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lunedì 26 settembre 2011

vene varicose: SCHIUMATERAPIA EFFICACE COME LASER MA FA MENO MALE

''Schiumaterapia'' per combattere le vene varicose: ha la stessa efficacia del trattamento laser, ma costa un quarto ed e' meno dolorosa. La tecnica, chiamata ''scleroterapia con schiuma'' - che consiste nell'iniezione di una sostanza schiumosa nella vena che, dopo averne infiammato il rivestimento interno, finisce col sigillarla - e' stata realizzata dai ricercatori dell'Imperial College di Londra (Gran Bretagna), che l'hanno presentata durante il convegno annuale della Societa' Vascolare Europea, tenutosi ad Atene dal 22 al 25 settembre 2011.

Nel corso della ricerca condotta su 100 partecipanti che soffrivano di vene varicose gli esperti hanno confrontato la validita' della ''schiumaterapia'' con quella della terapia laser rilevando, a parita' di efficacia di trattamento, che la scleroterapia risulta meno dolorosa, quattro volte piu' economica e, inoltre, consente ai pazienti di riprendere prima le attivita' quotidiane.

mercoledì 11 maggio 2011

vino rosso : ANTIRUGGINE PER VENE, EVITA DANNI PASTI MOLTO GRASSI

Il vino protegge dalla circolazione nel sangue di grassi ''degenerati''. Lo sostiene uno studio italiano dell'Inran, l'ente pubblico italiano per la ricerca in materia di alimenti e nutrizione pubblicato sul British Journal of Nutrition.

I ricercatori italiani, in collaborazione con il Centro ricerca e innovazione della Fondazione Edmund Mach- Istituto Agrario di San Michele all'Adige e con il Dipartimento di Scienze Biochimiche dell'Universita' Sapienza di Roma, hanno condotto uno studio pilota per valutare la capacita' del vino rosso di ridurre l'aumento nel sangue dei grassi ossidati dopo un pasto molto ricco.

Lo studio e' stato effettuato su un campione di 12 volontari sani, 6 uomini e 6 donne, tra 24 e 35 anni, a cui e' stato chiesto di mantenere la dieta abituale e di non prendere medicine o supplementi vitaminici. I soggetti, hanno mangiato un doppio cheeseburger di 200g con 300ml di acqua. Dopo 2 settimane l'esperimento e' stato ripetuto e il pasto e' stato accompagnato con 300 ml di vino rosso.

''Dai dati dello studio- afferma Fausta Natella, ricercatrice Inran che ha condotto lo studio - e' emerso che il consumo di vino rosso durante il pasto ha prevenuto l'aumento nel sangue dei prodotti di perossidazione lipidica, sia lipidi idroperossidi che ossidi del colesterolo, che si e' osservato invece dopo il consumo del pasto con acqua. Questi composti possono avere effetti negativi sulla salute''.

mercoledì 4 agosto 2010

cancro : Chiudere le dighe e rafforzare gli argini. Ecco la nuova strategia contro i tumori

Uno studio italiano spiega perché i vasi sanguigni sono un punto cruciale della lotta ai tumori e come si formano le anomalie, aprendo la strada a nuove terapie.

L'angiogenesi non è più un mistero. Che questo processo che porta alla formazione di nuovi vasi sanguigni sia una fase cruciale dello sviluppo di un tumore è ormai un fatto noto non soltanto a medici e ricercatori, ma anche a molti pazienti e familiari che toccati dalla malattia hanno deciso di capirne qualcosa di più. Ora, uno studio italiano pubblicato sulla rivista Developmental Cell individua uno dei meccanismi responsabili delle anomalie e dell’alterata organizzazione del sistema vascolare tumorale. La scoperta, realizzata da un team di ricerca dell'Ifom (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare), apre la strada a nuove strategie terapeutiche che potrebbero affiancare e potenziare l’azione dei farmaci antiangiogenetici utilizzati finora.

LE «AUTOSTRADE» DEL TUMORE - Ecco, in breve, come funziona l’angiogenesi. La massa tumorale molto presto comincia a stimolare nuove strutture vascolari, a partire da quelle dell’organismo ospite, per rifornirsi così di ossigeno e di nutrienti. Inoltre, una volta che il sistema vascolare del tumore si è organizzato, le cellule cancerose utilizzano i vasi come «autostrade» attraverso le quali immettersi nel flusso sanguigno e dare inizio al viaggio che le disseminerà in giro per il corpo, dando origine nei diversi organi alle metastasi. Per queste ragioni negli anni si è sviluppata una precisa strategia di attacco: interferire con la formazione dei vasi nel tumore per inibire da un lato la sua crescita e dall’altro la formazione di metastasi. Tuttavia questa strategia seppur efficace non ha dimostrato di essere ancora risolutiva.

VASI SANGUIGNI COME I FIUMI - «Quello che diversi studi hanno dimostrato di recente è che bisogna guardare non soltanto alla quantità ma anche alla qualità dei vasi che si formano all’interno del tumore» spiega Elisabetta Dejana, responsabile del programma di ricerca di angiogenesi dell’Ifom. Nel momento in cui i nuovi vasi penetrano nel tumore, infatti, questi cambiano le loro normali caratteristiche: diventano molto irregolari e non si distinguono chiaramente le arterie dalle vene. Si tratta di vasi molto fragili e permeabili, che possono facilmente dare origine a emorragie o permettono la fuoriuscita di liquidi che si accumulano nel tessuto tumorale provocando gonfiori e compressioni. In queste circostanze il flusso sanguigno risulta alterato, si creano zone di necrosi e il trasporto e la diffusione dei farmaci chemioterapici all’interno della massa tumorale è fortemente ostacolato. «Se si pensa a un fiume - continua Dejana - quando gli argini sono ben costruiti, alti e fortificati è difficile che avvengano esondazioni e l'irrigazione dei terreni avviene correttamente. Quando invece gli argini sono deboli e discontinui, le acque del fiume possono straripare, l’irrigazione è alterata ed è più facile accedere al suo alveo dall’esterno. Allo stesso modo, i vasi irregolari e altamente permeabili presenti nei tumori non solo sono emorragici, ma offrono una resistenza molto bassa all’entrata in circolo delle cellule cancerose e alla loro disseminazione».

IL NUOVO STUDIO - Fino a oggi non era chiaro chi fossero tutti i responsabili di un’organizzazione così anomala delle strutture vascolari tumorali, ma la nuova scoperta realizzata dal team Ifom rappresenta un passo significativo per inquadrare nel mirino alcuni colpevoli. «Abbiamo individuato una particolare famiglia di proteine, le Wnt, che controlla la formazione dei nuovi vasi sanguigni - chiarisce Monica Corada, primo autore dello studio e ricercatrice Ifom -. Quando questi attori del processo di vascolarizzazione non agiscono in maniera controllata i vasi che si originano sono anomali e molto più fragili. Ora, finalmente, abbiamo precisi bersagli terapeutici con cui interferire per regolarizzare la vascolatura». Le terapie che bloccano la vascolarizzazione del tumore restano ovviamente valide, ma - secondo i ricercatori - può essere rilevante, soprattutto quando il tumore è in fase avanzata, anche stabilizzare e normalizzare i vasi per favorire una migliore diffusione dei farmaci all’interno della massa tumorale e contribuire a prevenire o fermare le metastasi. L’obiettivo, insomma, è arrivare a identificare la combinazione ideale di diversi trattamenti così da intervenire in maniera sempre più mirata e specifica sui diversi tipi di cancro a seconda delle loro caratteristiche e del loro stadio di progressione.
fonnte: corriere.it

giovedì 27 maggio 2010

INFARTO : STAMINALI ESTRATTE DA 'FRAMMENTI' DI VENA CURANO DANNI INFARTO

Hanno isolato cellule staminali da frammenti di vene ''avanzate'' da interventi chirurgici di bypass e sono riusciti, per ora solo nei topi, a far ricrescere vasi sanguigni danneggiati dall'infarto. E' coordinato dall'italiano Paolo Madeddu, dell'Universita' di Bristol, lo studio pubblicato su Circulation che potrebbe permettere l'uso di staminali adulte per rigenerare i tessuti cardiaci. ''Questa e' la prima volta che qualcuno e' stato in grado di estrarre staminali da sezioni di vena avanzate da operazioni di bypass cardiaco'', afferma Madeddu. Durante gli interventi di bypass, i chirurghi prelevano infatti parti di vene dalla gamba, necessarie ad 'aggirare' un vaso sanguigno ostruito che ostacola l'afflusso di sangue e ossigeno al cuore, piu' lunghe di quelle necessarie. Da queste sezioni, il team di Madeddu ha estratto staminali iniettate con successo su topi con danni cardiovascolari.

domenica 24 gennaio 2010

INNESTI VENOSI NATURALI PIU' SICURI DI QUELLI SINTETICI

Innesti venosi artificiali o naturali? Stando a uno studio pubblicato sul Journal of Vascular Surgery le vene ''naturali'' sarebbero piu' adatte per realizzare innesti aortici rispetto alle vene sintetiche, meno resistenti e piu' a rischio di infezione. Patrick Clagett - responsabile del reparto di chirurgia vascolare dell'Universita' del Texas Southwestern (Usa) e principale autore dello studio - ha sviluppato una nuova tecnica chiamata NAIS (neo-aortoiliac system) che aiuta a curare le infezioni degli innesti aortici: attraverso questa metodica l'arteria infetta viene sostituita con un segmento di vena presa dalla coscia del paziente in trattamento.

''Dal momento che effettuiamo questa operazione dal 1990, i dati che abbiamo accumulato nel corso degli anni hanno messo in evidenza che questa procedura e' di gran lunga superiore alle altre. Quando usiamo tessuti dello stesso paziente per costruire un nuovo innesto, si hanno meno probabilita' che si formino coaguli all'interno della vena innestata e meno probabilita' che si sviluppino nuovi trombi''.

Gli innesti aortici, spiegano gli studiosi, sono necessari soprattutto per trattare le malattie arteriose periferiche - condizioni in cui la circolazione del sangue si riduce, e che hanno spesso come unica cura l'intervento chirurgico - e gli aneurismi aortici. In alcuni casi si procede all'autotrapianto di vasi sanguigni; in altri casi si utilizzano vene artificiali: dallo studio e' emerso che le infezioni dovute agli innesti aortici sintetici sono piu' frequenti, pari a circa il 2-3% dei casi, molti dei quali possono portare a gravi complicazioni e alla morte.

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