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lunedì 29 novembre 2010

siccita' : Manca l'acqua? Prendiamo un iceberg


Dissetare il pianeta con gli iceberg. Trasportare giganteschi blocchi di ghiaccio dalla Groenlandia fino alle isole Canarie attraverso l'Atlantico e soddisfare così la domanda urgente di acqua potabile delle regioni più aride del mondo. Non è fantascienza, ma l'ambizioso progetto di un gruppo di ricercatori attorno a Georges Mougin, visionario ingegnere francese dell'istituto parigino Arts et Métiers. Dopo anni di progettazione e analisi il «carico eccezionale» è oramai pronto per partire.

RISERVA D'ACQUA POTABILE - Gli imponenti ghiacciai della Groenlandia sono sempre in movimento. Ogni giorno enormi blocchi di ghiaccio si staccano dalle barriere dell'Artide e piombano in mare. Milioni di litri di preziosa acqua dolce congelata galleggiano alla deriva e si sciolgono, inutilizzati, in mare. Georges Mougin vuole utilizzare queste mastodontiche sculture naturali come riserva d'acqua potabile. La sua idea: trasportare gli iceberg nel sud del mondo. Un proposito urgente, a fronte dell'enorme consumo di acqua a livello mondiale. Una potenziale soluzione al rischio di violenti conflitti tra gli Stati e le popolazioni più povere per l'approvigionamento di acqua. Già quarant'anni fa Georges Mougin lanciò la proposta di portare gli iceberg là dove c'è più necessità d'acqua. Al polo Nord e al polo Sud l'ingegnere ha studiato e scrutato fino nel minimo dettaglio queste enormi montagne di ghiaccio a bordo di mongolfiere e piccole imbarcazioni. «Nell'Artide si formano iceberg a sufficienza per soddisfare il fabbisogno idrico di tutta l'umanità», spiega Mougin nel breve documentario IceDream: The Iceberg project, realizzato dalla tv tedesca e quella francese. «Spostare un iceberg non significa altro che farlo sciogliere altrove. In fondo, tutti gli iceberg prima o poi si sciolgono», è il concetto semplice da cui parte l'ingegnere francese.

PROGETTO AMBIZIOSO - Nella sola Groenlandia ogni anno si sciolgono 350 miliardi di tonnellate di ghiaccio che finiscono in mare. Perché non prenderne una minima parte? Un paio di milioni di metri cubi d'acqua significherebbero molto per l'umanità, ma sono solo una goccia negli oceani. Il sogno di Georges Mougin potrebbe presto diventare realtà. Nel ufficio di progettazione Dassault Système ha radunato un team formato da ricercatori, meteorologi e oceanografi. Nel gruppo di lavoro è presente anche l'ingegnere François Mauviel: «Vogliamo dimostrare che è realmente possibile trascinare un intero iceberg attraverso l'Atlantico». Innumerevoli calcoli e animazioni grafiche computerizzate confermano che il progetto è fattibile. D'altronde questo tipo di sfruttamento dell'acqua aveva impressionato gli sceicchi arabi già qualche decennio fa. A quel tempo il principe Mohammed Al-Faisal Al-Saud aveva energicamente sostenuto l'idea di trainare un iceberg e farlo scogliere là dove c'era più bisogno, come per esempio nei deserti dell'Arabia Saudita. Le autorità saudite avevano incaricato l'esploratore ed etnologo francese Paul-Emile Victor. Il suo compito: trainare un blocco di ghiaccio dall'Antartide fino al mar Rosso. Il progetto non vide mai la luce; inattuabile con la tecnologia di allora.

IL BLOCCO IDEALE - Dal 1975 Victor e Mougin lavorano assieme al progetto per trasportare gli iceberg. Nel 1977 si tenne negli Usa la prima conferenza internazionale sullo sfruttamento di questi immensi blocchi di ghiaccio. Allora regnava l'ottimismo. In quell'occasione il principe Al-Saud si era detto fiducioso che nel giro di tre-quattro anni sarebbero stati trasportati iceberg in tutte le regioni del mondo. Il progetto però fallì. Per ragioni tecniche e, soprattutto, economiche. Venticinque anni dopo Georges Mougin è ripartito con un nuovo concetto. Con l'aiuto delle più moderne tecniche di computergrafica della Dassault Système è stata già tracciata la possibile rotta per il viaggio dell'iceberg. Al largo di Terranova è stata individuata anche la massa di ghiaccio ideale: ha fianchi ripidi e la superficie piatta. È stata sezionata e misurata da cima a fondo dai robot sottomarini della Memorial University in Canada. La parte «invisibile» sotto la superficie marina misura circa 90 metri.

TRASPORTO ECCEZIONALE - Per impedire che la montagna si sciolga nelle acque oceaniche più calde durante il trasporto gli ingegneri vogliono ricorrere alla tecnica usata con successo nelle Alpi per proteggere i ghiacciai dallo scioglimento: impacchettare la parte sott'acqua dell'iceberg con uno speciale telo protettivo. E per trainare il blocco di ghiaccio di 7 milioni di tonnellate di peso attraverso l'Atlantico è stata adocchiata la Argonaute, il gigantesco rimorchiatore francese di 70 metri, oggi impiegata come nave da rifornimento e soccorso. Che, tuttavia avrebbe solo il compito di correggere la rotta durante la navigazione. Parte del lavoro verrebbe infatti assorbita dalle correnti marine e da particolari aquiloni da traino, i cosiddetti skysail, che sfruttano la forza del vento a 300 metri di quota. L'ipotetico traguardo del colosso di ghiaccio elaborato dagli esperti si trova a Tenerife, nelle Canarie. Quattro i mesi di viaggio nei quali, spiega François Mauviel, l'iceberg perderebbe circa tre milioni di tonnellate di ghiaccio e verrebbero consumate non meno di 4 mila tonnellate di carburante. Eppure, uno di questi giganti bianchi basterebbe per soddisfare il bisogno di acqua potabile di 70 mila persone per un intero anno. «Se tutto andasse secondo questi calcoli, sarebbe un vero successo», sottolineano i ricercatori. La «spedizione» dell'imponente carico è avvenuta per ora solo nella simulazione al computer. Tuttavia, senza intoppi. Mancano ancora i finanziamenti, ma ben presto - aggiunge Mauviel - gli abitanti e i tanti turisti delle Canarie potrebbero doversi abituare all'insolita vista di grossi iceberg davanti alle coste.

mercoledì 9 dicembre 2009

riscaldamento globale: ICEBERG DI 140 KM QUADRATI AL LARGO DELL'AUSTRALIA

Un iceberg di 140 chilometri quadrati, che si e' staccato dall'Antartide, e' sospinto dalle correnti oceaniche verso le coste meridionale dell'Australia e offre uno spettacolo che, secondo i glaciologi, e' un evento rarissimo ma che probabilmente diverra' sempre piu' comune se non si ferma l'attuale surriscaldamento del pianeta. Gli esperti australiani hanno avvistato l'enorme piattaforma ghiacciata grazie alle immagini satellitari; e secondo Neil Young, bisogna risalire ai giorni in cui i clipper, nel XIX secolo, solcavano i mari tra la Gran Bretagna e l'Australia, per ricordare un iceberg di tali dimensioni a quella latitudine. L'iceberg, battezzato B17B, ha 19 chilometri di lunghezza e 8 di larghezza, ed ha una superficie pari al doppio dell'isola di Hong Kong. La piattaforma si e' staccata probabilmente dall'Antartide una decina di anni fa e per anni ha fluttuato attorno alla calotta polare prima di cominciare l'insuale viaggio verso il nord; in origine l'iceberg era grande circa 400 km quadrati, e solo successivamente si e' spaccato a meta'. La scoperta e' la terza nel giro di poche settimane, dopo la piattaforma di ghiaccio avvistata al largo dell'isola di Macquarie e dalla "flotta" di iceberg piu' piccoli, in marcia verso la Nuova Zelanda

domenica 3 maggio 2009

Antartide: RISCALDAMENTO GLOBALE, CROLLI E DISTACCHI DI GHIACCIO


Sotto lo sguardo puntuale del satellite europeo Envisat, il ghiaccio che avvolge da oltre un secolo le isole antartiche di Charcot e Latady sta andando letteralmente a pezzi. Il ponte di ghiaccio, che permetteva almeno teoricamente di raggiungere "via terra" le isole dell'arcipelago di Wilkins dal Sesto continente, non esiste più (vd immagini Esa/Envisat) . Ancora nel 1951, quando fu fotografato e misurato per la prima volta dagli aerei britannici e statunitensi, era largo più di 80 km. Poi una progressiva riduzione durante i mesi estivi, che si è fatta sempre più accentuata: ora che siamo ancora nella prima fase dell'autunno dell'emisfero meridionale, il cedimento, lungo il fronte residuo di quasi 20 chilometri è stato registrato praticamente in diretta dal satellite europeo Envisat. Quella che era una piattaforma di ghiaccio è ormai un campo dilaniato da compressioni e distacchi di iceberg di ogni dimensione.
Il termometro Wilkins
Trovandosi da sempre – cioè da meno di un secolo – al centro della contesa tra le zona di influenza britannica e quella cileno-argentina, l'arcipelago di Wilkins è tra i territori meglio conosciuti dell'Antartico. E' un'area grande quanto la Svizzera intorno ai 70 gradi di latitudine sud, dove la massa del continente si estende verso il Sud America lungo i mille chilometri della penisola antartica. La calotta di Wilkins propriamente detta, scoperta dall'esploratore francese Jean-Baptiste Charcot proprio un secolo fa, è un campo di ghiaccio di forma rettangolare lungo 150x110 chilometri. Le isole di Charcot e Latady sorgono lungo il perimetro esterno di fronte all'isola di Alexander. Quest'ultima, con i suoi 49mila km quadrati (più della somma di Lazio e Lombardia) è la maggiore delle isole antartiche. La calotta Wilkins è una delle dieci superfici della Penisola Antartica dove negli ultimi anni i satelliti per l'osservazione della Terra hanno registrato una regolare riduzione del ghiaccio. Sono zone di transizione climatiche che vengono per questo considerate una sorta di termometro degli eventi globali. Quei segnali che, secondo il panel sulla Clima delle Nazioni Unite, indicano in maniera inequivocabile l'impatto del riscaldamento globale sul nostro pianeta


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