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martedì 6 novembre 2012

NUCLEARE ITALIA :Un nuovo carico di materiale radioattivo in transito sul territorio del nord Italia

 Un nuovo carico di materiale radioattivo in transito sul territorio del nord Italia. Il carico arriva dal deposito Avogadro di Saluggia, in provincia di Vercelli, dove si trovano ancora stoccate circa 30 tonnellate di rifiuti radioattivi.

Si tratta di 10 lamine di MTR, un combustibile irraggiato proveniente da attività di ricerca condotte nella centrale nucleare sperimentale olandese di Petten, attese a Trieste per poi essere spedite via nave negli USA, per il programma di rimpatrio del materiale nucleare strategico appoggiato dall’amministrazione di Barack Obama.

Ancora sconosciuta la data esatta del transito del convoglio: il trasporto sarebbe dovuto avvenire questa mattina all’alba, ma è stato rinviato a data da destinarsi a causa di alcuni problemi organizzativi. I sindaci dei comuni interessati dal passaggio dell’autotreno saranno avvisatoi solo all’ultimo momento.

Il trasporto, in ogni caso, dovrebbe avvenire in una notte di questa settimana. Il trasporto del materiale radioattivo percorrerà l’A4 di notte su un autotreno che per motivi di sicurezza non potrà interrompere la corsa, seguito da circa una quindicina di mezzi di scorta che lo accompagneranno lungo tutto il percorso.

sabato 26 marzo 2011

centrali nucleari in Italia : Centrale Nucleare del Garigliano, è silenzio!

Gli occhi del mondo sono rivolti verso la Libia, scenario dell'ultimo conflitto dalle dimensioni planetarie. Già sembrano sfumare alla mente, le immagini apocalittiche del terremoto giapponese e delle sue catastrofiche conseguenze. Oggi le notizie corrono in rete ad una velocità spaventosa, restano impresse solo quelle che davvero scuotono le coscienze. Tutto scorre freneticamente, in modo vertiginoso, diventando "vecchio" dopo poche ore. Notizie apparentemente minori, ma al tempo stesso, di notevole impatto, restano invece sottaciute, proprio perchè non riescono ad essere imbavagliate dalla rete, per un fattore di casualità o per strategica scelta. E' il caso di ciò che sta avvenendo sul Garigliano, nella centrale atomica dismessa (*), argomento di forte attualità dopo la sciagura avvenuta nel paese del sol levante. Da settimane si vedono grossi movimenti intorno alla centrale, oggetto di lavori interni, per mettere a definitiva dimora una grande quantità di scorie nucleari. Su tali interventi, c'è un assoluto e preoccupante mistero. A nessuno è permesso di entrare per visionare ciò che realmente sta accadendo all'interno del complesso nucleare. La popolazione locale, vorrebbe una maggior informazione in merito. Solo qualche giorno or sono, c'è stato il serio rischio di allagamento della centrale, con tutti i pericolosi rischi del caso, per lo straripamento del fiume Garigliano, a seguito delle abbondanti piogge. Anche di questo minaccioso accadimento, stranamente, non se ne è parlato più di tanto. A livello nazionale si è deciso di sospendere la decisione in merito alla realizzazione di nuove centrali atomiche. Nulla ahimè si conosce, circa la sorte di quelle in disuso, nello specifico di quella che insiste sul territorio di Sessa Aurunca. Penso che la popolazione campana, nello specifico quella casertana, abbia già dato in termini di qualità dell'ambiente. Si faccia chiarezza, alla luce del sole!

(*) La centrale del Garigliano è una centrale nucleare che sorge in un'ansa del fiume Garigliano, nel comune di Sessa Aurunca (CE). L'impianto, di tipo BWR, fu costruito tra il 1960 e il 1963 dalla General Electric su commissione della SENN (Società Elettro Nucleare Nazionale) del gruppo IRI-Finelettrica. Il reattore, della potenza di 160 MWe, raggiunse la prima criticità il 5 giugno 1963. Basato su una configurazione impiantistica eccessivamente complicata (presto abbandonata dalla stessa General Electric), il reattore del Garigliano ebbe un funzionamento discontinuo, finché nel 1978 venne fermato a causa di un guasto tecnico a un generatore di vapore secondario. Considerato il costo dell’intervento di sostituzione, nel 1981 l’ENEL (subentrata alla SENN nel 1965) decise di non riavviare più la centrale, in considerazione della breve vita residua dell’impianto. Nel novembre 1999 la proprietà della centrale - così come per le altre tre centrali nucleari italiane - è stata trasferita a SOGIN. Il programma predisposto da SOGIN punta al totale smantellamento dell’impianto e al ripristino ambientale dell’area entro il 2016.
Articolo di Angelo D'Amore.
fonte: http://liberalvox.blogspot.com/2011/03/centrale-nucleare-del-garigliano-il.html

lunedì 13 settembre 2010

cENTRALI NUCLEARI IN ITALIA : Quando le centrali nucleari italiane saranno finite mancherà l’uranio


La prima pietra delle centrali nucleari italiane sarà posata entro tre anni, dice il primo ministro Berlusconi. Non ha specificato quando sarà posata l’ultima: facciamo nel 2020, salvo soprassalti di buonsenso nazionale?

Ebbene, per quella data l’uranio sarà probabilmente merce rara: chi ha pianificato la nascita di nuove centrali non ha tenuto conto della guerra fredda. O meglio, della fine degli approvvigionamenti di uranio provenienti dallo smantellamento dell’arsenale bellico sovietico.

Lo scrive l’agenzia di stampa Reuters citando Adam Schatzke, un analista del gruppo finanziario RBC Capital Markets analyst. E’ un’ulteriore pietra tombale collocata sui sogni atomici di energia a buon mercato.

L’articolo di Reuters verte sul luminoso futuro che si prospetta per le miniere d’uranio canadesi. Ma la situazione che fa da sfondo riguarda ovviamente il mondo intero.

Il punto di partenza è la cosiddetta rinascita nucleare, ossia il risveglio di interesse per l’energia nucleare: l’unica risposta – a mio avviso incongrua e debole – che i politici sanno dare all’imminente picco del petrolio e forse anche del carbone.

I 440 reattori nucleari in funzione in tutto il mondo necessitano di circa 69.000 tonnellate di uranio all’anno ma, se tutte le nuove centrali nucleari di cui ora si parla andassero davvero in porto, nel 2030 per alimentarle sarebbe necessaria una quantità di uranio all’incirca doppia di quella attuale.

L’epicentro della rinascita nucleare è l’Asia. La Cina pensa di raddoppiare entro il 2020 la capacità di produrre energia nucleare, e l’India di quadruplicarla entro la stessa data.

Però verso il 2013 la Russia avrà finito di smantellare l’arsenale atomico degli anni della guerra fredda, che ha finora assicurato abbondanti approvvigionamenti di uranio.

Questo creerà un crescente “buco” nella disponibilità di uranio che per il 2020 sarà arrivato a 100 milioni di libbre all’anno, circa 37.000 tonnellate. Ovvero: quando l’Italia si approssimerà al banchetto nucleare, la tavola sarà già sparecchiata.

Su Reuters Canada il futuro degli approvvigionamenti di uranio per le centrali nucleari

fONTE: http://www.blogeko.it/2010/postumi-della-guerra-fredda-quando-le-centrali-nucleari-italiane-saranno-finite-manchera-luranio/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+Blogeko+%28Blogeko.info%29&utm_content=Google+Reader

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martedì 31 agosto 2010

scorie nucleari in Italia: fissata la scaletta, a settembre il deposito scorie


Il governo ha fissato la scaletta delle tappe per il ritorno del nucleare in Italia. Il primo passo è la scelta dei siti per le scorie, che si dovrebbero conoscere entro il 23 settembre. A ottobre Palazzo Chigi presenterà il suo piano, che negli intendimenti di partenza prevede la realizzazione di 4 centrali. A gennaio 2011 dovrebbe essere poi pronto il decreto governativo per le domande degli operatori che intendono costruire gli impianti, con l’individuazione delle relative aree. L’idea di fondo è quella di preferire le zone costiere, anche perché le centrali necessitano di grandi quantitativi di acqua per il loro funzionamento.

La notizia ancora una volta ha messo in agitazione governatori regionali e comunità. Undici Regioni hanno anche presentato un ricorso alla Corte costituzionale, contro la legge del Parlamento (la n.99 del 2009) che ha delegato al governo l’intero pacchetto sul nucleare. A giugno i giudici hanno tuttavia rigettato le richieste, dichiarando i rilievi in parte inammissibili e in parte infondati. Nel ricorso era stata contestato il mancato rispetto della norma costituzionale che in tema di energia (anche nucleare) e di tutela del teritorio vuole che le scelte rientrino in un accordo tra Stato e Regioni.

In Italia la produzione dell’energia nucleare era stata abbandonata nel 1987, dopo un referendum popolare. Gli elettori si erano espressi negativamente, anche sotto la paura derivata dall’incidente di Chernobyl (Ucraina) dell’anno precedente. L’anno passato la decisione del governo Berlusconi di reintrodurre le centrali, dopo un accordo di collaborazione con la Francia, accolto tuttavia con scarso entusiasmo, se non con aperto dissenso, nella maggior parte del Paese. Anche dopo aver incassato il pronunciamento a esso favorevole della Consulta, il governo ha ribadito la volontà di aprire il confronto con le Regioni. Tutto però – ha precisato Saglia – va chiuso entro il 2013. Una frase che sembra voler dire che in caso di mancato accordo il governo metterebbe in campo i poteri sostitutivi, consentiti proprio dalla legge delega dell’anno passato.

Tra le regioni candidate a ospitare uno degli impianti c’è sempre la Sardegna. In questi anni le cronache hanno spesso parlato di una scelta che sarebbe dovuta cadere su un’area vicina a Oristano. Le ultime notizie danno per possibile invece un sito nel Sulcis-Iglesiente, nell’area militare di Teulada.
fonte: http://www.9online.it/

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lunedì 8 febbraio 2010

scorie radiattive: in Europa prodotti ogni anno 40 mila metri cubi di rifiuti radioattivi

Sono 40mila i metri cubi di rifiuti radioattivi prodotti ogni anno nell'Unione Europea a 25 di cui una parte arriva dalle centrali nucleari e una parte e' prodotta dal settore della ricerca, dal settore medico, tra cui la diagnostica medica o le terapie per curare i tumori, e da alcuni settori industriali. A tracciare il complesso quadro europeo sulla quantita' di rifiuti radioattivi prodotti ogni anno in Ue e' Stefano Monti, ingegnere nucleare, Responsabile della definizione dei programmi di ricerca e sviluppo sul nucleare da fissione dell'Enea e presidente di Siet.
"L'eventuale impatto ambientale prodotto da una centrale nucleare -afferma Monti- deriva principalmente dalla gestione dei rifiuti radioattivi. L'emissione di radioattivita' nell'ambiente circostante, durante il normale funzionamento di un impianto nucleare, e' irrilevante, in quanto inferiore al fondo naturale, cioe' alla radioattivita' naturale, e non esistono emissioni di altra natura che possano avere un impatto ambientale. E per dare la dimensione del problema dei rifiuti radioattivi, ogni anno vengono prodotti circa 40.000 m3 di rifiuti radioattivi, pari a 90 cm3 per persona, nell'Unione Europea a 25, dove l'energia nucleare contribuisce per circa il 31% del fabbisogno complessivo di energia elettrica nel 2009".

"La maggior parte di questi rifiuti, circa 36.000 m3 per anno, -continua Monti- sono rifiuti a bassa e media attivita', la cui radioattivita' decade a valori trascurabili nel giro di qualche secolo. La quantita' rimanente, circa 4.000 m3 per anno, e' invece rappresentata da rifiuti a bassa e alta attivita' ma a lunga vita, la cui radioattivita' cioe' impiega da migliaia a centinaia di migliaia di anni per decadere a valori trascurabili. E come dato di paragone, bisogna ricordare che ogni anno in Europa si producono 1.000 milioni di metri cubi di rifiuti industriali di cui 10 milioni di metri cubi di rifiuti industriali tossici che non sono meno pericolosi di quelli nucleari per la salute dell'uomo e dell'ambiente".

"Se vogliamo paragonare la quantita' di rifiuti prodotti dal nucleare con quella prodotta da altre fonti energetiche, tenendo conto dei rifiuti radioattivi di bassa, media e alta attivita', il nucleare -spiega ancora Monti- produce circa 0,055 cm3 di rifiuti radioattivi per kWh contro, ad esempio, 0,18 kg di rifiuti solidi non radioattivi per kWh prodotto da carbone o lignite, questo pero' e' il valore medio, in alcuni Paesi infatti si arriva anche a 0,25 kg/kWh e oltre".

Ma quale scenario si apre per i rifiuti nucleari ad alta attivita' con le centrali che si dovrebbero realizzare in Italia? "Il programma nucleare italiano prevede la prima centrale nucleare connessa alla rete verso il 2020, se immaginiamo al lavoro 10 reattori Epr, cioe' i reattori previsti dall'accordo siglato tra Enel e Edf, al lavoro al 2030 e per 60 anni, capaci di fornire tra il 25% ed il 30% di energia elettrica rispetto al fabbisogno italiano, la quantita' di rifiuti ad alta radioattivita' che sarebbe prodotta sarebbe pari ad un cubo dal lato di 31 metri".

Riguardo la gestione dei rifiuti alta attivita' radioattiva, l'esperto dell'Enea ricorda che "per isolare, come serve, questi rifiuti per migliaia e centinaia di migliaia di anni, e' necessario ricorrere a barriere naturali, come le formazioni geologiche ad elevata profondita' (600-800 metri e oltre), che devono presentare adeguate caratteristiche di stabilita' e impermeabilita', in grado di assicurare l'isolamento del rifiuto dalla biosfera per periodi paragonabili all'eta' del giacimento, solitamente milioni di anni".

Siti che garantiscono queste caratteristiche "sono i giacimenti salini e argillosi e alcuni tipi di rocce granitiche" afferma ancora Monti, sottolineando che "nell'Unione Europea si discute da tempo della possibilita' di individuare un sito geologico comune, ma il discorso e' ancora a uno stadio preliminare per motivi prevalentemente di consenso pubblico".

"Considerato il volume limitato di rifiuti ad alta attivita' e lunga vita, -continua l'esperto dell'Enea- questa e' la soluzione che molti Paesi europei considerano praticabile".

"Nel 7° Programma Quadro -conclude ancora Monti- la Commissione Europea ha previsto fondi ingenti per i programmi di ricerca comunitari per lo smaltimento geologico e per i programmi su 'Partitioning' e 'Transmutation', che hanno l'obiettivo, tra l'altro, di minimizzare drasticamente la produzione di rifiuti ad alta attivita' nei reattori nucleari di futura generazione, quali la Generation IV e Accelerator Driven System".

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