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lunedì 30 maggio 2011

energia nucleare in Europa: DOPO LA SVIZZERA ANCHE LA GERMANIA ANNUNCIA ANNUNCIA ADDIO DEFINITIVO ALLE CENTRALI NUCLEARI

Il disastro giapponese della centrale di Fukushima sembra aver innestato una irreversibile diffidenza nei paesi che producono energia atomica, ma anche se Svizzera e Germania hanno annunciato la loro uscita nel medio termine, in Europa il nucleare e' ancora lontano dalla definitiva scomparsa.

La Germania dice addio all’atomo, questa volta in modo «definitivo»: dopo una riunione fiume durata 12 ore e terminata alle prime ore di questa mattina, il governo tedesco ha deciso che abbandonerà l’energia nucleare tra poco più di 11 anni, entro la fine del 2022.

La cancelliera tedesca Angela Merkel (Cdu) ha ufficializzato così la sua promessa "svolta" a favore delle fonti di energia rinnovabile, che dovrebbe trasformare la Germania in un paese pioniere in questo campo. «Noi rinunceremo gradualmente all’energia nucleare entro la fine del 2022», ha detto la Merkel. «Per la Germania questo cammino rappresenta una grande sfida», ha aggiunto, ma comporta anche «enormi possibilità» per le generazioni future. Di fatto, però, il governo tedesco è tornato al progetto approvato nel 2001 dal governo di centro-sinistra guidato dall’allora cancelliere Gerhard Schroeder (Spd), che prevedeva appunto l’uscita dal nucleare entro il 2022.

Solo l’anno scorso, il Bundestag - su proposta dell’esecutivo Merkel - aveva stracciato la legge del 2001 sostituendola con un pacchetto che prevedeva di tenere in vita gli impianti mediamente 12 anni in più, spostando il previsto abbandono del nucleare al 2035. Ed era stata proprio questa marcia indietro, ancora prima del disastro di Fukushima, a fare infuriare l’opposizione - soprattutto i Verdi - nonchè a determinare le prime sconfitte elettorali per la leader conservatrice. Come quella del maggio 2010 nel Nord Reno-Westfalia, dove la Cdu è passata dal 44,8% del 2005 al 34,6%, mentre i Verdi hanno quasi raddoppiato dal 6,2% al 12,1%. Dopo questa sconfitta, ne sono seguite altre nel 2011 in altre importati regioni - prima fra tutte il Baden-Wuerttemberg - anche sull’onda della protesta alimentata dalla disastro nucleare in Giappone. Ed è stata proprio Fukushima che ha spinto la Merkel a imporre una moratoria di tre mesi sul nucleare sfociata nella chiusura dei sette impianti più vecchi del paese.

Il piano approvato dal governo prevede che questi sette impianti, più un altro che era già chiuso dal 2009 a causa di problemi tecnici, rimangano chiusi per sempre. Nei prossimi anni, quindi, saranno operative solo nove centrali su un totale di 17. «Il nostro sistema energetico deve essere cambiato radicalmente e può essere cambiato radicalmente - ha aggiunto la Merkel -. Vogliamo che l’elettricità del futuro sia sicura e, allo stesso tempo, sia affidabile ed economica». Questo è «definitivo», ha detto da parte sua il ministro dell’Ambiente, Norbert Roettgen, riferendosi al progetto. Secondo la tabella di marcia, sei centrali verranno chiuse nel 2021 e le ultime tre saranno attive fino al 2022 per garantire una transizione senza scossoni nella fornitura di energia. «Non ci saranno revisioni», ha assicurato il ministro. Ma Greenpeace ha già bocciato la Merkel giudicando «assolutamente inaccettabile» la data del 2022 e chiedendo la fine del nucleare entro il 2015, mentre l’opposizione (Spd e Verdi) non ha nascosto il suo scetticismo.

Secondo il leader della Spd, Sigmar Gabriel, ci sono ancora molte questioni da chiarire, ma soprattutto non c’è un impegno per un chiaro controllo politico del processo che dovrebbe portare alla chiusura definitiva dei reattori. Il governo, ha infatti sottolineato Gabriel, ha delegato questo controllo ad altri - come l’Autorità per l’elettricità e il gas - oppure ha lasciato decisioni importanti al libero mercato. Da parte sua, la co-presidente dei Verdi, Claudia Roth, ha detto che il governo dovrà chiarire nel dettaglio come intende compensare la mancata produzione di energia nucleare e risolvere il problema dello stoccaggio permanente delle scorie.

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