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giovedì 13 gennaio 2011

REFERENDUM: Acqua ai privati e nucleare dalla Consulta ok a tre quesiti

Il WWF esprime soddisfazione per il si' della Corte Costituzionale ai referendum sulla privatizzazione dell'acqua e sul ritorno in Italia del nucleare che giudica ''una prima vittoria delle ragioni dell'ambiente e degli interessi dei cittadini alla tutela dei beni comuni nella gestione della risorsa idrica e delle fonti energetiche''.

''E' bene che la parola passi ora ai cittadini su materie tanto delicate perche' e' inconcepibile una privatizzazione selvaggia delle decisioni strategiche e gestionali sull'utilizzo di risorse non rinnovabili e preziose quali quelle idriche e pericolose e inutili come l'energia nucleare - ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia -.

La responsabilita' per questa situazione ricade interamente sul Governo per la sua ostinazione a negare ogni forma di confronto con la stragrande maggioranza degli italiani che sono contrari alla scellerata, costosa e pericolosa avventura nucleare, rendendo cosi' inevitabile il ricorso allo strumento referendario''.


In attesa della sentenza sulla costituzionalità del legittimo impedimento, la Corte costituzionale ha deliberato oggi sulle richieste di ammissibilità dei referendum in materia di privatizzazione dell'acqua 1 e della costruzioni di nuove centrali nucleari. I quesiti proposti dai comitati promotori erano in tutto cinque: quattro relativi alla gestione degli acquedotti e uno sul ritorno dell'atomo. Il verdetto della Consulta dà via libera a solo tre proposte. Per quanto riguarda l'acqua, i provvedimenti nel mirino dei referendari erano due: il decreto Fitto-Ronchi e la precedente normativa varata in materia dal governo Prodi.

A passare il vaglio di costituzionalità sono stati il quesito proposto per cancellare le norme in materia di "determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito" (a proporlo è stato il Comitato 'Siacquapubblica' 2 che raccoglie giuristi quali Stefano Rodotà e Gaetano Azzariti) e quello per cancellare le norme sulle procedure di affidamento con gara a privati dei servizi pubblici locali di rilevanza economica fissate dal decreto Ronchi-Fitto.

Ad essere stati rigettati sono stati invece il quesito promosso sullo stesso primo argomento da Antonio Di Pietro e quello per abrogare le "norme limitatrici della gestione pubblica del servizio idrico".

Ammesso, come detto, anche il quesito promosso dall'Italia dei valori per cancellare circa 70 norme contenute nei provvedimenti che con il governo Berlusconi hanno riaperto la strada a nuove centrali nucleari.

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