''Le nuove rotte delle navi dei veleni non vanno piu' in Africa ma in paesi europei, dove pero', stando a denunce di ambientalisti e partiti dell'opposizione, gli smaltimenti non avvengono secondo le leggi comunitarie''.
Il quotidiano ''il manifesto'' HA pubblicato un'inchiesta su rifiuti italiani trasferiti regolarmente in Spagna, passando per il porto di Genova, che finiscono nella discarica di Nerva, vicino a Siviglia. Secondo una denuncia di Izquierda Unida pero' non vengono prima trattati in impianti di inertizzazione, ma gettati direttamente nella discarica. Il manifesto ha seguito il percorso di fusti, sacchi e container da Pioltello dove e' in corso la bonifica di una fabbrica chimica, l'ex Sisas, al centro di inchieste e processi, fino al porto di Genova e poi a Siviglia.
Il portolano dei grandi broker dei rifiuti italiani è in fase di aggiornamento. Cambiano le rotte, si rinnovano gli accordi, ma i metodi sono gli stessi da un tempo ormai immemorabile. La nuova rotta delle navi dei veleni porta verso la Spagna: attraversa il mediterraneo, supera Gibilterra, per poi risalire il fiume Guadalquivir, fino al porto di Siviglia. Un percorso utilizzato in queste ore dalle navi che trasportano 80.000 tonnellate di terre di bonifica arrivate dalla ex Sisas di Pioltello, sito industriale alle porte di Milano, la cui bonifica è coordinata direttamente dal ministero dell'Ambiente. Un'operazione da fare in fretta, perché tra pochi giorni arriverà la commissione europea con in tasca pronta l'ennesima multa milionaria per l'Italia, se l'area non sarà stata ripulita.
Siviglia è solo il porto di arrivo per le navi partite da Genova, cariche di rifiuti pericolosi. La meta finale dei container e dei big bags bianchi riempiti con nerofumo contaminato da mercurio è l'enorme e terrificante discarica di Nerva, gestita dall'azienda spagnola Befesa. Una conca stipata di rifiuti pericolosi, un deposito costruito in una zona oggi economicamente depressa dell'Andalusia: da almeno un anno qui vengono stipati i veleni della Liguria e della Lombardia.
Scorrendo l'elenco delle autorizzazioni rilasciate dalla provincia di Genova - le uniche facilmente disponibili online - appare un nome che spaventa chi conosce il mondo sotterraneo dei veleni e delle bonifiche, l'area della Stoppani. «Sono terre dove il cromo esavalente, la vera bestia nera per chi si occupa di scorie industriali, è penetrato in profondità», raccontano esperti del settore appena sentono nominare il nome dell'ex industria chimica situata tra Cogoleto e Arenzano. Dove sono finite quelle terre contaminate, residuo della bonifica?
I conti che non tornano
I primi di luglio dello scorso anno una colonna di camion si mette in fila davanti ai cancelli del deposito di rifiuti pericolosi di Nerva. Trasportano parte di quei resti della bonifica dell'area della Stoppani realizzata dalla società di Parma Riccoboni Spa. Tre mesi prima la provincia di Genova aveva autorizzato l'esportazione di 8.000 tonnellate di rifiuti provenienti dall'ex fabbrica, chiedendo la presentazione delle fideiussioni necessarie a garantire il corretto smaltimento. I rifiuti non possono infatti essere buttati in discarica senza prima subire un processo che li renda inerti. Sulla carta quel carico venne trattato dalla società spagnola Befesa - prima di entrare a Nerva - negli impianti di Palos de la Frontera, a qualche chilometro di distanza. Ma qualcosa non torna.
Izquierda Unida dell'Andalusia nei giorni scorsi ha presentato un esposto dettagliato alla Fiscalia spagnola, chiedendo l'apertura di un'indagine sui rifiuti italiani. Secondo alcuni documenti allegati alla denuncia, il trattamento sarebbe stato solo virtuale. «Nei registri informatici dell'impianto di inertizzazione di Palos - si legge nel dossier che i magistrati spagnoli stanno esaminando - i camion della Riccoboni appaiono senza ora di entrata e uscita». Non solo. Analizzando altri movimenti di quei giorni, Izquierda Unida ha evidenziato altre stranezze nei movimenti dei mezzi: «Ventitré camion vengono caricati con una media di 25.000 chilogrammi di materiale netto ciascuno, pesati e dotati di documentazione in un tempo complessivo di 35 minuti. Questo è impossibile e dimostra la falsità di questi dati». Un'accusa netta e pesante. Per la Riccoboni si tratta di «una questione locale, che verificheremo quanto prima». I tecnici dell'azienda di Parma assicurano in ogni caso di avere in mano tutte le certificazioni previste e di aver visitato personalmente gli impianti: «Non ricordo quando ci sono stato - ha spiegato a il manifesto un dirigente - ma era tutto regolare».
Le navi della Prestigiacomo
La conferma che la discarica spagnola di Nerva piace tanto all'Italia arriva dalla gigantesca operazione in corso in questi giorni a Pioltello. Come nel caso della Stoppani la gestione della bonifica e, di conseguenza, dell'intera filiera che termina in Andalusia è stata affidata direttamente alla struttura commissariale del ministero dell'Ambiente. Nel caso dell'ex Sisas di Pioltello la gestione è in mano all'avvocato Luigi Pelaggi, braccio destro del ministro Stefania Prestigiacomo. «A lui vi dovete rivolgere per ogni informazione», spiega il portavoce dell'assessorato all'ambiente della regione Lombardia. Ma l'avvocato Pelaggi - cercato più volte da il manifesto - di questa storia non ha voluto parlare.
Gli uffici delle autorità portuali di Siviglia hanno confermato il puntuale arrivo delle navi partite da Genova con i residui di Pioltello. La Zeeland, ad esempio, partita il 2 febbraio è arrivata in porto la sera del 6. La spola tra Genova e il porto andaluso è continuo, raccontano. Dalle navi vengono scaricati i container, che partono verso Nerva, attraversando le strade montuose - e a volte dissestate - del sud della Spagna. E non sempre le cose vanno bene: alla fine di gennaio un carico di nerofumo arrivato dall'Italia (il numero di serie del container risulta in carico a Fs Logistica Spa) si è ribaltato, arrivando a sfiorare un torrente che alimenta la falda acquifera della zona. Ma il vero dubbio è se e come vengono trattati i rifiuti pericolosi. E soprattutto cosa c'è scritto nella documentazione che ritornerà in Italia attestando il regolare smaltimento, che dovrà essere controllata e presentata per svincolare le fideiussioni milionarie presentate dalla società che ha vinto l'appalto della bonifica, la Daneco dei fratelli Colucci.
L'impianto di Nerva - secondo Izquierda Unida - non avrebbe la tecnologia necessaria per processare le scorie. Anche in questo caso il sospetto - che la magistratura dovrà verificare - è che tutto finisca in discarica senza nessun trattamento. Una preoccupazione che viene confermata anche da uno degli storici consulenti di Greenpeace, un esperto che si occupa di traffico di rifiuti tossici da almeno una decina di anni.
La scelta della Spagna nasce dai bassi costi che questo tipo di impianti ha rispetto a quelli tedeschi. Secondo alcuni operatori del settore - che chiedono l'anonimato - smaltire a Nerva costa all'incirca 60-70 euro a tonnellata, contro i 90 euro medi degli impianti del nord Europa. Non solo. Il trasporto via mare è sempre stato quello preferito dai broker dei rifiuti tossici, perché più discreto ed economico. «Far partire un cargo di 3000 tonnellate - racconta chi conosce il settore - costa meno di trentamila euro. Cifra decisamente più conveniente rispetto alla via terrestre verso la Germania». Ecco quindi che rispuntano i container contaminati e le navi cariche di veleni, dirette verso discariche lontane dagli occhi dell'Italia, dove si possono gestire le operazioni con la discrezione necessaria. Tutto sotto l'alta egida del ministero dell'Ambiente.
fonte: http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2011/mese/02/articolo/4185/
NO AL NUCLEARE ESISTONO LE FONTI RINNOVABILI. AMBIENTE,NATURA,DIFESA DEL PIANETA. SALUTE
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venerdì 18 febbraio 2011
giovedì 13 gennaio 2011
RIFIUTI RADIOATTIVI: SENATORI PD, GOVERNO DINI AUTORIZZO' SMALTIMENTO SEGRETO per lo stoccaggio e lo smaltimento di rifiuti radioattivi e pericolosi
''Da notizie di stampa risulterebbe l'esistenza di un documento datato 11 dicembre 1995 secondo il quale il governo italiano di allora, guidato da Lamberto Dini, avrebbe destinato una somma ingente di denaro ai servizi segreti militari, l'allora Sismi, per lo stoccaggio e lo smaltimento di rifiuti radioattivi e pericolosi. Per dare una immediata risposta all'esigenza di verita' e fare luce sulla inquietante vicenda delle navi dei veleni, le ripetute e misteriose sparizioni al largo delle coste italiane di imbarcazioni che trasportavano rifiuti tossici e che non hanno mai lanciato il may-day mentre gli equipaggi si sono stranamente volatilizzati, chiediamo che venga al piu' presto chiamato in audizione in Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti il senatore del PdL Lamberto Dini''. Lo dichiarano i senatori del Pd Vincenzo De Luca, vicepresidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attivita' illecite connesse al ciclo dei rifiuti, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.
''Se l'esistenza di questo documento e il suo contenuto venissero confermati - proseguono i senatori del Pd - dovranno essere spiegati i motivi che indussero il Governo italiano ad avvalersi dell'operato del Sismi per una vicenda inquietante che da quasi vent'anni, dopo le denunce coraggiose di Legambiente e altre associazioni, ha visto un susseguirsi di connivenze, reticenze a vari livelli e anche morti misteriose.
Occorrera' anche comprendere per quale motivo fu apposto al documento il segreto di stato, ora decaduto perche' trascorso il limite temporale dei 15 anni, e quali erano gli interessi dello Stato che potevano essere danneggiati gravemente se il documento fosse stato reso pubblico''.
''La sparizione ripetuta di navi al largo delle coste italiane e' a tutti gli effetti un capitolo opaco della recente storia italiana, caratterizzata da misteri e segreti, e che in questo caso coinvolge la salute pubblica e la tutela dell'ambiente perche' ad affondare misteriosamente nei punti piu' profondi del Mediterraneo sono state delle imbarcazioni cariche di fusti inquinanti, che hanno ridotto i mari italiani a discarica degli affari sporchi di organizzazioni criminali e forse addirittura utilizzato dallo stesso Sismi'', concludono i senatori democratici.
''Se l'esistenza di questo documento e il suo contenuto venissero confermati - proseguono i senatori del Pd - dovranno essere spiegati i motivi che indussero il Governo italiano ad avvalersi dell'operato del Sismi per una vicenda inquietante che da quasi vent'anni, dopo le denunce coraggiose di Legambiente e altre associazioni, ha visto un susseguirsi di connivenze, reticenze a vari livelli e anche morti misteriose.
Occorrera' anche comprendere per quale motivo fu apposto al documento il segreto di stato, ora decaduto perche' trascorso il limite temporale dei 15 anni, e quali erano gli interessi dello Stato che potevano essere danneggiati gravemente se il documento fosse stato reso pubblico''.
''La sparizione ripetuta di navi al largo delle coste italiane e' a tutti gli effetti un capitolo opaco della recente storia italiana, caratterizzata da misteri e segreti, e che in questo caso coinvolge la salute pubblica e la tutela dell'ambiente perche' ad affondare misteriosamente nei punti piu' profondi del Mediterraneo sono state delle imbarcazioni cariche di fusti inquinanti, che hanno ridotto i mari italiani a discarica degli affari sporchi di organizzazioni criminali e forse addirittura utilizzato dallo stesso Sismi'', concludono i senatori democratici.
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sabato 19 giugno 2010
NAVI VELENI: GREENPEACE, CONTAINER INTERRATI A EEL MA'AN IN SOMALIA
Piu' di vent'anni di traffico di rifiuti tossici e radioattivi vengono fotografati nella nuova inchiesta diffusa oggi da Greenpeace dal titolo ''Le navi tossiche: lo snodo italiano, l'area mediterranea e l'Africa''. Per la prima volta vengono diffuse foto risalenti al 1997, che dimostrano come centinaia di container di dubbia provenienza siano stati interrati nell'area portuale di Eel Ma'an in Somalia. Il porto somalo, a trenta chilometri da Mogadiscio, e' stato costruito da imprenditori italiani.
Greenpeace ha ricevuto queste fotografie da un Pubblico Ministero.
L'inchiesta elenca numerosi casi di esportazione illegale di rifiuti pericolosi: alcuni sono stati bloccati anche grazie a Greenpeace, mentre in altre occasioni questi vergognosi carichi sono spariti, a volte ''dispersi'' in mare. Di molti non si e' mai saputo nulla.
Viene tracciata anche l'evoluzione di questo traffico che, da attivita' individuali, si e' organizzato in una ''rete'' di cui nomi di persone e imprese sono spesso stati segnalati a investigatori e magistrati. ''In troppi l'hanno fatta franca - rileva l'associaziione - e il sospetto che 'la rete' operi ancora oggi non puo' non affacciarsi''. Un altro elemento nuovo riguarda il caso piu' recente della ricerca in mare, nel 2009, del presunto relitto della ''Cunski'', al largo di Cetraro. Per convalidare le osservazioni della Procura di Palmi (Reggio Calabria), nell'ottobre del 2009 il governo italiano ha utilizzato una nave per le ricerche sottomarine - Mare Oceano - di proprieta' della famiglia Attanasio. Greenpeace rende noto che ''ci sono indicazioni chiare del fatto che il Ministero britannico della Difesa abbia offerto mezzi e personale qualificato a un prezzo inferiore rispetto a quello proposto dai proprietari di Mare Oceano. La ragione per cui l'offerta britannica sarebbe stata rifiutata rimane ignota, cosi' come i termini del contratto della Mare Oceano, mentre e' noto che Diego Attanasio e' coinvolto nel caso 'Mills-Berlusconi''.
Come denunciato dall'Agenzia Europea dell'Ambiente in un rapporto del 2009, il traffico illegale di rifiuti tossici e' un problema ancora rilevante. L'Agenzia sostiene che la Convenzione di Basilea, che impone il divieto dell'export di rifiuti tossici tra Paesi OCSE e non-OCSE, e' ben lontana dall'essere pienamente applicata.
Greenpeace ha ricevuto queste fotografie da un Pubblico Ministero.
L'inchiesta elenca numerosi casi di esportazione illegale di rifiuti pericolosi: alcuni sono stati bloccati anche grazie a Greenpeace, mentre in altre occasioni questi vergognosi carichi sono spariti, a volte ''dispersi'' in mare. Di molti non si e' mai saputo nulla.
Viene tracciata anche l'evoluzione di questo traffico che, da attivita' individuali, si e' organizzato in una ''rete'' di cui nomi di persone e imprese sono spesso stati segnalati a investigatori e magistrati. ''In troppi l'hanno fatta franca - rileva l'associaziione - e il sospetto che 'la rete' operi ancora oggi non puo' non affacciarsi''. Un altro elemento nuovo riguarda il caso piu' recente della ricerca in mare, nel 2009, del presunto relitto della ''Cunski'', al largo di Cetraro. Per convalidare le osservazioni della Procura di Palmi (Reggio Calabria), nell'ottobre del 2009 il governo italiano ha utilizzato una nave per le ricerche sottomarine - Mare Oceano - di proprieta' della famiglia Attanasio. Greenpeace rende noto che ''ci sono indicazioni chiare del fatto che il Ministero britannico della Difesa abbia offerto mezzi e personale qualificato a un prezzo inferiore rispetto a quello proposto dai proprietari di Mare Oceano. La ragione per cui l'offerta britannica sarebbe stata rifiutata rimane ignota, cosi' come i termini del contratto della Mare Oceano, mentre e' noto che Diego Attanasio e' coinvolto nel caso 'Mills-Berlusconi''.
Come denunciato dall'Agenzia Europea dell'Ambiente in un rapporto del 2009, il traffico illegale di rifiuti tossici e' un problema ancora rilevante. L'Agenzia sostiene che la Convenzione di Basilea, che impone il divieto dell'export di rifiuti tossici tra Paesi OCSE e non-OCSE, e' ben lontana dall'essere pienamente applicata.
venerdì 14 maggio 2010
Navi dei veleni: scovate le prove
Il capitano Natale De Grazia aveva individuato la rotta giusta: ben 180 affondamenti sospetti (Adriatico, Ionio e Tirreno). Lo hanno ammazzato gli apparati italici di sicurezza, vale a dire lo Stato che poi gli ha conferito una medaglia d’oro al valore per tentare di smacchiarsi la coscienza. Correva l’anno 1995, per l’esattezza a cavallo fra il 12 e 13 dicembre. L’amico Francesco Neri, magistrato integerrimo e generatore in quel periodo remoto dell’inchiesta sulle navi dei veleni rischia grosso dopo la recente bomba a Reggio Calabria. Lui non ha neppure la scorta. Non è un politicante da strapazzo e non tesse affari con le mafie intercontinentali. A me la tutela della Polizia di Stato è stata assegnata il 22 dicembre 2009 dal ministero dell’Interno. Non l’avevo richiesta e volentieri ne faccio a meno, purché sia tutelata effettivamente la mia famiglia. Da alcuni mesi ci stanno pressando in ogni modo e avvertiamo il loro fiato sul collo. A distanza di dieci mesi non sappiamo nulla in merito alle indagini giudiziarie sugli attentati del 2009. Ora ignoti nottetempo hanno manomesso l’auto di famiglia. E’ un segnale? Cosa vogliono dirmi? Sempre nella stessa nottata ignoti hanno rubato l’auto ad un caro amico nonché collaboratore di Terra Nostra. Scusi Berlusconi, ma che razza di tutela è se siamo effettivamente in balia degli eventi e in anticipo conoscono i miei spostamenti nonché i punti deboli di persone care? Tranquilli boiardi di stato. La famigerata inchiesta sulle “navi dei veleni” è in dirittura d’arrivo, autofinanziata in toto. La mole di scoperte e di materiali faticosamente analizzati sul campo, i riscontri in mare, gli impedimenti governativi, le barriere istituzionali hanno allungato i tempi prefissati a dicembre. A fine settembre sarà pubblicato il rovente dossier. Sia ben chiaro: le navi a perdere hanno ormai superato quota 200; e non sono relitti bellici della prima o seconda guerra mondiale. Abbondano i container colmi di rifiuti chimici oltre a scorie radioattive e quant’altro la bulimia del profitto a tutti i costi ha saputo realizzare sulla pelle degli ignari esseri umani. L’ultimo riscontro probante smaschera il professor avvocato Gaetano Pecorella, gran sodale del presidente del consiglio Silvio Berlusconi, ma soprattutto presidente della commissione “ecomafie”. Vale a dire il garante ambientale e sanitario dei cittadini. In questo caso difesa a parole, poiché lo stesso Pecorella aiuta in realtà gli ecomafiosi. Da alcuni mesi ho stabilito un contatto con la segreteria dell’ammiraglio Raimondo Pollastrini, comandante generale della Guardia costiera. Non è possibile intervistarlo personalmente, forse si fa prima con il presidente Napolitano o magari con l’unto del signore. L’alto graduato pretende le domande prima del colloquio. Incredibile. Comunque, sono stati sottoposti 23 quesiti in materia di inabissamenti nel Mediterraneo. Risposte? Nessuna. Il 10 maggio in Roma a Maricogecap non c’era nessun ufficiale per fare il punto della situazione. A stento sono riuscito a colloquiare telefonicamente con il comandante Vittorio Alessandro. Addirittura a Reggio Calabria, tale Antonio Ranieri, in forza alla direzione marittima mi ha impedito di visionare il registro pubblico dei sinistri in mare. Caso unico in tutte le guardie costiere d’Italia. Cosa nasconde questo ufficiale reo del disastro a base di idrocarburi di nave Eden V? La censura non è altro che il modo concreto per il discorso dell’ordine di travestire, escludere, eludere o negare quei contenuti che rischierebbero di mettere in pericolo la sua legittimità, le sue certezze, il suo potere. Vero ministri in carica ancora per poco? Che singolare coincidenza. Stanotte l’ennesima sorpresa intimidatoria, mentre il ministro Prestigiacomo – rea di aver insabbiato il fenomeno a Cetraro – non ha accettato il contraddittorio pubblico nella televisione ormai controllata dal boss di Arcore. Attenzione, per dirla con Brecht: “il nemico marcia alla nostra testa”.
fonte:italiaterranostra.it
fonte:italiaterranostra.it
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mercoledì 23 settembre 2009
NAVI DEI VELENI: REGIONI CHIEDONO INTERVENTO PRESIDENZA CONSIGLIO
Trovare tutte le ''navi dei veleni' e bonificarle dai rifiuti nocivi, affondati nel Mediterraneo, e' di primario interesse nazionale e per questo deve occuparsene subito la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questa richiesta e' partita dalla ''Commissione ambiente e protezione civile'' degli assessori regionali, coordinata da Silvio Greco, che si e' riunita oggi presso la Delegazione di Roma della Regione Calabria. Nell'incontro tutti i rappresentanti regionali, all'unanimita', hanno concordato che dopo la scoperta della nave affondata dalla ''ndrangheta davanti alle coste di Cetraro (Cs) si e' aperta una questione nazionale: quella sia di fare piena luce sul traffico criminale di rifiuti tossici, nocivi e radioattivi smaltiti in tutto il Mediterraneo, sia di intervenire per bonificare i relitti. Per questo gli assessori hanno chiesto al presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, di inserire la questione nell'agenda del confronto con il Governo e di ''attivarsi per fissare un rapido incontro con il Ministro dell'Ambiente'', proprio perche' il problema ''non e' dei territori rivieraschi, ma dell'Italia''.
''E' chiaro - ha dichiarato l'assessore all'ambiente della Calabria, Silvio Greco - che i traffici illeciti di rifiuti hanno una filiera lunghissima di responsabilita', che attraversa territori e confini. La cosa di cui ho paura e' il silenzio che abbiamo riscontrato su questa vicenda.'' ''Dobbiamo forzare il Governo ad una decisione, che coinvolga anche l'Unione Europea - ha concluso Greco -, perche' e' l'intero Mediterraneo, dall'Adriatico al Tirreno dal Canale di Sicilia all'Egeo, ad essere coinvolto nell'inabissamento delle navi dei veleni, che potrebbero essere una trentina''.
Per Vincenzo Santochirico, assessore della Regione Basilicata, il Governo deve intervenire immediatamente perche' la situazione del Tirreno non deve rimanere irrisolta, in quanto si rischia di creare un dannosissimo effetto di sfiducia, anche psicologica, che potrebbe portare al blocco di importanti attivita' economiche come la pesca ed il turismo.
''E' chiaro - ha dichiarato l'assessore all'ambiente della Calabria, Silvio Greco - che i traffici illeciti di rifiuti hanno una filiera lunghissima di responsabilita', che attraversa territori e confini. La cosa di cui ho paura e' il silenzio che abbiamo riscontrato su questa vicenda.'' ''Dobbiamo forzare il Governo ad una decisione, che coinvolga anche l'Unione Europea - ha concluso Greco -, perche' e' l'intero Mediterraneo, dall'Adriatico al Tirreno dal Canale di Sicilia all'Egeo, ad essere coinvolto nell'inabissamento delle navi dei veleni, che potrebbero essere una trentina''.
Per Vincenzo Santochirico, assessore della Regione Basilicata, il Governo deve intervenire immediatamente perche' la situazione del Tirreno non deve rimanere irrisolta, in quanto si rischia di creare un dannosissimo effetto di sfiducia, anche psicologica, che potrebbe portare al blocco di importanti attivita' economiche come la pesca ed il turismo.
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