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domenica 26 luglio 2009
INFLUENZA SUINA: NUOVA INFLUENZA IN EUROPA LA STRATEGIA è TEMPOREGGIARE E DARE FALSE RASSICURAZIONI. RIUNIONE EUROPEA FISSATA PER IL PRIMO OTTOBRE!!!
L’Europa non pare avere fretta. Qualche giorno fa, mentre l’allarme pandemia da «Influenza A» cresceva negli ospedali e nei titoli dei giornali, i Ventisette hanno convocato una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri della Salute. L’hanno fissata per il primo ottobre, niente di meno, come se il bollettino del contagio non si allungasse giorno dopo giorno. La commissaria Ue per la Sanità, Androulla Vassiliou, ha motivato la decisione con la speranza «che in quel momento si disponga anche di una maggiore informazione sui vaccini». Buona scusa, ma la verità è diversa. L’Ue in realtà non sa bene cosa fare. E, allo stesso tempo, non riesce a tenere insieme le sue capitali che, prese dall’urgenza, non pensano affatto a coordinarsi.
Quando la febbre suina non si chiamava ancora H1N1, i ministri europei si sono ritrovati in tutta fretta - in aprile - senza arrivare a nulla, se non a lanciare blande rassicurazioni. Ora la presidenza svedese, silenziosa sulla pandemia, deve aver ritenuto inutile convocare riunioni senza nulla da mettere a fuoco. Si vuole evitare l’imbarazzo di ammettere l’ordine sparso quando, in una circostanza globale come questa, un coordinamento di risorse, controlli e interventi sarebbe più che necessario.
Mercoledì la Commissione Ue s’è occupata della salute dei cittadini lanciando una compagna di sensibilizzazione sull’Alzheimer. Di «Influenza A», la Vassiliou ha parlato solo a richiesta. «Ci aspettiamo che i casi aumentino in estate coi flussi turistici - ha spiegato - e temiamo che, in autunno, la pandemia possa legarsi alla normale influenza e aumentare la mortalità». Gli europei, ha sottolineato la commissaria cipriota, «devono restare calmi ma fare molta attenzione, perché nessuno sa come evolverà il virus». Sulla sua pagina internet, dove ogni settimana pubblica una massima salutista, la Vassiliou potrebbe scrivere «nel dubbio, astenersi».
Zero eurostrategia, sinora. Dai palazzi a dodici stelle arrivano echi di riunioni tecniche e il puntuale supporto statistico dell’Ecdc, il Centro prevenzione e controllo delle malattie con sede a Stoccolma, che quotidianamente fa il punto della situazione. Ottantuno casi nelle ultime ventiquattro ore, sentenzia la nota di di ieri pomeriggio, che portano il totale europeo a 20.463 contagiati e 35 morti.
E’ grave, e i governi ne mostrano consapevolezza, pur se con sfumature differenti. Snobbano Bruxelles e fanno da soli, investono energie per aggirare il grande limite di questa faccenda, ovvero la non disponibilità di un farmaco ad hoc sino a settembre. Ciò non toglie che in Olanda abbiano stanziato i fondi per due dosi di vaccino ogni abitante: sono 32 milioni abbondanti di flaconi. Analogo il comportamento della Germania. Con 2844 casi registrati, Berlino ha firmato un ordine che dovrebbe permettere di vaccinare tutti i tedeschi una volta da fine settembre e fare il richiamo a uno ogni tre. L’imminenza del voto fa presumere che non finisca qui.
Nicolas Sarkozy è l’unico ad aver detto quanto intende sborsare per proteggere i francesi. Sul piatto ci sono 879 milioni per 94 milioni di iniezioni (9 euro l’una), uno a testa e richiamo per la metà. A partire dal personale sanitario e dai funzionari governativi «essenziali». Saranno privilegiati gli under 18 e esclusi, all’inizio, gli over 65.
Virtuoso il Belgio, che vuole 12 milioni di dosi di vaccino, una per abitante. Indietro la Spagna: ha prenotato 16 milioni di vaccini per coprire il 40% della popolazione. Il colpitissimo Regno Unito punta ad una vaccinazione di massa in settembre, anche se i test clinici non saranno completati. L’Italia ha annunciato l’intervento a gennaio su 15,4 milioni di persone fra i 2 e i 27 anni. Perché non prima, come gli altri, non è stato detto.
Ottobre sarà il mese cruciale, e non solo perché la spagnola del 1918 e l’asiatica del ’57 colpirono ai primi d’autunno. A quel punto dovrebbero esserci gli antinfluenzali e l’Europa potrebbe mettersi al sicuro. Fonti della Commissione dicono che «si sta discutendo con gli stati membri una strategia comune di vaccinazione».
FONTE: lastampa.it
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