Prima di tutti, sono da vaccinare i bambini con problemi di salute e le donne incinte. Ma sulla base degli ultimi orientamenti scientifici è fortemente consigliato il vaccino anche ai nonni e alle baby-sitter dei neonati. Le linee guida del Consiglio superiore di sanità arrivano stamattina all’Unità di crisi del ministero della Salute. «Ora sarà il viceministro Ferruccio Fazio a stabilire le modalità di vaccinazione sulla scorta delle nostre indicazioni », spiega il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Cuccurullo. E aggiunge: «È stato un impegno incredibile, che abbiamo portato a termine con un voto unanime ».
I bambini
I dati del Centers for disease control and prevention di Atlanta mostrano che il più alto rischio di infettarsi con il virus H1N1 lo corrono i bambini e i giovani. Quelli che devono essere vaccinati con priorità sono, dunque, i bebè sopra i 6 mesi e gli adolescenti sotto i 18 anni con problemi di salute che riguardano soprattutto il cuore e i polmoni.
Nonni e baby-sitter
Secondo gli esperti, controllare la diffusione del virus tra i bambini è importante per due motivi:
a) evitare complicazioni nelle fasce di età più delicate
b) limitare il dilagare della malattia legato a doppio filo ai contagi infantili.
È verosimile, dunque, che il Consiglio superiore di sanità nel prendere la sua decisione abbia tenuto conto delle raccomandazioni del Centers for disease control and prevention e del National Institutes of Health statunitense guidato da Anthony Stephen Fauci: la vaccinazione è fortemente consigliata anche per i genitori, i nonni e le baby-sitter che si occupano di bebè sotto i 6 mesi. I neonati, infatti, non hanno le stesse difese immunitarie che hanno i bambini più grandi, ma non possono essere vaccinati. Il miglior modo per proteggerli, quindi, è immunizzare chi se ne prende cura. È suggerito anche il vaccino per chi accudisce i bambini malati che frequentano la scuola materna.
Donne in gravidanza
Le complicazioni polmonari legate all’H1N1 rischiano di colpire in modo particolare le donne incinte: la loro probabilità di finire in ospedale per problemi respiratori causati dall’influenza A è cinque volte superiore rispetto a quelle che non aspettano un bebè. È quanto emerge dagli studi pubblicati in Gran Bretagna che portano il Consiglio superiore di sanità a raccomandare la vaccinazione a partire dal secondo trimestre di gravidanza. È una misura utile anche a rendere immune dall’influenza A il futuro neonato.
Pensionati over 65
I meno a rischio sono gli over 65 perché, per questioni anagrafiche, sono già venuti a contatto con tipi di virus A imparentati geneticamente, almeno in parte, con l’attuale: il sistema immunitario degli anziani, quindi, è più preparato a difendersi anche dall’attacco dell’influenza A. In ogni caso, il vaccino contro l’H1N1 non protegge contro l’influenza stagionale. Per essere al riparo da entrambe è necessaria la doppia vaccinazione, verso la quale il Consiglio superiore di sanità non solleva obiezioni. L’orientamento dei consulenti del viceministro Fazio è, invece, di scoraggiare l’uso degli antivirali per evitare che il virus presto o tardi finisca per non essere più sensibile ai farmaci.
Mercoledì il documento del Consiglio superiore di sanità sarà definitivamente esaminato dall’Unità di crisi antipandemia. Dalle indiscrezioni trapelate, le raccomandazioni sono basate, in gran parte, sui dati riportati dagli studi scientifici condotti a livello internazionale. Ma ora l’ultima parola spetta a Fazio.
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