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lunedì 13 dicembre 2010

centrali nucleari in Italia : L’Enel e il bluff sul nucleare


Tagliare i sussidi è la nuova parola d’ordine del mercato energetico. Ma se per Fatih Birol, capo economista dell’agenzia internazionale dell’energia, la riduzione dovrebbe riguardare le fonti fossili, per Fulvio Conti, ad di Enel «il crescente appetito per gli incentivi ha creato anche distorsioni e meccanismi perversi» nel settore delle rinnovabili. Per Conti, il nucleare, assicura «una stabilità di prezzo» dell’elettricità che «rende conveniente il grande costo iniziale» di costruzione delle centrali. Se non fosse che proprio nei giorni scorsi, il Dipartimento dell’energia statunitense ha stimato al rialzo i costi capitali dei nuovi impianti nucleari.

Rispetto a qualche mese prima, l’incremento stimato si assesta sul 37 per cento. Con il conseguente innalzamento del costo del kWh. «In Italia il dibattito sul nucleare è tra marziani – attacca Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia -. Si parla di una tecnologia, l’Epr, di fatto congelata negli Stati Uniti perché ritenuta svantaggiosa dal punto di vista economico. Chi propone il nucleare in Italia la deve smettere di dire bugie e prendere in giro cittadini e industrie ». Secondo quanto annunciato da Enel, il piano industriale per 4 Epr prevederebbe un investimento di 16 miliardi. «Un piano industriale e finanziario sulla basa del quale – rivela ancora Onufrio – negli Stati Uniti, è stata erogata una copertura pubblica dell’80 per cento del valore di un impianto stima il costo effettivo il doppio di quello detto da Enel e governo». Nonostante questo, anche la Iea continua a strizzare l’occhio all’atomo, ritenuto assieme alle rinnovabili, l’unica soluzione possibile in grado di ridurre la quantità di anidride carbonica presente in atmosfera. Secondo il rapporto, se si vuole ridurre la quantità di gas serra è necessario aumentare entro i prossimi 25 anni la produzione di energia nucleare tra il 52 e il 135 per cento e quella da fonti rinnovabili tra il 75 e il 211 per cento. Nel 2035, quindi, il nucleare da una parte e il solare e l’eolico presi insieme, dovranno coprire ciascuno il 20 per cento dell’energia elettrica prodotta. Per l’agenzia, inoltre, tagliare i sussidi alle fonti fossili aumenterebbe il livello di sicurezza energetica, ridurrebbe le emissioni e l’inquinamento atmosferico, oltre a portare notevoli benefici economici. A livello mondiale i sussidi alle fonti fossili ammonterebbero a 312 miliardi di dollari la gran parte concentrati nei paesi Non-Ocse. L’eliminazione di questi sussidi entro il 2020 consentirebbe di ridurre la domanda mondiale di energia primaria del 5%, ossia quanto i consumi di Giappone, Nuova Zelanda e Corea. Nell’ottica della lotta ai cambiamenti climatici questo sarebbe un passo fondamentale: le emissioni globali si potrebbero ridurre al 2020, solo per questa azione, del 5,8% ovvero di 2 Gt di CO2. Un quadro condivisibile e condiviso da ambientalisti e dallo stesso Greenpeace. Se non fosse per il peso rilevante dato alla cattura e del sequestro della CO2 per le centrali a carbone e all’energia nucleare. La prima ritenuta inaffidabile perchè ancora non provata. Anzi, Greenpeace ritiene irrealistica l’ipotesi che dopo il 2020 il 98% delle nuove centrali alimentate a carbone sia realizzato con la possibilità di catturare e sequestrare le CO2 prodotta, «visto che ad oggi nessun impianto commerciale è stato ancora costruito ». Per quanto riguarda invece la seconda tecnologia, l’atomo, questa «resta la più costosa tra le tecnologie energetiche e ancora incapace di risolvere il problema delle scorie». Inoltre, l’allacciamento alla rete di un reattore nucleare ogni mese fino al 2035, viene ritenuto «qualcosa che va ben oltre la capacità dell’industria».
fonte: http://www.gliitaliani.it/2010/12/lenel-e-il-bluff-sul-nucleare/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+gliItaliani+%28gli+italiani%29&utm_content=Google+Reader

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