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lunedì 21 giugno 2010

bio gas : edifici in aree rurali alimentati con energia derivata dallo sfruttamento del letame che verrà trasformato in bio gas

«Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior»: lo cantava Fabrizio De Andrè nella sua «Via del campo», anticipando inconsapevolmente un concetto che sembra essere ben chiaro ai ricercatori del Laboratorio di Tecnologia dell'Informazione Sostenibile di Hewlett-Packard. Si tratterebbe, secondo un recente studio di HP, di creare un nuovo uso delle montagne di letame prodotte quotidianamente nelle fattorie da latte sparse per gli States, destinandole alla produzione di metano. A sua volta questo verrebbe utilizzato per produrre energia elettrica che andrà ad alimentare gli edifici dei grandi data- center che aziende come Google, Yahoo o Microsoft faranno costruire su terreni di proprietà degli allevatori stessi.

IL CIRCOLO VIRTUOSO - Sono diversi i punti nei quali due realtà apparentemente così distanti come le mucche e l'hi-tech incrociano i loro futuri destini. Attualmente, la maggior parte dei grandi centri di elaborazione dati dei leader tecnologici mondiali si trova in aree prossime a centri urbani o a centri industriali. Il problema, come spesso accade, sono i costi di funzionamento delle centrali informatiche, che presentano spese sempre più alte sotto le voci fornitura di energia elettrica e affitto. Oggi che grazie ai network di trasferimento dati ad alta velocità è possibile decentrare la produzione, lo sguardo tecnologico va a zone più lontane dagli alti costi urbani. L'aiuto che gli allevatori possono dare a questo proposito consiste in grandi terreni edificabili da affittare alle major dell'hi-tech e nel vendere a basso costo elettricità creata attraverso il riutilizzo del letame. Lo studio della Hewlett-Packard, che verrà presentato oggi a Phoenix nel corso dell'ASME International Conference on Energy Sustainability, sostiene che nell'arco di soli due anni gli allevatori rientreranno delle spese che dovranno sostenere per dotarsi delle attrezzature necessarie a produrre metano. Infatti il lavorio dei computer all'interno di un edificio produce una notevole quantità di calore, che è proprio ciò che occorre nel processo di digestione anaerobica che ha come risultato finale il metano, dimostrando una volta di più che le necessità di allevatori e data-center convergono.

UNA MUCCA, CENTO WATT - Secondo il direttore della ricerca, Chandrakant D. Patel, anche se le mucche non si potranno mettere al posto delle centrali elettriche: «Le feci prodotte da una sola mucca in un giorno sono sufficienti ad alimentare una lampadina da cento watt per ventiquattro ore». Secondo i calcoli riportati nello studio targato HP basterebbero 10 mila mucche per fornire un mega-watt di corrente a un data center delle dimensioni di quelli in genere utilizzati dalle banche. Questo tipo di operazione potrebbe trovare la sua naturale evoluzione in nazioni come India e Cina, dove le aziende hanno grosse difficoltà ad accedere all'energia elettrica necessaria al funzionamento dei server.

ALLEVATORI USA - Qualcuno ha già dato il via alla rielaborazione del letame, ma gli allevatori hanno immediatamente rilevato che per loro è più conveniente vendere direttamente il letame a un produttore di biogas esterno e condiviso da più allevamenti. Gli stati della California e del Texas sono i siti ideali per mettere in pratica i suggerimenti della ricerca, grazie al loro corredo di fattorie, poli tecnologici e centrali per la produzione di metano. Altri stati americani leader nella produzione del latte, e dunque particolarmente adatti all'operazione letame-energia, sono California, Wisconsin, New York, Idaho e Pennsylvania.

venerdì 25 luglio 2008

BIOENERGIE, SI SFRUTTA ANCHE LETAME MAIALE

(ANSA) - ROMA - Nel campo delle bioenergie una fonte da non sottovalutare e' quella del letame, anche quello che arriva dall'allevamento di maiali. Impiegato negli impianti di biogas, produce energia per la rete elettrica nazionale, il teleriscaldamento o il riuso nelle stesse aziende agricole. Inoltre i resti della trasformazione diventano un sottoprodotto che puo' essere impiegato come compost per concimare o come fertilizzante agricolo, grazie all'azoto contenuto. Questi ed altri sono stati temi al centro di un convegno che si e' tenuto a Legnano (Pd), organizzato da Veneto Agricoltura e dall'Universita' di Padova in collaborazione con il Crpa (Centro ricerca produzioni animali), dell'Aiel (associazione italiana per le energie agro-forestali). Un esempio di impiego di queste fonti arriva proprio dal Veneto, dove sono gia' presenti 20 impianti a biogas (8 nel veronese e nel padovano, 6 nel vicentino, 3 nel trevigiano, 2 nella provincia di Venezia, 1 in quella di Rovigo) e dai dati relativi alla qualita' e quantita' di biomassa veneta, per un totale di 23 milioni di tonnellate all'anno di biomassa di cui 6,5 milioni solo di liquame, che producono quasi 45 milioni di metri cubi di biogas e una potenzialita' degli impianti che supera i 15,5 MegaWatt elettrici. Il tutto usando appunto gli scarti e non materie prime destinate al consumo alimentare. ''C'e' purtroppo una certa confusione quando si parla di impianti biogas - conferma il direttore del settore Ricerca e Sperimentazione di Veneto Agricoltura, Giustino Mezzalira - in quanto si tende a ricomprendere nel termine ''biomassa'' anche prodotti agricoli dalla destinazione piu' pregiata. Qui invece si vuole sfruttare fino in fondo una risorsa di scarto da riutilizzare per creare nuova energia. Veneto Agricoltura - continua Mezzalira - ha attivato una specifica azione strategica sulle bioenergie, istituendo un nuovo settore all'interno della propria struttura proprio per dare delle risposte al territorio e agli operatori del settore''. Secondo l'esperto di Veneto agricoltura ''sono necessari investimenti e leggi che consentano una semplificazione burocratica finalizzata a incrementare questo approccio alternativo all'approvvigionamento energetico, anche per le piccole aziende agricole''.(ANSA).

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