Google

Visualizzazione post con etichetta INCIDENTI NUCLEARI. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta INCIDENTI NUCLEARI. Mostra tutti i post

domenica 14 giugno 2020

centrale nucleare di Gravelines: rischio esplosioni di origini esterne



La principale centrale nucleare europea a rischio "esplosioni di origini esterne" „principale centrale nucleare europea, che si trova nel nord della Francia, deve proteggere meglio i suoi reattori che sono a rischio per cause esterne e devono essere resi "in grado di far fronte a un'esplosione esterna ad alta intensità" che non è da escludere.

É stata la stessa autorità francese di sicurezza nucleare (Asn) ad avvertire la EDF Energy che gestisce l'impianto di Gravelines del fatto che un potenziale incendio al vicino terminal del gas di Dunkerque, o su una nave che trasportava gas in mare nelle vicinanze, potrebbe compromettere i meccanismi di raffreddamento della centrale nucleare, portare al suo surriscaldamento e scatenare un disastro.“

La principale centrale nucleare europea a rischio "esplosioni di origini esterne"

Un avvertimento del genere era già stato fatto nel 2015 ma è stato nel febbraio scorso che le autorità di controllo hanno ricevuto un altro campanello d'allarme. Allora sono infatti stati scoperti problemi con i tamburi che filtrano l'acqua di mare utilizzata per raffreddare i reattori. La Edf ha assicurato che gli aggiornamenti della struttura, fatti dopo il disastro di Fukushima del 2011, includevano un meccanismo per ristabilire il flusso di acqua fredda entro 24 ore da un eventuale incidente, ma la Ans ha risposto che la messa in atto della misura di emergenza a risposta rapida non era mai stata dimostrata.


Già  il 16.12.2010 la  centrale nucleare di Gravelines ha segnalato all'autorità di sicurezza nucleare (ASN) un incidente di livello 1 su una scala internazionale che ne comporta sette . Questo incidente è accaduto lunedì durante i test periodici per provare la disponibilità ed il buon funzionamento di materiali importanti per la sicurezza delle installazioni.


martedì 12 novembre 2019

Incidente in centrale nucleare VC Summer a Jenkinsville,South Carolina

Una centrale nucleare nello stato della South Carolina è stata costretta a interrompere a tempo indefinito le proprie operazioni a causa di una "piccola perdita" di liquido di refrigerazione dal reattore.

Per gli operatori della centrale nucleare VC Summer a Jenkinsville, nello stato della South Carolina, la perdita di liquido di refrigerazione radioattivo, scoperta alcune settimane fa, non costituirebbe alcun rischio concreto per la popolazione.  Secondo i comunicati ufficiali diffusi negli ultimi giorni dall'azienda che gestisce la struttura, la Dominion Energy, i materiali pericolosi non sarebbero fuoriusciti dal perimetro della centrale.  "I nostri operatori stanno monitorando una piccolissima fuoriuscita dal sistema di refrigerazione della centrale. La perdita è stata contenuta all'interno delle strutture di contenimento e non si diffonderà nell'ambiente circostante", si legge nella nota della Dominion.  Tale posizione è stata poi ribadita dal portavoce dell'azienda, Ken Holt, il quale ieri ha ribadito che il malfunzionamento sarebbe "piccolo" e non costituirebbe "alcun rischio per la popolazione".

sabato 25 febbraio 2017

effetti delle radiazioni sull'uomo

Nel 1999 a Tokaimura avvenne il peggior disastro nucleare in Giappone prima di Fukushima: il bilancio fu di due vittime, una delle quali morì dopo circa 3 mesi di atroci sofferenze. Il suo nome era Hiroshi Ouchi e la sua storia viene spesso ricordata in vari articoli, in cui appare anche un famoso e terrificante scatto che mostra i devastanti effetti delle radiazioni sul corpo umano.

LE COORDINATE STORICHE. L'incidente avvenne il 30 settembre a Tokaimura, un villaggio situato 130 chilometri a nord est di Tokyo in una piccola fabbrica di combustibile nucleare della JCO (Japan Nuclear Fuels Conversion Company) ed ebbe conseguenze molto gravi: furono coinvolti direttamente tre operai e nella zona circostante vennero evacuate quasi trecentomila persone. All'epoca fu classificato come il terzo più grave incidente al mondo, dopo quello di Three Mile Island (Usa) nel 1979 e quello di Černobyl' nel 1986.

MIX FATALE. A causare il disastro fu una scorretta miscelatura di uranio e acido nitrico all'interno di un serbatoio. Invece di utilizzare 3 chili di uranio impoverito come imposto dalla legge, gli operai eccedettero fino ad arrivare a 16 chili, innescando una reazione nucleare a catena con fortissima emissione di raggi gamma.

L'ISTANTE DELL'INCIDENTE. Un lampo blu, dovuto ai neutroni emessi dall'innesco della reazione nucleare, investì alle ore 10:30 i tre tecnici presenti sul posto: si trattava di Hisashi Ouchi (35 anni), Masato Shinohara (40 anni) e Yutaka Yokokawa (54 anni). Ouchi, che era il più esposto, assorbì radiazioni di 10.000-20.000 millisievert, un quantitativo eccezionalmente superiore alla soglia di sicurezza di 50 millisievert.
DESTINO SEGNATO. Dopo aver perso i sensi, Ouchi fu trasportato all'ospedale dell'Università di Tokyo, dove venne rianimato e riuscì a parlare con i medici.

Immediatamente gli effetti delle radiazioni nucleari si manifestarono in modo evidente con progressivo distaccamento di intere porzioni di pelle. Si trattava però solo della punta dell'iceberg, perché i raggi gamma avevano distrutto gran parte del suo corredo cromosomico, portando a una compromissione irreversibile di tutto l'organismo.

UNA LENTA TORTURA? L'operaio, ormai irriconoscibile, rimase in vita grazie alle macchine per due mesi e mezzo, perdendo circa 20 litri di liquidi al giorno. Durante gli 83 giorni di agonia i medici lo sottoposero a diversi cure, che includevano trasfusioni di sangue, innesti cutanei e trapianti di cellule staminali. Fortunatamente per il povero operaio, il suo corpo fu posto in coma farmacologico per evitargli sofferenze dolorosissime.

Il terribile scatto che vedete qui sotto, rievocato anche in un libro di successo, A Slow Death: 83 Days of Radiation Sickness, mostra in modo brutale le conseguenze delle radiazioni sul corpo dell'uomo (vedi spiegazioni più avanti).
Ancora oggi non è chiaro se le condizioni di Ouchi siano state prolungate oltre il necessario per consentire all'equipe di specialisti di testare nuovi trattamenti clinici, in previsione di altre possibili sciagure nucleari.

GLI ALTRI DUE OPERAI. Il trentacinquenne Hisashi Ouchi non fu la sola vittima del disastro di Tokaimura.  Il collega Masato Shinohara, che assorbì radiazioni di 6.000-10.000 millisievert, si spense il 27 aprile del 2000 dopo diversi mesi di cure intensive. Il terzo tecnico, Yutaka Yokokawa, che venne esposto a un livello di 1.000-5.000 millisievert riuscì invece a sopravvivere dopo una lunga degenza in ospedale.

All'esterno non si registrò uno straordinario rilascio di sostanze radioattive, ma altre 119 persone furono comunque contaminate da basse dosi di radiazioni.
             


CHE COSA ACCADE ESATTAMENTE AL CORPO. Come agisce la radioattività sull’organismo umano? Il primo danno si ha immediatamente, o meglio un decimo di trimilionesimo di secondo dopo che protoni, neutroni, elettroni, raggi gamma, o raggi X prodotti dal decadimento del nucleo hanno colpito un qualsiasi atomo dei tessuti del corpo. Con la loro energia essi strappano all’atomo un elettrone. Sia l’atomo, sia l’elettrone, che prima erano in uno stato di normalità, sono ora in una condizione di instabilità: nel successivo milionesimo di secondo, reagendo con altri atomi, entrambi possono dar vita a nuove molecole.

Alcune di queste, chiamati radicali liberi, hanno la caratteristica di reagire molto facilmente al contatto con altre molecole, dando vita a ulteriori sostanze prima inesistenti. Queste possono alterare la riproduzione e il funzionamento delle cellule, per poco tempo o per molti anni, velocemente o lentamente: dipende dalla quantità di tessuto che è stato colpito e dalla natura della radiazione: se la dose assorbita è molto piccola, gli effetti sono minimi e quest’ultimo è in grado di riparare i danni da solo. Ma se la dose è alta e la zona colpita è estesa, le cellule non sono in grado di far fronte all’invasione di radicali tossici.

La particelle più attive, come protoni e neutroni, possono ledere il Dna, che poi si riproduce in maniera anomala. Questo spiegherebbe l’insorgere dei tumori a distanza di tempo in persone che sono state colpite da forti radiazioni. Anche i cromosomi possono essere spezzati dalla radiazione. In questo caso le nuove cellule avranno un “messaggio” cromosomico alterato e così quelle che da esse nasceranno.

Ci sono comunque organi che risentono più di altri degli effetti delle radiazioni intense. Ecco quali.

Midollo osseo. Vengono alterate le cellule che producono globuli bianchi, rossi e piastrine. Insorgono perciò anemie, infezioni ed emorragie. Se la dose è stata molto alta, anche la leucemia.
Apparato riproduttivo. I danni dipendono molto dalla dose. Diminuisce o scompare la produzione di spermatozoi. Possono aumentare i tumori alle ovaie.
Apparato digerente. Insorgono vomito, nausea, diarrea, anoressia, ulcere intestinali. Aumenta il rischio di cancro allo stomaco, al colon e all’esofago.
Tiroide. Adenomi (tumori benigni), e scarso funzionamento della ghiandola.
Occhio. Dopo alcuni mesi si possono formare aree opache nel cristallino.
Gravidanza. Il feto sottoposto a radiazioni nelle prime settimane può avere il cranio più piccolo, ritardo mentale e, dopo la nascita, riduzione dell’altezza.

fonte: http://www.focus.it/scienza/corpo-umano/i-terribili-effetti-delle-radiazioni-sulluomo

lunedì 21 gennaio 2013

INCIDENTI NUCLEARI : Giappone, alto livello di radiazioni nel pesce vicino a Fukushima

Tokyo, 18 gen - Un pesce pescato nei pressi della centrale nucleare di Fukushima conteneva 2.500 volte il livello di radiazioni consentite. Lo ha reso noto la Tokyo Electric Power Co.(TEPCO), che gestisce l'impianto giapponese danneggiato dal sisma dell'11 marzo. Il pesce, un ''murasoi'', simile a uno scorfano, conteneva cesio per l'equivalente di 254 mila becquerel per chilo, esattamente 2.540 volte il limite posto sui pesci dalla legge.

La pesca intorno a Fukushima e' stata proibita e il governo ha messo il divieto sulla carne bovina, il latte, i funghi e i vegetali prodotti nella zona.

domenica 25 novembre 2012

INCIDENTI NUCLEARi: Incidente nucleare in Svizzera, bloccata la centrale di Beznau

Nuovo allarme nucleare nel cuore dell’Europa: nel pomeriggio di mercoledì 21 novembre 2012 c’è stato un incidente al reattore numero 2 della centrale nucleare di Beznau, in Svizzera. L’impianto, che si trova nel comune di Döttingen (Cantone Argovia), si è automaticamente disattivato intorno alle 14.30, a causa di un problema nella sua area “non nucleare”, ovvero quella non a contatto diretto con il reattore.

L’incidente, in particolare, ha riguardato una fuoriuscita di vapore nell’aria, che ha determinato un’immediata attivazione dei sistemi di sicurezza automatici. Il gruppo energetico Axpo, la società che gestisce la centrale nucleare, sostiene che la sicurezza è sempre stata garantita e che il vapore disperso non è radioattivo, ma ha comunque informato immediatamente l’Ispettorato federale della sicurezza nucleare.

Non si sa ancora, comunicano i responsabili, quando potrà essere riattivato il reattore, dal momento che prima della riaccensione sarà indispensabile, oltre a individuare e rimuovere le cause del problema, attendere l’autorizzazione dell’ente di controllo.

Il reattore numero 1 della centrale, che non è stato interessato dalla fuoriuscita di vapore, continua nel frattempo a funzionare normalmente. L’anno scorso, anche in seguito all’incidente alla centrale giapponese Fukushima Daiichi, il governo svizzero ha annunciato il graduale abbandono del nucleare.


fonte: http://www.greenstyle.it/incidente-nucleare-in-svizzera-bloccata-la-centrale-di-beznau-13130.html#ixzz2DGFiZp7x

venerdì 9 novembre 2012

Chernobyl: aumento casi leucemia nei tecnici intervenuti dopo il disastro

Chernobyl continua a mostrare nel tempo i terribili effetti dell’incidente nucleare del 1986. Da oltre 20 anni ormai vengono studiate le ripercussioni che l’esplosione i danneggiamenti al reattore numero 4 hanno prodotto, non soltanto nell’immediato, ma soprattutto a medio e lungo termine. Secondo quanto registrato vi sarebbe un forte aumento di casi di leucemia fra i tecnici che intervennero per ripulire l’area e limitare i possibili danni causati dalle radiazioni.

Secondo lo studio realizzato dagli scienziati dell’Università della California di San Francisco (UCSF) e dell’Unità di ricerca su Chernobyl presso la Radiation Epidemiology Branch of the National Cancer Institute, a rischio leucemia sarebbero poco meno di 111 mila (110.645) tecnici intervenuti dopo il disastro. A rivelarlo gli stessi ricercatori, che dalle pagine della rivista Environmental Health Perspectives mostrano i dati raccolti nel corso dei 20 anni di analisi (1986-2006).

Nel calcolo del rischio di leucemia è risultato compreso un numero più alto del previsto di casi di leucemia linfatica cronica, ritenuta in passato da molti esperti non collegata direttamente con l’esposizione a radiazioni. Quello presentato dal gruppo statunitense e attualmente il più esteso e corposo rapporto realizzato coinvolgendo gli addetti ai lavori impegnati nella pulizia degli effetti del disastro di Chernobyl.

Tra coloro che furono impiegati sul luogo dell’esplosione o nelle vicinanze dell’impianto nucleare sono stati riscontrati 137 casi di leucemia nell’arco dei 20 anni presi a esame, il 16% dei quali è direttamente attribuibile alle radiazioni di Chernobyl. Risultati che puntano il dito verso l’incidenza dell’esposizione atomica anche a basse intensità.

Risultati che vanno a interessare in maniera diretta lavori come quelli svolti da minatori, addetti alle centrali nucleari, tecnici per radiografie e altri occupati che sono costantemente esposti a radioattività anche modesta. Un rischio quello legato all’esposizione alle radiazioni di bassa intensità che il capo ricercatore e professore associato di epidemiologia e biostatistica alla UCSF Lydia Zablotska invita a non sottovalutare:

    Anche basse dosi di radiazioni sono importanti e vogliamo aumentarne la consapevolezza.

Fonte: ScienceDaily condiviso da http://www.greenstyle.it/chernobyl-aumento-casi-leucemia-nei-tecnici-intervenuti-dopo-disastro-12833.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+greenstyle+%28GreenStyle%29

mercoledì 7 novembre 2012

Fukushima:costi incidente a 100 miliardi euro

 I costi di decontaminazione e di compensazione dei danni legati al grave incidente nucleare di Fukushima potrebbero toccare i 10.000 miliardi di yen (circa 100 miliardi di euro), di cui la meta' a titolo di nuove risorse da parte del governo nipponico. Sono le ultime stime, doppie sulle precedenti, diffuse dal gestore dell'impianto Tepco.

martedì 6 novembre 2012

Fukushima : metà pesce contaminato.

Fukushima, metà pesce contaminato. “Troppo cesio per consumarlo”
Lo studio del biologo marino Buesseler sui dati del ministero della Pesca giapponese: "La centrale rilascia ancora radioattività e la contaminazione continua per via delle radiazioni accumulate sui fondali. Gli effetti non sono a lungo termine, ma da monitorare nei decenni a venire"


A Fukushima Daiichi quasi metà del pesce al largo della centrale nucleare è ancora contaminato. A rivelarlo è una ricerca del biologo marino Ken Buesseler. Che, basandosi sui dati ufficiali del ministero giapponese dell’Agricoltura, delle foreste e della pesca, avverte: “Il 40 per cento del pesce contiene troppo cesio per essere sicuro per il consumo umano”. Il motivo? La disastrata centrale nipponica rilascia ancora radioattività. Secondo lo studio Fishing for Answers off Fukushima, pubblicato sulla rivista Science, la contaminazione è dovuta in particolare alle radiazioni accumulate sui fondali marini: una conseguenza del fallout radioattivo dell’incidente, riversatosi per l’80% nell’Oceano Pacifico. Ma anche del fatto che, per raffreddare ciò che rimane dei reattori, ogni giorno vi si versano sopra diverse tonnellate di acqua, destinate ovviamente a finire in mare. Gli effetti del disastro, per lo scienziato americano, non sono dunque da considerare solo “a lungo termine”, ma anche da “monitorare molto bene nei decenni a venire”.

Dopo un anno di analisi dei dati ufficiali del governo giapponese, il professor Buesseler dello Us Woods Hole Oceanographic Institution è giunto a una conclusione: il cesio-134 e 137 trovati in gran parte del pesce e dei crostacei pescati al largo di Fukushima sono dovuti a perdite di radioattività ancora presenti nella e attorno alla centrale. Come spiega lo scienziato, il cesio normalmente non rimane a lungo nei tessuti dei pesci marini, in quanto ogni giorno rifluisce in piccole dosi nell’acqua dell’oceano. Quindi, se oggi nella fauna ittica c’è del cesio-134, che per perdere metà della sua radioattività ha bisogno di soli due anni, è perché quei mari sono ancora quotidianamente esposti alla radioattività (il tempo di dimezzamento del cesio-137 è invece di trent’anni).

Un problema ambientale, ma anche economico. Le grandi quantità di acqua sversate costantemente sui reattori della centrale atomica e i sedimenti radioattivi sui fondali marini, infatti, non permettono al settore ittico locale di riprendere la sua regolare attività. Colpa di una “situazione instabile – puntualizza Buesseler – che non consente alle autorità di decidere sulla riapertura all’attività di pesca in questa zona”. Una cautela d’obbligo, secondo Tokyo, che lo scorso aprile ha imposto limiti di radioattività ancora più stringenti. Risultato? L’industria ittica nipponica ha perso su tutti i fronti: a livello di esportazioni, nell’ultimo anno si è visto un calo del 7,4%; per quanto riguarda il mercato interno, invece, gran parte dei giapponesi, fra i maggiori consumatori pro capite di pesce al mondo, ancora non si fida ad acquistare prodotti locali.

Secondo Ken Buesseler, che presenterà i risultati del suo studio all’università di Tokyo il 12 e il 13 novembre, il problema è però più complesso: “In Giappone c’è una grande incertezza nel pubblico su ciò a cui si può credere, o su chi dice o meno la verità”. E quando si parla di radioattività, si sa, “ci sono di mezzo molto allarmismo e molta paura”. Un allarmismo che, secondo lo scienziato americano, in questo caso sarebbe da evitare: “La maggior parte del pesce catturato al largo della costa nord-orientale giapponese – rassicura – non presenta livelli di radioattività pericolosi per la salute umana”. Inoltre, per fronteggiare le conseguenze del “più grande rilascio accidentale di radiazioni verso l’oceano della storia”, bisognerà andare “ben oltre gli studi sulla fauna ittica”, conclude il ricercatore statunitense: “Ciò di cui abbiamo veramente bisogno è una migliore comprensione delle sorgenti di cesio e altri radionuclidi, che continuano a provocare ciò che stiamo vedendo nell’oceano al largo di Fukushima”.

venerdì 27 luglio 2012

INCIDENTI NUCLEARI : India: incidenti in centrali nucleari, 42 tecnici contaminati

 Jaipur (India), 24 lug. - Piu' di 40 tecnici che lavorano in un impianto nucleare nel nord dell'India sono stati contaminati da radiazioni da trizio in due separati incidenti avvenuti nelle ultime cinque settimane. A rivelarlo sono stati i vertici della centrale, la Rajasthan Atomic Power Station, che si trova a Rawatbhata. Il primo episodio e' avvenuto il 23 giugno, quando 38 lavoratori sono rimasti esposti durante dei lavori di manutenzione di un condotto refrigerante, come spiegato da Vinod Kumar, uno dei manager dell'impianto. Due tecnici hanno ricevuto una quantita' di radiazioni equivalente al limite massimo annuale; tutti gli addetti, in ogni caso, sono gia' tornati al lavoro. Il secondo incidente risale a giovedi': altri quattro tecnici sono stati esposti alle radiazioni da trizio mentre riparavano la chiusura di una conduttura che presentava una falla. Confermando questo secondo episodio, il direttore dell'impianto, C. P. Jamb, ha tuttavia precisato che le radiazioni a cui sono stati esposti i tecnici non rappresentano un pericolo per la loro salute. "Sono stati esposti a radiazioni pari a un "range" fra il 10 e il 25 per cento del limite massimo annuale", ha spiegato.
  "Queste perdite minori accadono ma non sono dannose". La crescente economia indiana dipende ancora in larga parte dal carbone mentre l'energia derivante dalle centrali atomiche ammonta solo al tre per cento del totale. Il governo di New Delhi punta pero' ad arrivare al 25 per cento nel 2050.

ELENCO INCIDENTI NUCLEARI DI CUI SI HA NOTIZIA

INCIDENTI NUCLEARI : L'incidente nucleare di Fukushima fu provocato da errore umano e non dallo tsunami

L'incidente nucleare di Fukushima, che ebbe luogo dopo il devastante terremoto dell'11 marzo 2011, fu «un incidente provocato dall'uomo» e non solo l'effetto dello tsunami che seguì il sisma: sono queste le conclusioni di un'inchiesta della Commissione parlamentare giapponese sulla catastrofe. «E' ormai chiaro che questo incidente è stato un disastro provocato dall'uomo. I governi, le autorità di controllo e la Tokyo Electric Power hanno mancato di senso di responsabilità nella protezione della vita delle persone e della società», si legge nel rapporto finale della commissione. Il panel investigativo, dopo sei mesi di indagine, ha quindi concluso che la peggiore emergenza atomica dopo Chernobyl è stata «chiaramente» provocata dall'uomo. Le parti in causa, sottolinea la relazione, «hanno effettivamente tradito il diritto della nazione a essere al sicuro da incidenti nucleari». Il rapporto sarà discusso dal Parlamento.Secondo quanto stabilito dalla Commissione d'inchiesta, l'11 marzo «la centrale nucleare di Fukushima era in condizioni vulnerabili che non garantivano di far fronte al terremoto e allo tsunami. Pur avendo una serie di opportunità di adottare misure, le autorità di regolamentazione e la Tepco hanno deliberatamente rinviato le decisioni, non hanno intrapreso azioni di tutela», si legge nelle conclusioni.

martedì 8 maggio 2012

Fukushima: reattore 4 in pericolo, si teme nuovo disastro nucleare

A Fukushima è allarme per un nuovo possibile disastro nucleare. A lanciarlo esperti nucleari di Giappone e USA, che dopo le esplosioni e le fughe radioattive occorse ai reattori 2 e 3 della centrale di Daiichi adesso temono le condizioni in cui si troverebbe la struttura numero 4. In una lettera indirizzata al Segretario dell’ONU Ban Ki-Moon gli scienziati denunciano il silenzio del Governo di Tokyo riguardo la reale situazione di sicurezza dell’impianto.

Il nuovo allarme Fukushima questa volta è alimentato non soltanto le condizioni critiche in cui versa il reattore numero 4 della centrale nucleare di Daiichi, ma anche dalla totale mancanza di informazioni governative al riguardo. Secondo quanto reso noto dagli scienziati giapponesi e statunitensi, il livello di Cesio 137 all’interno della vasca di raffreddamento del quarto reattore sarebbe 10 volte quanto registrato dopo il disastro di Chernobyl. In caso di nuovo evento sismico o tsunami si rischierebbe la rottura del contenitore con la conseguente contaminazione del territorio circostante fino a 85 volte quanto verificatosi nel 1986 in Ucraina.

Nella lettera si chiede al Segretario dell’ONU di istituire al più presto un vertice sulla sicurezza nucleare incentrato sulla situazione del quarto reattore di Fukushima Daiichi e di predisporre un gruppo di scienziati che proceda a controlli indipendenti per verificare le esatte condizioni della centrale e dei suoi reattori:

    Esprimiamo la nostra più profonda preoccupazione, si legge nella petizione, sul fatto che il Governo non informi i cittadini circa l’entità del rischio dell’Unità 4… il crollo di questa piscina potrebbe portare a conseguenze catastrofiche a livello mondiale.

Fonte: Adkronos

venerdì 6 aprile 2012

incidenti nucleari : incendio alla centrale Edf di Penly in Francia, perdita di acqua radioattiva

Una fuoriuscita di fumo ha fatto scattare un allarme incendio alla centrale nucleare di Penly, nell'ovest della Francia, innescando l'arresto automatico di un reattore. Lo ha reso noto l'operatore dell'impianto Electricite de France.

«Perdita di acqua radioattiva» dal reattore numero due della centrale nucleare francese di Penly, nel nord del Paese, dove giovedì si sono sviluppati due incendi subito spenti. La fuoriuscita è stata ammessa in serata dalla società proprietaria dell'impianto, Edf che tuttavia ha assicurato che il «liquido è rimasto nelle vasche di contenimento» che circondano il reattore senza causare «alcuna contaminazione esterna». Le fiamme, sviluppatesi nel pomeriggio, hanno causato l'arresto automatico del reattore.

STATO DI ALLERTA - L' incidente, presto rientrato, ha subito fatto scattare lo stato di allerta, con i pompieri che sono presto giunti sul posto per assistere le squadre anti-incendio di Edf, «I sistemi di sicurezza - si legge in una nota apparsa sul sito del gruppo - si sono attivati normalmente e il reattore si è spento automaticamente. Non ci sono stati feriti e l'evento non ha avuto alcuna conseguenza sull'ambiente». Evangelia Petit, responsabile dell'ufficio stampa dell'Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn), basata a Parigi, ha spiegato che «lo stop automatico del reattore è stato causato dall'arresto di una delle pompe del circuito primario».


venerdì 9 marzo 2012

INCIDENTI NUCLEARI : Fukushima un anno dopo "Quanta confusione sui dati"

Nell'anniversario dello tsunami che devastò il nord-est Giappone investendo anche la centrale nucleare, un fisico italiano che collabora con l'istituto RIKEN cerca di fare chiarezza. "Resoconti spesso esagerati". E la radioattività ci accompagna sempre, a partire dal fumo delle sigarette


Un anno fa il terremoto che sconvolse il nord-est del Giappone 1 provocò uno tsunami che investì in pieno la centrale di Fukushima. Macerie, devastazione, panico. E l'incubo dell'incidente, che ha riaperto il dibattito sulla sicurezza del nucleare 2 in Italia e nel mondo.

Quale lezione si può trarre a distanza di 12 mesi? "Di sicuro l'emergenza è stata gestita male, con una sottostima del pericolo e una centrale costruita probabilmente in modo sbagliato. Con l'aggravante della reticenza e della scarsa informazione data alla popolazione, anche se è vero che è sempre facile ragionare col senno del poi": a proporre una riflessione nell'anniversario della tragedia è Marco Casolino, fisico delle astro-particelle di alta energia, ricercatore dell'Istituto nazionale di fisica nucleare e collaboratore del dipartimento di Fisica dell'università di Tor Vergata e del RIKEN, centro di ricerca giapponese.

"Detto questo, è vero che c'è stata contaminazione e ci sono stati danni, ma il livello di radioattività che ha investito il paese è stato relativamente basso", spiega. Molte voci allarmate si erano levate a ridosso dell'incidente sui pericoli per la salute della popolazione, generando una psicosi collettiva. Ma a detta del fisico i resoconti delle vicissitudini di Fukushima sono stati spesso esagerati o riportati in maniera erronea. A cominciare dalla confusione sulle misure delle radiazioni rilasciate nell'ambiente dopo l'incidente e sulla loro effettiva pericolosità. "A Tokyo il livello di radioattività considerato normale è di 0,1 microSv all'ora. Cosa dovremmo dire di Roma dove a Tor Vergata ci sono muri di tufo che arrivano anche a 0.4microSv/ora?. Viaggiando in aereo, in quota si assorbono fino a 2 microSv/ora a causa dei raggi cosmici. Per non parlare degli astronauti, che nello spazio assorbono fino a 100 microSv/ora".

Tutto relativo, quindi. Quello che è importante, anche oggi, anche in Italia, è fare chiarezza. "Se dai i numeri giusti e fai in modo che la gente sia in grado di capire esattamente quello che succede, ci si preoccupa di meno. E tra gli effetti più gravi di Fukushima sulla popolazione ci sono stati forse la paura e le malattie da stress collegate".

L'incidente nella centrale giapponese ha riportato alla mente lo spettro di Chernobyl e riacceso il dibattito sulla sicurezza, referendum incluso 3. Ma a Fukushima non c'è stata esplosione nucleare e Fukushima non è come Chernobyl, né come Nagasaki o Hiroshima, assicura il fisico. "Quello del nucleare è un discorso molto complesso, perché riguarda scelte politiche ed energetiche del paese. Ma non è poi che liberandosi del nucleare ci si libera della radioattività", ricorda.

Radiazioni che in diversa misura ci accompagnano quotidianamente, di cui il fisico parla nel dettaglio nel libro-vademecum Come sopravvivere alla radioattività, Cooper edizioni, nato proprio come instant book dopo Fukushima. Qualche esempio? "Prendiamo il fumo. Se si consumano due pacchetti al giorno di sigarette, per via del Polonio 210, in un anno si assumono 150 millisievert rispetto a 1 millisievert che si assorbe normalmente nello stesso periodo". Fra le altre sorgenti che inquinano la nostra quotidianità ci sono già i raggi cosmici che vengono dallo spazio, che colpiscono soprattutto gli equipaggi degli aerei, sottoposti periodicamente a controlli. O il radon nelle scuole e nelle case, che si accumula soprattutto nelle cantine e nei seminterrati.

Senza contare, poi i più subdoli pericoli latenti: "l'Italia", conclude - e qui non parliamo più di Giappone - "è piena di scorie radioattive, di sorgenti dannose nascoste ed eliminate in modo clandestino".

fonte: http://www.repubblica.it/ambiente/2012/03/09/news/giappone_tsunami_fukushima_anniversario_radiazioni-31223176/?rss

mercoledì 29 febbraio 2012

INCIDENTI NUCLEARI : Fukushima poteva essere una catastrofe nucleare. Fu preparata l’evacuazione di Tokyo

A un anno dal disastro, un'inchiesta indipendente svela inquietanti retroscena sulla gestione della crisi e sulle gravi falle nella catena di comando. Secondo gli esperti, si è rischiata una “reazione a catena demoniaca”


Far sfollare l’intera città di Tokyo. Il governo giapponese non escluse neanche questa ipotesi nei concitati giorni dopo il triplice disastro che colpì la centrale nucleare di Fukushima-Daichi. È quanto emerge da un’inchiesta condotta dalla Rebuild Japan Initiative Foundation che ha cercato di ricostruire la gestione della crisi provocata dal terremoto e dell’onda anomala che investirono l’impianto l’11 marzo scorso. Il rapporto di 400 pagine sarà presentato per interno in settimana, ma anticipazioni pubblicate dal New York Times mettono a nudo la condotta dei vertici nipponici e puntano il dito contro il governo le cui iniziative rischiarono di aggravare la situazione, con il premier e i suoi ministri all’oscuro delle linee guida contenute nel protocollo di emergenza e consigliati male dagli esperti.

Per sei mesi trenta tra professori universitari, avvocati e giornalisti hanno indagato sull’accaduto, intervistando oltre 300 addetti ai lavori, funzionari governativi ed esperti dell’agenzia per il nucleare. Un lavoro in cui hanno avuto garanzia di massima collaborazione, considerato anche il desiderio di trasparenza dei cittadini, ha spiegato il giornalista Yoichi Funabashi, direttore del quotidiano Asahi e tra i fondatori dell’associazione.

Gli attori in campo furono tre: il governo; la dirigenza centrale del gestore dell’impianto ossia la Tokyo Electric Power, più conosciuta con l’acronimo Tepco, e i funzionari della società all’interno della centrale. Così ecco comparire le telefonate con cui Masao Yoshida, uomo della Tepco a Fukushima, avvertiva lo staff del governo di poter mantenere la centrale sotto controllo se soltanto avesse potuto trattenere degli addetti all’interno, praticamente contraddicendo le telefonate del presidente Masataka Shimizu all’allora primo ministro Naoto Kan con cui esortava l’evacuazione dell’impianto. O ancora la decisione di Yoshida di ignorare l’ordine arrivato sia dal governo sia dal quartier generale Tepco della Capitale di non iniettare l’acqua salata, ma soltanto dolce, per raffreddare i reattori. “Se avesse obbedito i rischi sarebbero stati addirittura maggiori e le operazioni sarebbero partite troppo tardi”, si legge nel rapporto che tuttavia sottolinea come la decisione del manager di agire contro quanto stabilito a Tokyo abbia compromesso la gestione della crisi.

Il rapporto non imputa tutte le colpe al sessantacinquenne Kan, costretto alle dimissioni a settembre. Il suo atteggiamento fu positivo nel giudicare la gravità della situazione e mettere in atto contromisure, ma mise in discussione la piramide di controllo confondendo i ruoli e assegnando al governo un potere che i protocolli non gli accordavano. All’inizio del mese, con una intervista alla Reuters, l’ex premier ammise di essere perseguitato dallo spettro di un aggravarsi della situazione che avrebbe potuto portare all’evacuazione della Capitale e delle aree circostanti, costringendo oltre 35 milioni di persone ad abbandonare le proprie case.

Secondo Koichi Kitazawa, a capo della commissione che ha stilato il rapporto, “ora è possibile capire alcune delle scelte del premier che all’epoca furono giudicate inspiegabili”. Certo restano punti oscuri. Per giorni i media riferirono dell’insistenza di Kan nel voler mantenere personale nella centrale per gestire la situazione, contro il parere della Tepco che oggi invece smentisce la richiesta di un completo ritiro dei suoi uomini. “La verità non si saprà mai”, ha spiegato Kitazawa, “di certo rimasero 50 tecnici, segno che qualcuno temeva lo scenario peggiore”.

Si sarebbe rischiata una “reazione a catena demoniaca” ha spiegato l’allora portavoce del governo Yukio Edano, secondo il quale perdere Fukushima avrebbe significato perdere anche la centrale di Tokai, vicino alla Capitale. Abbandonare l’impianto infatti avrebbe probabilmente provocato l’esplosione dei reattori, con una scarica di radiazioni tale da raggiungere le altre centrali nucleari della zona e provocare altre esplosioni.

Intanto quando si avvicina il primo anniversario della catastrofe, per la terza volta la centrale è stata aperta alla stampa. “Rispetto a un anno fa la situazione è piuttosto stabile”, ha spiegato Takeshi Takahashi, manager della Tepco a capo della centrale, incontrando nel bunker antisismico dell’impianto i media stranieri. Nonostante i progressi descritti dall’Agenzia atomica internazionale non tutto è però risolto. Secondo quanto riferisce l’Ansa, i reattori n.1 e 3 hanno subito la fusione parziale del nocciolo e il n.4 è stato seriamente danneggiato dalla forza dell’onda anomala di almeno 15 metri. L’Agenzia per la sicurezza nucleare nipponica (Nisa) ha riscontrato una decina di errori fatti dall’operatore Tepco: dalle modalità per le attività da svolgere in sicurezza fino alla sorveglianza delle condizioni di esercizio nello stabilimento. Senza contare il sovraccarico di lavoro per gli oltre 3.000 tra tecnici e operai impegnati a garantire la sicurezza di Fukushima.

INCIDENTI NUCLEARI :Fukushima un anno dopo. Il rapporto finale di Greenpeace: «può succedere ancora»

Una nuova Fukushima potrà accadere in futuro, da qualche parte nel mondo. È piuttosto deprimente la conclusione del rapporto che Greenpeace ha rilasciato oggi, a quasi un anno dal terribile 11 marzo 2011, quando il mondo intero fu costretto a essere spettatore passivo e sconvolto di un terremoto e uno tsunami che innescarono la peggiore catastrofe nucleare del XXI secolo. "Lezioni da Fukushima", si intitola il dossier stilato da tre esperti per conto dell'organizzazione ambientalista (David Boilley, fisico nucleare del laboratorio francese indipendente Acro; David McNeill, corrispondente in Giappone di vari pubblicazioni mediche ed educative; Arnie Gundersen, ingegnere nucleare). Il rapporto è stato illustrato al Foreign Correspondents' Club di Tokyo, nel giorno in cui 11 attivisti di vari Paesi (tra cui l'italiano Alessio Ponza) hanno scalato il Monte Fuji per lanciare un messaggio contro il nucleare.
Greenpeace sarà pure "di parte", ma certo è difficile sottrarsi all'impressione che la Tepco – l'utility che gestisce la centrale di Fukushima Daichi – si sia comportata come un qualsiasi comandante Schettino, con forti tratti di irresponsabilità prima, durante e dopo la tragedia, e che l' "armatore" – ossia il Governo e le autorità di regolamentazione - abbiano reagito a volte ponendo in primo piano considerazioni di diverso tipo (ad esempio il contenimento della diffusione del panico e del danno emergente per l'industria del settore) rispetto alla priorità assoluta da dare alla tutela dei cittadini. La conclusione di Greenpeace è che non è stato un disastro naturale a generare il disastro nucleare: si è trattato piuttosto di un disastro provocato dall'uomo a causa dei fallimenti di Governo, autorità di regolamentazione e industria nucleare. «Le cause fondamentali dell'incidente nucleare stanno nei fallimenti istituzionali dell'influenza politica e di una regolamentazione guidata dall'industria: fallimento delle istituzioni umane nel riconoscimento dei rischi reali, fallimento nello stabilire e nel far rispettare appropriati standard di sicurezza e fallimento, in ultima analisi, nella protezione del pubblico e dell'ambiente». Rischi sottostimati, piani di emergenza e di evacuazione inadeguati, schemi di compensazione e di supporto alle persone la cui vita è stata sconvolta del tutto insufficienti: eppure alla fine saranno i contribuenti giapponesi a pagare un conto enorme per il disastro. «Le persone non dovrebbero essere costrette a vivere sotto il mito della sicurezza nucleare e all'ombra di un disastro nucleare possibile», ha affermato Jan Vande Putte, advisor sulla sicurezza radioattiva di Greenpeace International.
Il linguaggio radicale che è moneta corrente nell'organizzazione - impegnata in una guerra senza quartiere all'energia nucleare - può probabilmente abbassarne la credibilità presso una parte dell'opinione pubblica. Tuttavia nessuno può negare che Greenpeace abbia investito molte risorse nell'accurato monitoraggio delle conseguenze della tragedia e che spesso quanto da essa rilevato o invocato (ad esempio l'innalzamento del livello di gravità dell'incidente o l'espansione anche non a raggiera dell'area di evacuazione) sia stato prima respinto e poi accettato, con ritardo, dalle autorità. «Non abbiamo mai cercato esagerazioni - dice Vande Putte – Per esempio, mai abbiamo invocato l'estensione dell'area di pericolo immediato fino a 80 o 100 km, proprio mentre il governo degli Stati Uniti lo aveva fatto. Quando però abbiamo verificato, ad esempio, che i citadini di Iitate, a circa 30-40 km dalla centrale, erano i più esposti di tutti a un alto livello di radiazioni, non ci siamo stancati di invocare provvedimenti che alla fine sono stati presi. In un quartiere della città di Fukushima, inoltre, la radioattività è ancora oggi troppo alta: non chiediamo che l'intera città o l'intero quartiere sia evacuato, ma che sia preso in considerazione un livello di sicurezza non "mediano" ma calibrato sui i soggetti più a rischio come i bambini o le donne in gravidanza».

Numerose le circostanze piuttosto impressionanti segnalate da Greenpeace. Ad esempio, poiché non erano state prese in considerazione le previsioni del tempo e della direzione dei venti, parte dei cittadini di Namie, paese vicino alla centrale, furono evacuati a Tsushima, posta a maggiore distanza ma a rischio radioattivo molto più alto. Varie iniziative del movimento, inoltre, hanno portato a una più capillare diffusione dei controlli sulla radioattività nei cibi, stimolando test più accurati da parte di operatori come le catene di supermercati o gli stessi pescatori.

La battaglia per la tutela della salute e per le compensazioni ai danneggiati, insomma, continua al pari delle schermaglie politiche sul salvataggio-nazionalizzazione della Tepco. Intanto proprio oggi è emerso che, otto giorni prima dell'11 marzo 2011, una commissione governativa di ricerca sui terremoti avrebbe voluto emettere un "warning" sulla possibilità di un grande tsunami sulle coste del Giappone settentrionale «in ogni momento». Alla riunione non ufficiale in cui fu presentato il rapporto, però, fu deciso di soprassedere: i rappresentanti della Tepco e di altre due utilities fecero pressioni per annacquare il linguaggio, con il supporto di altri membri secondo i quali sarebbe stato meglio non utilizzare espressioni simili a quelle già diffuse per l'area del Tokai, a sud di Tokyo, dove la possibilità di uno tsunami era considerata più probabile.

venerdì 3 febbraio 2012

incidenti nucleari: Il mistero dello iodio radioattivo in Scandinavia

Le autorità di Norvegia, Svezia e Finlandia hanno rilevato piccole concentrazioni dell'isotopo radioattivo iodio-131 nel nord della Scandinavia e danno la colpa all'impianto nucleare russo nella penisola di Kola, ma Mosca nega ogni responsabilità. Secondo quanto scrive il Barents Observer «La fonte dello iodio rimane sconosciuta». La Statens strålevern (Norwegian radiation protection authorities - Nrpa) assicura che «I livelli misurati non pongono alcun rischio per la salute».

Lo Iodio-131, è un isotopo radioattivo, la sua emivita è di circa 8 giorni ed il suo utilizzo principale è medico e nella farmaceutica. E' uno dei principali prodotti della fissione di uranio e plutonio che presenta rischi per la salute, come dimostrano le conseguenze subite dai partecipanti ai test nucleari degli anni '50 e dalle vittime del disastro nucleare di Chernobyl. Le centrali nucleari e altri impianti atomici producono costantemente il cosiddetto "sanctioned released of Iodine-131", e la presenza di tracce di iodio-131 in Scandinavia significano che da qualche pare deve esserci stata una situazione irregolare.

Le misurazioni dello iodio radioattivo nel nord della regione di Barents sono state effettuate alcuni giorni fa e i risultati sono stati resi noti il 31 gennaio con un comunicato stampa comune delle autorità nucleari di Finlandia, Svezia e Norvegia. La Nrpa dice che in 2 delle 6 centraline di misurazione nella contea del Finnmark, nel nord della Norvegia, è stato riscontrato un aumento dei livelli di iodio radioattivo. La Swedish radiation protection authority dice di aver trovato livelli di iodio-131 radioattivo molto bassi a Kiruna nel nord della Svezia. Le tre authority nucleari dicono di non essere state informate di eventuali rilasci di radioattività in tutto il nord Europa.Secondo i norvegesi «La fonte più probabile è un reattore o una isotope-source in un ospedale e le sostanze radioattive osservate sarebbero state trasportate per via aerea da sud-est, «Il che significa da, o attraverso, il territorio russo». Infatti non ci sono reattori nucleari nelle regioni settentrionali di Norvegia, Svezia e Finlandia, ma ci sono fonti radiologiche impiegate in impianti industriali e medici, ma le authority dicono che in nessuna di queste è stato trovato iodio-131.

La Finnish radiation and nuclear aafety authority (Stuk) in una nota spiega di aver misurato«Piccole quantità di iodio radioattivo (I-131) nei campioni di aria raccolti all'esterno da 16 al 23 gennaio in tutti i campionatori di sostanze radioattive trasportate dall'aria in Finlandia. Le quantità misurate di iodio erano dell'ordine di un milionesimo becquerel per metro cubo d'aria. Tali importi sono così piccoli che non pregiudicano la salute umana».

Ma questo non significa che gli scandinavi non siano preoccupati. Nel sud di Finlandia e Svezia ci sono le loro centrali nucleari, ma la Russia ha 9 centrali nucleari operative, delle quali 8 si trovano nella parte europea. Le due più occidentali sono quella di Leningrado, vicina a San Pietroburgo e di Kola, a nord del Circolo Polare Artico, nella regione di Murmansk. Rosenergoatom, l'operatore di stato nucleare russo, non fornisce notizie su qualsiasi tipo di rilascio di iodio-131 dalle sue centrali.

L'associazione ambientalista norvegese-russa Bellona è riuscita a contattare Atomflot a Murmansk, la base dei rompighiacci nucleari russi, che ha negato qualsiasi coinvolgimento nelle emissioni dello iodio. Ma Bellona fa notare che, proprio nei giorni in cui la Stuk ha registrato la presenza di Iodio-131, «Il 16 e 17 gennaio Atomflot era impegnata nell'avvio del reattore a bordo del rompighiaccio Rossiya. Il 18 gennaio, Atomflot ha avviato i reattori a bordo del rompighiaccio nucleare Taymyr e il 21 e 23 gennaio ha avviato quello a bordo del rompighiaccio nucleare 50 Years Victory».

Attività ci sono state anche tra il 15 ed il 23 gennaio a bordo della nave di servizio nucleare Lespe, che funge da stoccaggio galleggiante del combustibile nucleare esaurito russo e che gestisce scorie radioattive. Nella base di Atomflot erano in atto operazioni consistenti nella gestione di elementi del combustibile nucleare esaurito, ma non sarebbe stato registrato nessun aumento dei livelli di iodio-131.

L'addetta stampa della centrale nucleare di Kola, Viktoriya Nikorenko, ha detto a Bellona Murmansk che «Durante il periodo in cui lo iodio è stato scoperto, l'impianto stava lavorando in normale modalità operativa. La centrale nucleare di Kola non ha registrato aberrazioni». Ma naturalmente non si sa niente di possibili incidenti o malfunzionamenti a sottomarini o navi nucleari militari.

fonte:http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=14409

giovedì 2 febbraio 2012

INCIDENTI NUCLEARI :Nuovo incidente nucleare negli Usa. E' già tutto sotto controllo?

Il 30 gennaio negli Usa è stata chiusa la centrale nucleare di Byron , in Illinois, dopo che il reattore 2 era rimasto senza energia esterna. L'Nrc sta monitorando la situazione della centrale mentre si sta indagando sul guasto all'impianto che ha causato la perdita di energia. Il reattore 1 di Byron non è stato interessato e continua a funzionare a piena potenza.

Un incidente che ha ricordato quanto successo a Fukushima Daiichi. Il sistema di raffreddamento del reattore è stato mantenuto da un generatore di emergenza, ma sono state rilevate tracce di trizio radioattivo, dopo che si è dovuto "scaricare" la pressione all'interno del reattore.

L'alimentazione esterna è stata ripristinata ieri, dopo che i lavoratori hanno sostituito un elemento isolante. La Nuclear regulatory commission (Nrc) Usa e la Exelon, che gestisce la centrale, hanno assicurato che il trizio scaricato dall'impianto non presenta rischi per la salute, data la sua bassa quantità.

La Exelon, non nuova ad incidenti nucleari ed a fughe di sostanze radioattive, ha dichiarato che si tratta di "'evento eccezionale", il livello più basso per la classificazione Nrc per i sistemi di emergenza delle centrali nucleari.

L'incidente è avvenuto alle 18,18 ora locale del 30 gennaio al reattore Byron 2 e la perdita di energia è stata causata da un guasto a un trasformatore nella stazione di commutazione, il reattore ad acqua pressurizzata da 1.105 MWe si è scollegata dalla rete e si è attivato lo shut down automatico.

A differenza di Fukushima, dove erano stati spazzati via dallo tsunami, sono entrati in funzione i generatori diesel di emergenza dell'impianto che hanno permesso il funzionamento dei sistemi "safety-critical" come le pompe del refrigerante e i controlli elettronici.

Ma la Exelon è stata costretta a depressurizzare per favorire il raffreddamento ed ora dice che il vapore conteneva quantità "attese" di trizio,ed anche la Nrc, che regolamenta le emissioni delle centrali nucleari, tali emissioni, ha sottolineato che il vapore non presenta alcun pericolo per le persone. Ma sul trizio le opinioni di Nrc e delle associazioni ambientaliste Usa sono molto diverse
FONTE:http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=14363

lunedì 5 dicembre 2011

INCIDENTI NUCLEARI :Fukushima, nuova fuga di liquido radioattivo

Una nuova fuga di liquido radioattivo si è verificata dalla centrale nucleare di Fukushima nell'oceano Pacifico. Lo riferisce il gestore del sito Tepco. Dei tecnici sono stati inviati sul luogo per trovare la causa di questo sversamento che è avvenuto nelle vicinanze di un impianto per la decontaminazione delle acque usate nella centrale.

Una zona di circa 45 tonnellate di acqua contaminata è stata scoperta intorno ad un condensatore ed è stata approntata una barriera di sacchetti di sabbia per cercare di contenerla.

La maggior parte del liquido contaminato è rimasto all'interno dell'edificio che ospita l'impianto di decontaminazione, ma circa 300 litri sarebbero fuoriusciti grazie ad un condotto che finisce nell'oceano. L'acqua contiene cesio 137 e iodio 131, ma a livelli «simili o leggermente superiori» a quelli rilevati nella zona vicina alla centrale.
fonte :http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-12-05/fukushima-nuova-fuga-radioattiva-111843.shtml?uuid=AaMV2TRE

venerdì 18 novembre 2011

Centrali nucleari, i primi dati sugli stress test europei. Quali pericoli dopo Fukushima?

Nei giorni scorsi è scaduto il termine fissato dall'Agenzia europea per la sicurezza nucleare che, recependo le direttive della Commissione, ha avviato un corposo programma di stress test (test di sicurezza) per verificare la capacità degli impianti nucleari presenti nei 27 paesi membri di resistere ad eventi estremi come terremoti, inondazioni ed eventuali anomalie e malfunzionamenti agli impianti di raffreddamento. L'obiettivo è scongiurare il rischio di una nuova Fukushima.

La conclusione definitiva dei controlli è prevista per il 31 Dicembre di quest'anno quando i report finali elaborati dai singoli paesi verranno pubblicati e resi disponibili. Una revisione complessiva è stata inoltre fissata per l'Aprile del 2012. In questi giorni però molti paesi, come chiesto dall'Ue, hanno reso disponibili le relazioni provvisorie sull'andamento dei controlli - visualizzabili qui.

All'appello mancano ancora diversi report e - come segnalato da Greenpeace - nelle oltre diecimila pagine pubblicate non sono state analizzate situazioni critiche come il danno contemporaneo a più reattori (come accaduto a Fukushima) e l'impatto di un aereo contro una centrale nucleare.

Secondo l'associazione inoltre, non si fa menzione di piani di evacuazione delle popolazioni che vivono nelle vicinanze degli impianti e nel caso di paesi come Repubblica Ceca, Svezia e Regno unito i dati sembrano superficiali e parziali. Il caso della Repubblica Ceca appare clamoroso: con sei reattori presenti sul territorio, è stato pubblicato un rapporto di sole 7 pagine. Paradossale se si considera che la Slovenia, con un solo reattore, ne ha pubblicate ben 177.

Il referendum di giugno sembra aver sbarrato definitivamente la strada alla tecnologia nucleare nel nostro paese ma non è un mistero che nelle vicinanze del confine italiano si trovino diversi impianti. Emblematico il caso della Francia che presenta ben 7 centrali in un raggio di 300 Km dal confine: Marcoule, Cruas, Phenix, Saint-Albain, Super-Phenix, Bugery e Tricastin. Quest'ultima si trova a soli 180 km in linea d'aria da Torino. Grazie ad una mappa elaborata da Greenpeace è possibile verificare i dati (in inglese) sugli impianti europei fin qui messi a disposizione dalle autorità nazionali e le lacune nei controlli segnalate dalla stessa associazione ambientalista.


fonte: http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplRubriche/datablog/grubrica.asp?ID_blog=350&ID_articolo=17

giovedì 17 novembre 2011

A Fukushima riso radioattivo Stop a vendita da aree contaminate

Il governo giapponese ha deciso di mettere al bando il commercio del riso proveniente da Onami, area della città di Fukushima, a causa delle tracce di cesio radioattivo rilevate, superiori ai limiti legali provvisori. Lo ha reso noto il capo di gabinetto, Osamu Fujimura, che ha chiesto al governatore della prefettura di Fukushima di prendere «i provvedimenti necessari».

BANDO - I campioni testati hanno mostrato livelli di radioattività pari a 630 becquerel al chilo, mentre il limite massimo è di 500 Bq/kg. L'area di Onami, a 60 km dalla centrale, conta 154 fattorie nei cui campi, in base ai controlli fatti a settembre-ottobre, erano state trovate quantità di cesio comprese tra 28 e 136 becquerel. Tuttavia, i test sul raccolto di 840 chilogrammi complessivi di una fattoria hanno portato alla scoperta di una radioattività maggiore, la cui spiegazione è ancora da chiarire. Fujimura ha spiegato in conferenza stampa che il riso contaminato non è stato distribuito sul mercato grazie ai controlli del ministero dell'Agricoltura e degli uffici competenti della prefettura. «Ho informazioni che escludono che il problema possa diventare serio», ha rilevato il capo di gabinetto, aggiungendo che il governo continuerà a fare ogni sforzo «per prevenire» la diffusione di voci infondate sulla contaminazione da sostanze radioattive dei prodotti agricoli giapponesi.

CONTAMINAZIONE - Questa scoperta pone però l'accento sulle difficoltà nel tracciare le radiazioni che si sono diffuse nell'area orientale del Giappone tramite pioggia e vento. Le amministrazioni locali hanno allestito centri di controllo per evitare che prodotti contaminati arrivino nella catena alimentare, mentre la settimana scorsa il governo metropolitano di Tokyo ha iniziato a condurre test sui campioni comprati nei negozi della capitale, nel tentativo di placare le ansie dell'opinione pubblica. In Giappone negli ultimi mesi ci sono stati una serie di allarmi innescati da cibo contaminato - carne, funghi, tè verde - mai però il riso, che ha un enorme significato nella cultura nazionale ed è la base dell'alimentazione giappoense.

FONTE:http://www.corriere.it/ambiente/11_novembre_17/fukushima-riso-radioattivo_c9ef0bfc-10ff-11e1-b811-fb0a2ca90bde.shtml

Lettori fissi

Visualizzazioni totali