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sabato 23 gennaio 2010

POLITICA E AMBIENTE: AMNISTIA INQUINANTE


Giustizia La ghigliottina del "processo breve" è destinata ad abbattersi anche sui procedimenti in materia ambientale. Il procuratore Amendola: «Già queste ipotesi di reato sono poche e poco perseguite. Così si sferza il colpo di grazia»


Ha ragione la maggioranza quando afferma che «è riduttivo pensare che il ddl sul cosiddetto processo breve salvi solo Silvio Berlusconi». I suoi effetti estintivi, prima conseguenza dell'abbreviamento dei termini, si ripercuoteranno infatti ben oltre la sfera dei singoli, investendo gli interessi diffusi della comunità.
Il riferimento va a quei reati che offendono beni collettivi, in primo luogo l'ambiente, vittima sacrificata sull'altare della rapidità.
Non ha dubbi Gianfranco Amendola, procuratore della Repubblica di Civitavecchia: «Andando avanti con questo testo le previsioni non sono rosee. Già le ipotesi di reato ambientale sono poche, già sono poco perseguite perché mancano i controlli, in più, se anche quando vengono scoperte e accertate devono scomparire entro termini brevissimi, si sferza il colpo di grazia in materia ambientale».
La normativa, che ora è passata all'esame della Camera, esige che i processi arrivino a sentenza entro i tre anni dalla richiesta di rinvio a giudizio, due anni in appello e un anno e mezzo in Cassazione. Almeno per i reati con pena non superiore ai 10 anni, pari a circa il 75 per cento delle incriminazioni, perché per quelli di maggiore gravità i tempi sono relativamente dilatati.
Peccato che il Codice penale, già poco attento alla problematica ambientale, non prevede sanzioni particolari. «Mancano i delitti - spiega il procuratore -. L'unico attualmente previsto punisce il traffico illecito dei rifiuti; per il resto si tratta di contravvenzioni. Già da diversi anni, in linea con le indicazioni dell'Unione europea, abbiamo proposto l'estensione delle fattispecie. Con pene adeguate alla gravità dei fatti, soprattutto nei casi di lesione alla salute. Ma in questo contesto, è certo che i reati ambientali saranno i primi a cadere».
Non che i processi per danni all'ambiente si distinguano per particolare lentezza perché, precisa Amendola, «esistono anche le ipotesi semplici di chi è sorpreso a sversare senza autorizzazione. Se poi, però, ne derivano danni all'ecosistema o alla salute dei cittadini c'è sempre bisogno di perizie, consulenze, di fare ricerche e verifiche, ed è evidente che è assai concreto il rischio che in una procura anche media non si riesca a terminare le indagini nei tempi previsti».
La speranza della magistratura sembra tutta riposta nell'azione che l'opposizione saprà far valere a Montecitorio, meglio di quanto dimostrato al Senato. Ma anche nella reazione della società civile, ultima ancora di salvezza cui ieri il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, ha voluto appellarsi. «A questo punto bisogna organizzare una rivolta morale dei cittadini», ha dichiarato il leader del Sole che ride ricordando come «tra i tanti processi per crimini o catastrofi ambientali che potrebbero subire uno stop ci sono quelli per il crollo della Casa dello studente a L'Aquila e per la frana di Messina che ha fatto decine di morti».
Ma sono destinati a saltare anche quei procedimenti pendenti per il risarcimento delle vittime di disastri ambientali connessi all'inquinamento, come accadrà, per fare soltanto un esempio, ai familiari degli operai morti per malattie contratte all'interno dello stabilimento siderurgico dell'Ilva di Taranto.
Sorte simile è destinata ad abbattersi sulle tante indagini in materia di ecomafie e traffico di rifiuti. L'ultima operazione condotta ieri dal Comando tutela ambiente dei carabinieri nelle zone di Varese, Milano e Monza, ha avvertito Legambiente lombardia, «rischia di essere vanificato da proposte come quelle sul processo breve, intercettazioni e alienazione dei beni confiscati alla mafia».
La prospettiva, per dirla con le parole del procuratore Amendola, è quella di «un'amnistia di tutti gli inquinatori » che presenterà il conto più salato non oggi, ma alle generazioni future.
FONTE: www.verdi.it

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