani. Lunedì al cimitero militare di Arlington, vicino a Washington, la Casa Bianca sarà rappresentata dal vicepresidente Joe Biden.

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