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sabato 29 maggio 2010

Banche nucleari

Dietro dieci banche si nasconde la maggior parte del business legato all’atomo. Lo rivela una ricerca commissionata da Greenpeace Crbm (Campagna per la riforma della banca mondiale) e dalle altre che compongono la coalizione banktrack. Grenpeace, che con questo lavoro ha tolto il velo dagli ”investimenti segreti” delle banche sul nucleare, segnala anche come in questa classifica l’Italia sia ben rappresentata. Al primo posto delle banche nucleari c’è Bnp Paribas, gruppo bancario francese presente in Italia attraverso Bnl(Banca Nazionale del Lavoro). A seguire, nelle prime dieci posizione, Barclays (UK), Citi (US), Société Générale (Francia), Crédit Agricole/Calyon (Francia), Royal Bank of Scotland (Regno Unito), Deutsche Bank (Germania), HSBC (UK / Hong Kong), JP Morgan (Stati Uniti) e Bank of China. Su un totale di 175 miliardi di euro in finanziamenti a progetti nucleari tra il 2000 e il 2009, queste dieci banche hanno finanziato con ben 92 miliardi di euro l’industria nucleare. Tra le banche italiane, UniCredit e Intesa Sanpaolo occupano rispettivamente la 23ma e la 28ma posizione. La ricerca di Greenpeace e della coalizione Banktrack è stata realizzata da Profundo, una società di consulenza indipendente con sede in Olanda, e copre il periodo tra il 2000 e il 2009. «Poiché le banche non pubblicizzano i finanziamenti di progetti specifici – afferma l’associazione ambientalista – il lavoro è stato svolto partendo dall’analisi delle transazioni delle imprese nucleari». È stato selezionato un campione rappresentativo di 80 imprese operanti nel settore dell’energia nucleare in sei continenti (dall’attività di estrazione dell’uranio alla produzione di combustibile, dalla costruzione dei reattori al loro funzionamento e alla gestione dei rifiuti radioattivi) e sono state analizzate le relazioni annuali di queste società e altre pubblicazioni e documenti, come riviste di settore e finanziarie, oltre a database e archivi finanziari specializzati (Thomson ONE e Bloomberg) per rintracciare le transazioni finanziarie tra le imprese e gli istituti finanziari. «Le banche che finanziano progetti nucleari rischiano di rimetterci soldi e reputazione – sostiene Andrea Lepore, responsabile della campagna Nucleare di Greenpeace – Per questo chiediamo alle banche di spostare i loro investimenti da una fonte sporca e pericolosa come il nucleare verso progetti di efficienza e fonti rinnovabili». Le transazioni individuate legate a progetti nucleari comprendono: emissione di obbligazioni e azioni; acquisto di obbligazioni e quote azionarie; progetti di finanziamento, crediti “revolving” e altri prodotti finanziari. In totale, sono state individuate 867 singole operazioni, considerando 124 diverse banche commerciali. Il valore totale dei finanziamenti nucleari forniti da queste banche tra il 2000 e il 2009 ammonta a oltre 175 miliardi di euro. I risultati mostrano che il finanziamento di specifici progetti svolge un ruolo molto marginale per l’industria nucleare, in quanto questo tipo di prestiti rappresenta solo l’1 per cento del totale identificato. Il grosso del finanziamento nucleare avviene nella forma dei prestiti obbligazionari e prestiti “corporate”. Considerati nell’insieme, questi coprono il 90% degli investimenti individuati. Mentre nel caso dei prestiti corporate il capitale delle banche è potenzialmente a rischio, con la collocazione di obbligazioni e di azioni, invece, le banche sono protette da rischi finanziari. «Invece di investire il proprio capitale – conclude lo studio – essi agiscono come mediatori per assistere le imprese nella ricerca di investitori disposti ad acquistare azioni o obbligazioni. Ma in quanto promotori di tali operazioni, le banche devono essere considerate responsabili per l’entità del denaro che riescono a mobilitare per l’industria nucleare.
FONTE: gliitaliani.it

1 commento:

Piccinini Raoul ha detto...

BANCHE NUCLEARI

È indubbio che quando si parli di “prodotti bancari”, solo nel nominare queste due parole la banca/banche ha già guadagnato, diversamente non si parlerebbe né di prodotto e neppure di banca.
Fino a poco tempo fa entrare in banca per chiedere lumi sui finanziamenti dedicati al fotovoltaico, sembrava… anzi corrispondeva ad uno sbarco di extraterrestri, lo si poteva capire dallo sguardo allucinato dei direttori, incaricati specifici con cui venivano fissati gli appuntamenti, e via… via. In effetti, nasceva spontanea una domanda, “ma che c…. cavolo fissate se poi si parla con un incompetente”.
Evidentemente dato che anche i concorrenti fissavano appuntamenti, e avevano tutto un sito organizzato, (solo se parliamo degli ultimi anni), proprio per cercare di accalappiare il maggior numero di clienti anche loro fissavano appuntamento, e noi restavamo a fissare loro……….
Solo sei anni fa parlare del GSE in banca, e dimostrare che con il contributo si potevano costruire e finanziare impianti fotovoltaici, si rischiava di sentirsi dire “Lei aspetti qui… un attimo”, poi nel giro di una decina di minuti arrivavano gli infermieri del manicomio, e si veniva portati via.
Oggi sono loro che andrebbero portati via, non sanno niente di fotovoltaico ma finanziano il nucleare; a….. già….. dimenticavo che trattasi di “prodotto bancario”, c’è da fare affari e guadagnare qualche liretta, pardon eurino, da non confondere con neutrino.
Bene ora facciamo gli esami, vediamo quanto sono preparati.
Un prodotto è più valido quanto più si avvicina al sentire delle persone, (almeno dovrebbero essere così), anche se conosciamo bene la capacità di certe banche nel piegare la volontà dei clienti, tipo CIRIO, PARMALAT, e qualcosa d’altro che se non sbaglio aveva a che fare con l’Argentina e 007 mi sembra….. BOND.
Quindi riprendendo il filo sui prodotti, sappiamo bene che anche nelle case dei Banchieri, (notare la B maiuscola, per non confonderla con la b di bancari), dovrebbero esserci dei bambini; se a questi bambini parliamo di Energia da Fonte Rinnovabile, loro sapranno benissimo di cosa si tratta, ed allora suggeriamo loro di balzare sulla loro Ferrari elettrica e spalancare le porte dello studio di Papà, spiegando che: “Con le rinnovabili si possono fare più soldi che con il nucleare. Come? Il nucleare ha un costo kW maggiore, (le banche potrebbero rimetterci dei soldini), il nucleare potrebbe creare dei danni, (le banche potrebbero rimetterci dei soldini), il carburante è difficile da reperire e i costi aumentano, (le banche potrebbero rimetterci dei soldini), se la gente si inc…. arrabbia e prende a martellate le centrali, (le banche potrebbero rimetterci dei soldini). Questi sono solo alcuni dei motivi per cui le banche potrebbero rimetterci dei soldini, quindi, come altri paesi saggi, anche noi dobbiamo pensarci bene, perciò “Papà”, ti suggerisco di puntare sulla tecnologia TRITON, che come certificato dall’Università di Ulsan, in Korea, (paese dove si producono le centrali nucleari più performanti al mondo, resa dell’80/90%, mentre quelle Europee arrivano al 60%), è un sistema che sfruttando il moto ondoso, con impianti specifici per i vari siti, ha un rendimento MINIMO del 50/60% per salire al 90% NELLE MIGLIORI CONDIZIONI D’ISTALLAZIONE, ed oltre.
Questo prodotto portato nel paese Asiatico da Biscari Italiani, o fuoriusciti, non si sa, è molto interessante per la tua banca “Papà”, perché non metterete in pericolo altre persone, e noi stessi, perché in caso di problemi le centrali nucleari non fanno distinzione fra povero o ricco, politico o contadino, e neppure fra bambini e bambini”.
Spero che il “Papà” abbia capito, diversamente sono c…. Cavoli amari.

Piccinini G. Raoul. r.piccinini@kienergy.co.kr

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