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mercoledì 8 settembre 2010

INCIDENTI NUCLEARI: Incendio e fuga radioattiva in un cantiere nucleare russo


Secondo il Barents Observer, ci sarebbe un aumento del livello di radiazioni dopo l'incendio che si è sviluppato in un cantiere navale russo nella penisola di Kola implicato nella demolizione di materiale militare nucleare e rifiuti radioattivi. I norvegesi lamentano il fatto di non essere stati avvisati dai russi dell'incidente che è scoppiato il 27 agosto nel cantiere 10 in Aleksandrovsk, precedentemente conosciuto come Polyarny, e che ci sono volute circa due ore per domare l'incendio, almeno a leggere quel che scrive il giornale Novaya Gazeta. Non ci sarebbero feriti, ma nessuno sa quali danni siano stati fatti dal fuoco che ha distrutto terminal di arrivo dei fusti radioattivi destinati allo smaltimento.

Il cantiere navale numero 10, in realtà una vera e propria discarica nucleare, appartiene al ministero della difesa russo e l'impianto è l'unico nel nord della Russia dove si svolge il discusso international program for sorting and scrapping of nuclear waste.

Il livello di radiazione nell'area ha raggiunto i 40 micro Roentgen/ora, tre volte oltre il normale livello di fondo nella zona. Il livello di radiazioni ad Aleksandrovsk, il centro abitato più vicino all'area di smaltimento delle scorie nucleari, sarebbe rimasto immutato. Ma questo non tranquillizza certo Nils Bøhmer, un fisico nucleare della Bellona Foundation di Oslo, che si occupa da più di 20 anni delle problematiche della sicurezza nucleare nel nord-ovest della Russia: «Ci sono pericoli quando si verificano simili incendi e fughe radioattive».

I russi mantengono il più stretto riserbo ma hanno inviato sul luogo un team composto da uomini del ministero della difesa, della Flotta del Nord e del monopolista nucleare Rosatom. Ma l'area, che fa parte dell'immenso cimitero nucleare dell'Artico russo, è strettamente vietata a giornalisti e ad attivisti delle associazioni ambientaliste o antinucleari.

L'area del cantiere navale 10 di Aleksandrovsk è tristemente famosa per i suoi livelli negativi record di sicurezza. Nel maggio scorso una nave per il trasporto di combustibile nucleare in via di demolizione è affondata direttamente in porto e l'informazione è arrivata all'opinione pubblica solo dopo una settimana, quando un blogger di Murmansk ha postato una foto della nave affondata.

Nel 2002, un decrepito sottomarino a propulsione nucleare della classe Echo II è affondato all'interno di bacino di carenaggio galleggiante nelle vicinanze del cantiere. I russi assicurano che non c'è stata nessuna fuga radioattiva.

I russi hanno dovuto probabilmente alla fine rendere noto che effettivamente l'incendio con una fuga radioattiva c'è stato perché proprio in questi giorni la commissione norvegese-russa in materia di sicurezza nucleare tiene il suo incontro annuale a Murmansk, la capitale dello smaltimento delle scorie e dei ferrivecchi della guerra nucleare, e la situazione si andava facendo sempre più imbarazzante.

I norvegesi sono più che irritati: hanno sempre chiesto ai russi di informarli subito in caso di incidente, così come prevede un accordo tra i due Paesi che condividono una piccola frontiera terrestre ma da un immenso territorio marino nell'Artico. In pratica però i russi avvertono i norvegesi solo quando c'è una fuga radioattiva che interessa il territorio di frontiera terrestre.

Il cantiere in Aleksandrovsk si trova circa 120 km dal confine con la Norvegia , il primo settembre il Barents Observer si è rivolto alla Nrpa, l'autorità norvegese che controlla le radiazioni per chiedere cosa fosse successo nel porto russo e quelli sono caduti dalle nuvole: era la prima volta che sentivano parlare dell'incendio nel pericoloso cantiere russo e di fuoriuscite radioattive.

Eppure nel 2004, al cantiere navale di Aleksandrovsk è stato commissionata la realizzazione di un impianto di trattamento dei rifiuti radioattivi finanziato con i dollari della Arctic military environmental cooperation (Amec) e con le corone del governo della Norvegia. Allora si disse che nel cantiere 10 c'erano già 600 metri cubi di rifiuti radioattivi solidi.
FONTE: http://www.greenreport.it/_new//index.php?page=default&id=6522

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