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domenica 15 novembre 2009

armi al fosforo: Falluja città dei tumori


Le conseguenze della armi al fosforo bianco usate dall'esercito Usa in Iraq «Sempre più bimbi nasconi deformi»

A Falluja è emergenza tumori: nella città nel centro dell’Iraq dove nel 2004 le forze americane usarono munizioni al fosforo bianco, si registra un aumento di casi - fino a 15 volte rispetto al normale - di bimbi nati deformi o affetti da gravi forme di tumore. La denuncia è del quotidiano britannico The Guardian, che pubblica oggi un reportage in cui neurologi e ostetrici dicono che l’aumento nel numero di neonati con gravi malformazioni non ha precedenti, e al momento nemmeno spiegazioni certe, e riferiscono di casi come quello di un bimbo nato con due teste, o di alcuni altri con tumori multipli e altri ancora con serie disfunzioni al sistema nervoso.

Il giornale riferisce di aver chiesto alla pediatra Samira Abdul Ghani di monitorare con attenzione la situazione per tre settimane: in questo periodo, nel solo ospedale centrale della città, sono nati 37 bambini con gravi anomalie. Altri medici interpellati sono prudenti nell’affermare che la causa potrebbe essere legata alle armi. Sostengono che fattori come l’inquinamento atmosferico, le radiazioni, prodotti chimici o medicine assunte in gravidanza, malnutrizione, o lo stato psicologico della madre potrebbero avere un ruolo significativo nell’inquietante fenomeno. Tuttavia è difficile non ricordare la battaglia del novembre 2004, scatenata dalle forze Usa contro gli insorti sunniti che spadroneggiavano a Falluja e avevano ucciso quattro contractor della società di sicurezza privata Blackwater e ne avevano poi appeso i cadaveri per i piedi ad un ponte. Una battaglia, andata avanti per settimane, in cui i militari americani fecero uso di armi al fosforo bianco, come alcuni mesi dopo documentò anche un documentario-indagine di Rai News 24.

Nel filmato si potevano vedere diversi cadaveri rattrappiti e semicarbonizzati, ma di persone che in realtà non erano morte fra le fiamme, perchè i loro vestiti erano intatti. Mohammad Tareq al-Deralji, direttore di un centro studi su Falluja, una ong nata nel 2005 dopo i bombardamenti sulla città ribelle, riferì in una conferenza stampa a Strasburgo, che «testimoni hanno visto una pioggia di sostanze incendiarie di vari colori che quando colpivano bruciavano le persone. E anche quelli che non erano colpiti avevano difficoltà a respirare». Sono vicende che altri sanitari ricordano benissimo, e che accostano al drammatico aumento di casi di leucemia, linfomi, tumori vari e terribili deformità congenite fra i neonati registrati nelle regioni meridionali del Paese, nelle aree di Bassora e Najaf, e che Baghdad ha denunciato per anni attribuendone la responsabilità all’uso da parte delle forze anglo-americane di ordigni all’uranio impoverito nella Guerra del Golfo del 1991. Frattanto, un gruppo di funzionari iracheni e britannici, che include l’ex ministro per gli affari femminili iracheno Nawal Majeed al-Sammarai, ha sottoscritto una petizione indirizzata all’Assemblea generale dell’Onu, per chiedere che una commissione indipendente che faccia luce sulla vicenda di Falluja, e individui eventuali misure da prendere.
fonte:lastampa.it

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