Ideata da un giornalista che si occupa di medicina per la Bbc, prevede abbuffate per cinque giorni alla settimana e digiuno per due
In Gran Bretagna, Paese dal quale arriva, la chiamano la "5/2" , ma è stata ribattezzata anche "dieta intermittente", perchè alterna grandi abbuffate a ferrei digiuni. Ad idearla è stato un giornalista (ed ex obeso), Michael Mosley , che si occupa di medicina per la Bbc e ha scritto anche un libro, FastDiet , dedicato al tema.
Cosa prevede? A spiegarlo è la coautrice del volume, destinato a diventare un best seller, Mimi Spencer, che al Time sha spiegato: "Ti limiti a due giorni non consecutivi di digiuno e il peso si smaltisce in fretta e senza fatica". La dieta appare quanto mai elastica, non solo per la distribuzione delle "mangiate" nell'arco della settimana, ma anche dei singoli pasti nell'arco di una sola giornata: è infatti possibile suddividere le calorie complessive ammesse in più spuntini, ripartirle solo tra pranzo e cena, o consumarle tutte insieme in un unico pasto, molto abbondante, una sola volta al giorno.
Come spesso accade nei Paesi nordici, le proteine sono vivamente consigliate, ma in questo caso accompagnate anche da frutta e verdura. Seguendo questo regime alimentare intermittente, Mosley è convinto che si possa tagliare un bel po' di calorie (e precisamente 500 per le donne e 600 per gli uomini) semplicemente stando a digiuno per due giorni alla settimana. La prova vivente del successo della "5/2" sarebbe lo stesso giornalista che ha avuto modo di raccontare come lui stesso si sia dovuto mettere a "stecchetto" dopo che il suo medico gli aveva fatto notare gli elevati livelli di glucosio e colesterolo nel sangue.
Ispirandosi ad un trend in voga negli Usa, quello delle diete ipocaloriche, Mosley è andato a ricercare esempi illustri dal passato, scomodando i nostri antenati: loro - secondo il giornalista della Bbc - alternavano grandi mangiate, quando tornavano dalla caccia, a periodi di digiuno, in attesa di trovare nuove prede. Il successo di pubblico della sua teoria è confermato dai dati d'ascolto di un documentario, sempre sulla Bbc, dal titolo "Eat, Fast and Live Longer", andato in onda in agosto, nel pieno delle Olimpiadi, con notevoli ascolti.
Come molte diete non esattamente "tradizionali", anche questa ha sollevato più di un dubbio negli esperti di nutrizione: i digiuni non sono mai visti di buon occhio da chi si occupa di alimentazione, che ricorda come il salto dei pasti debba essere limitato al massimo ad una giornata, perchè ha come effetto un affaticamento del fegato, del cervello e conseguenze anche sui globuli rossi. Infine, perplessità sono state mostrate anche dal National Health Service , il servizio sanitario britannico, che ha sottolineato il rischio di un aumento di irritabilità, ansia, disidratazione e alitosi.
fonte:http://scienza.panorama.it/salute/alimentazione/Diete-l-ultima-novita-si-chiama-5-2-e-arriva-dalla-Gb
NO AL NUCLEARE ESISTONO LE FONTI RINNOVABILI. AMBIENTE,NATURA,DIFESA DEL PIANETA. SALUTE
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martedì 12 marzo 2013
giovedì 3 gennaio 2013
Alcohol Calorie Calculator: Per dimagrire davvero dite no all'alcol
Spesso sottovalutate le calorie dei drink. Online uno strumento per calcolarle con il tempo necessario per smaltireSolo un paio di bicchieri, o magari di più: in ogni caso i drink alcolici apportano più calorie di quanto tendiamo a immaginare. Secondo gli esperti di nutrizione i consumatori d’alcol sottovalutano regolarmente le chilocalorie dei propri drink. In Inghilterra si corre ai ripari, con semplici calcolatori di calorie alcoliche.
SECONDE SOLO AI GRASSI - L’apporto calorico dell’alcol è secondo in classifica solo dopo a quello dei grassi: contiene 7 kcal per grammo, contro le 9 kcal/g dei lipidi. Le proteine e i carboidrati ne contengono 4; le fibre 2. In una dieta regolare, che si aggira intorno alle 2.500 calorie per gli uomini e 2.000 calorie per le donne, l’impatto delle bevande alcoliche può essere dunque molto più pesante di quello che si suole – o vuole – immaginare. Un bicchiere di vino grande (250 ml circa) costa ben 178 calorie, quindi con un paio di bicchieri si assume già oltre il 10 per cento dell’apporto calorico che una signora necessita quotidianamente. Contiene inoltre già da solo tre "unità" d’alcol - cioè il massimo accettabile per la salute secondo le linee guida del governo inglese (2-3 unità al giorno per le donne; 3- 4 per gli uomini). Il 10 per cento sarebbe proprio la percentuale media di apporto calorico quotidiano che arriva via alcol ai bevitori. Soprattutto per chi vuole tenere il proprio peso a bada, la notizia può non essere confortante. In più, si tratta di calorie "vuote", che apportano – a differenza di molte altre – scarsissimo valore nutritivo.
UN FATTORE A RISCHIO CANCRO - L’obesità è uno dei fattori più comuni di rischio rispetto allo sviluppo dei tumori: per questo a intervenire sull’argomento ci ha pensato l’inglese World Cancer Research Fund, che ha raccolto l’allarme degli esperti. «Studi hanno dimostrato che le persone sono inconsapevoli delle calorie nelle bevande alcoliche e non le includono nei calcoli del loro consumo quotidiano – ha dichiarato Kate Mendoza, portavoce della fondazione –. Ciò è significativo rispetto al cancro perché dopo il fumo, l’essere sovrappeso o obesi è il più grande fattore di rischio. Ci sono anche forti prove scientifiche che l’alcol di per sé sia un fattore di rischio, forse perché danneggia il nostro Dna, rispetto a vari tipi di tumore, in particolare quelli al seno, all’intestino, bocca, faringe, laringe, esofago e fegato».
CALCOLARE LE CALORIE ALCOLICHE - Ed è così che la fondazione ha messo online il suo Alcohol Calorie Calculator, per calcolare quanto costa ogni drink in termini calorici (i biscotti "digestive" ricoperti al cioccolato sono il termine di paragone) e quanto esercizio fisico è necessario per smaltire le calorie accumulate con i vari tipi di drink. Non è probabilmente un caso che il calcolatore sia apparso proprio a margine dei bagordi festivi, né l’iniziativa è isolata. Prima del periodo natalizio un sito di salute – sempre inglese – sovvenzionato dal governo, Change4Life aveva messo a disposizione uno strumento simile, il "drinks checker". Anche qui le bevande alcoliche sono divise per categorie: birra e sidro; vino e champagne; superalcolici e bevande alcoliche in bottigliette, e si possono capire "unità", calorie e soldi consumati a seconda del tipo di drink. Avete consumato tre bicchieri medi di vino (175 ml) a 13 gradi e un cocktail a base di succo di frutta? Sappiate che corrispondono a 7,8 unità d’alcol e a 492 calorie. Il sito offre anche un’app per smartphone per tenere il conteggio dei drink bevuti (e dei rischi annessi e connessi). Chi è reduce da eccessi alcolici è servito: calcolando le proprie "pecche" può aspettare le 48 ore suggerite dagli esperti prima di rimetter mano al bicchiere – o digerire la notizia bevendoci sopra... un bel bicchiere d’acqua.
FONTE:http://www.corriere.it/salute/nutrizione/13_gennaio_02/dieta-dimagrire-calorie-alcol_26a834d6-54d9-11e2-bf2b-52f2ccd54966.shtml
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Salute: nuovo studio, un po' di sovrappeso allunga la vita
Washington, 2 gen - Mettere su qualche chilo di troppo potrebbe non essere un male. Secondo un nuovo studio effettuato su tre milioni di adulti, le persone che hanno un leggero sovrappeso vivrebbero piu' a lungo, anche se gli esperti hanno subito messo in guardia dai danni nel caso in cui i chili extra siano troppi.I ricercatori hanno notato che su un campione di 2,8 milioni di adulti e su 270 mila di loro che sono deceduti nel periodo preso in considerazione, quelli con l'indice di massa corporea (BMI) fra i 30 e i 35 avevano il 5% di possibilita' in meno di morire. Ma se il ''body mass index'' supera i 35, il tasso di mortalita' schizza in alto del 29%.
I risultati dello studio verranno pubblicati sul Journal of the American Medical Association.
FONTE:http://www.asca.it/news-Salute__nuovo_studio__un_po__di_sovrappeso_allunga_la_vita-1234684-.html
fruttosio: non aiuta a dimagrire
Effetto diverso sul cervello rispetto al glucosio. L'esperto: «Il consumo eccessivo può creare danni al metabolismo»Fruttosio invece dello zucchero? Inutile, anzi controproducente, se si vuole dimagrire. Lo afferma uno studio dell’università di Yale pubblicato dalla rivista Jama, secondo cui questo dolcificante naturale contenuto nella frutta non produce nel cervello lo stesso effetto di sazietà assicurato dal glucosio, e potrebbe essere anzi una delle cause dell’epidemia di obesità. Il fruttosio è spesso scelto per il suo potere dolcificante, doppio rispetto al comune zucchero. LO STUDIO - Per verificare la sua efficacia nelle diete i ricercatori hanno chiesto a 20 volontari in salute di sottoporsi a una risonanza al cervello mentre mangiavano glucosio o fruttosio. Il risultato principale è stato che solo il primo riduce significativamente il flusso di sangue nella regione dell’ipotalamo: «Il glucosio, ma non il fruttosio, provoca una significativa diminuzione dell’attività di ipotalamo, insula e striato - spiegano gli autori -, aree del cervello che regolano l’appetito, la motivazione e la ricompensa, e solo il glucosio attiva le connessioni legate al senso di sazietà». Una conseguenza della scoperta, spiega un editoriale che accompagna lo studio, è che il fruttosio potrebbe addirittura promuovere l’assunzione di più cibo, perché il corpo non si sente sazio in mancanza dei segnali neurobiologici giusti. METABOLISMO - «L’uso del fruttosio si è diffuso per vari motivi soprattutto come unico dolcificante a disposizione del diabetico fino a poco tempo fa - spiega Andrea Ghiselli, ricercatore dell’INRAN (Istituto nazionale Ricerca Alimenti e Nutrizione) -. Il fruttosio, contrariamente al glucosio, non è glicemizzante e quindi non stimola la secrezione insulinica, però se da una parte preserva i picchi glicemici, dall’altra se preso in dosi esagerate sconquassa il metabolismo intraepatico provocando aumento di trigliceridi e steatosi epatica. Anche nella frutta e nel miele c’è fruttosio, ma il consumo eccessivo si rischia usandolo per dolcificare il caffè o altre bevande e le torte di produzione casalinga. Quando si diffuso poi il mito, abbastanza insensato dell’indice glicemico (non è l’indice che conta, ma il carico glicemico) il fruttosio ha continuato il suo successo e non si tenuto mai conto del fatto che, intanto il fruttosio aveva le sue belle 4 kcal per grammo come tutti gli zuccheri e quindi sostituiva a pari calorie e aveva anche i suoi bravi effetti metabolici». LA LUSINGA DEL DOLCETTO - Ma allora qual è il miglior sostituto dello zucchero? «Sia per il diabetico che per la popolazione sana non è il fruttosio ma... il nulla - spiega Ghiselli -. Invece di dolcificare il caffè prendiamolo amaro o non prendiamolo per nulla. Lasciamo che sia la frutta il nostro dessert e non cediamo alla lusinga del dolcetto dopo pranzo e dopo cena. Concediamoci il dolce, ma magari la mattina a colazione o come spuntino: biscotti, pane burro e marmellata, una merendina tipo pan di spagna, una piccola fetta di crostata, un cornetto… poi basta zucchero fino alla colazione successiva. Oppure guadagniamocelo: nulla si ottiene gratuitamente, facciamo tanta di quell’attività fisica da avere un fabbisogno più elevato. Con un fabbisogno di 2700-3000 kcal al giorno, si corrono minori rischi di non bruciare quel cucchiaino di zucchero del caffè o del cioccolatino dopo cena. Ma con il nostro fabbisogno da bradipi non ci possiamo permettere strappi».] Fruttosio invece dello zucchero? Inutile, anzi controproducente, se si vuole dimagrire. Lo afferma uno studio dell'università di Yale pubblicato dalla rivista Jama, secondo cui questo dolcificante naturale contenuto nella frutta non produce nel cervello lo stesso effetto di sazietà assicurato dal glucosio, e potrebbe essere anzi una delle cause dell'epidemia di obesità. Il fruttosio è spesso scelto per il suo potere dolcificante, doppio rispetto al comune zucchero.
LO STUDIO - Per verificare la sua efficacia nelle diete i ricercatori hanno chiesto a 20 volontari in salute di sottoporsi a una risonanza al cervello mentre mangiavano glucosio o fruttosio. Il risultato principale è stato che solo il primo riduce significativamente il flusso di sangue nella regione dell'ipotalamo: «Il glucosio, ma non il fruttosio, provoca una significativa diminuzione dell'attività di ipotalamo, insula e striato - spiegano gli autori -, aree del cervello che regolano l'appetito, la motivazione e la ricompensa, e solo il glucosio attiva le connessioni legate al senso di sazietà». Una conseguenza della scoperta, spiega un editoriale che accompagna lo studio, è che il fruttosio potrebbe addirittura promuovere l'assunzione di più cibo, perché il corpo non si sente sazio in mancanza dei segnali neurobiologici giusti.
METABOLISMO - «L'uso del fruttosio si è diffuso per vari motivi soprattutto come unico dolcificante a disposizione del diabetico fino a poco tempo fa - spiega Andrea Ghiselli, ricercatore dell’INRAN (Istituto nazionale Ricerca Alimenti e Nutrizione) -. Il fruttosio, contrariamente al glucosio, non è glicemizzante e quindi non stimola la secrezione insulinica, però se da una parte preserva i picchi glicemici, dall'altra se preso in dosi esagerate sconquassa il metabolismo intraepatico provocando aumento di trigliceridi e steatosi epatica. Anche nella frutta e nel miele c'è fruttosio, ma il consumo eccessivo si rischia usandolo per dolcificare il caffè o altre bevande e le torte di produzione casalinga. Quando si diffuso poi il mito, abbastanza insensato dell'indice glicemico (non è l'indice che conta, ma il carico glicemico) il fruttosio ha continuato il suo successo e non si tenuto mai conto del fatto che, intanto il fruttosio aveva le sue belle 4 kcal per grammo come tutti gli zuccheri e quindi sostituiva a pari calorie e aveva anche i suoi bravi effetti metabolici».
LA LUSINGA DEL DOLCETTO - Ma allora qual è il miglior sostituto dello zucchero? «Sia per il diabetico che per la popolazione sana non è il fruttosio ma... il nulla - spiega Ghiselli -. Invece di dolcificare il caffè prendiamolo amaro o non prendiamolo per nulla. Lasciamo che sia la frutta il nostro dessert e non cediamo alla lusinga del dolcetto dopo pranzo e dopo cena. Concediamoci il dolce, ma magari la mattina a colazione o come spuntino: biscotti, pane burro e marmellata, una merendina tipo pan di spagna, una piccola fetta di crostata, un cornetto… poi basta zucchero fino alla colazione successiva. Oppure guadagniamocelo: nulla si ottiene gratuitamente, facciamo tanta di quell'attività fisica da avere un fabbisogno più elevato. Con un fabbisogno di 2700-3000 kcal al giorno, si corrono minori rischi di non bruciare quel cucchiaino di zucchero del caffè o del cioccolatino dopo cena. Ma con il nostro fabbisogno da bradipi non ci possiamo permettere strappi».
FONTE:http://www.corriere.it/salute/nutrizione/13_gennaio_03/fruttosio-dimagrire-cervello_45a450a4-558d-11e2-8f89-e98d49fa0bf1.shtml
venerdì 2 marzo 2012
dieta: Ma il pompelmo aiuta davvero a perdere peso?
Gli agrumi amici della dieta: si dimagrisce poco, ma cala il girovita. Una fama meritata solo in parte
Rieccoci con il pompelmo e le sue presunte proprietà dimagranti, proprietà di cui già si discuteva negli anni Trenta, quando era stato incluso nella celebre "Hollywood Diet". Ma che cosa c’è di vero in questa fama che circonda da sempre il pompelmo? Hanno provato a rispondere alcuni ricercatori dell’Università dell’Arizona di Tucson (Usa) che si sono chiesti anche se il consumo di questo frutto possa influenzare i grassi che circolano nel sangue e la pressione arteriosa. Gli studiosi hanno condotto la loro analisi (pubblicata online su Metabolism) su 74 adulti sovrappeso od obesi sottoposti a una dieta di preparazione di tre settimane, in cui dovevano restringere il consumo di frutta e verdura più ricche in composti bioattivi (considerati tra i più protettivi per la salute, specie cardiovascolare) in modo da aumentare la probabilità che eventuali effetti osservati in seguito, quando si sarebbe iniziato ad utilizzare il pompelmo, sarebbero stati da attribuire proprio a questo frutto.
Dopo questa fase iniziale i volontari sono stati divisi in due gruppi: uno ha continuato a seguire lo stesso tipo di dieta, l’altro, invece, ha aggiunto mezzo pompelmo rosa tre volte al giorno, un quarto d’ora prima dei pasti. Dopo sei settimane, la perdita di peso del «gruppo del pompelmo» si è rivelata modesta (-0,6 kg) ma sono diminuiti in modo significativo la circonferenza vita (-2,4 cm contro -1,2 del gruppo di controllo), la pressione massima (-3,2 mmHg rispetto a -0,3) e i livelli di colesterolo Ldl, «cattivo» (-18,7 mg/dL contro -8,5). «Non è la prima volta che al pompelmo vengono attribuiti effetti favorevoli sul colesterolo, sui trigliceridi e sulla pressione arteriosa — commenta Domenico Sommariva vicepresidente della sezione lombarda della Società italiana per lo studio dell’arteriosclerosi — si tratta comunque di studi ancora da valutare con molta cautela, anche perché non è facile attribuire certi risultati a un unico componente della dieta». Ma che cosa si può dire più della esperetina e della naringenina alle quali, secondo i ricercatori, potrebbe andare il merito di quanto osservato? «Sono due flavanoni, un sottogruppo dei flavonoidi, che si sono dimostrati in grado di influenzare la salute cardiovascolare e di prevenire la formazione di placche aterosclerotiche — risponde Daniele Del Rio, docente di Nutrizione umana all’Università di Parma — anche con le dosi che si raggiungono con una dieta semplicemente ricca di frutta e verdura. Vedremo se ricerche future confermeranno queste promettenti osservazioni».
fonte:http://www.corriere.it/salute/nutrizione/12_marzo_01/pompelmo-dieta-favaro_48a0879a-613d-11e1-8325-a685c67602e.shtml
Rieccoci con il pompelmo e le sue presunte proprietà dimagranti, proprietà di cui già si discuteva negli anni Trenta, quando era stato incluso nella celebre "Hollywood Diet". Ma che cosa c’è di vero in questa fama che circonda da sempre il pompelmo? Hanno provato a rispondere alcuni ricercatori dell’Università dell’Arizona di Tucson (Usa) che si sono chiesti anche se il consumo di questo frutto possa influenzare i grassi che circolano nel sangue e la pressione arteriosa. Gli studiosi hanno condotto la loro analisi (pubblicata online su Metabolism) su 74 adulti sovrappeso od obesi sottoposti a una dieta di preparazione di tre settimane, in cui dovevano restringere il consumo di frutta e verdura più ricche in composti bioattivi (considerati tra i più protettivi per la salute, specie cardiovascolare) in modo da aumentare la probabilità che eventuali effetti osservati in seguito, quando si sarebbe iniziato ad utilizzare il pompelmo, sarebbero stati da attribuire proprio a questo frutto.
Dopo questa fase iniziale i volontari sono stati divisi in due gruppi: uno ha continuato a seguire lo stesso tipo di dieta, l’altro, invece, ha aggiunto mezzo pompelmo rosa tre volte al giorno, un quarto d’ora prima dei pasti. Dopo sei settimane, la perdita di peso del «gruppo del pompelmo» si è rivelata modesta (-0,6 kg) ma sono diminuiti in modo significativo la circonferenza vita (-2,4 cm contro -1,2 del gruppo di controllo), la pressione massima (-3,2 mmHg rispetto a -0,3) e i livelli di colesterolo Ldl, «cattivo» (-18,7 mg/dL contro -8,5). «Non è la prima volta che al pompelmo vengono attribuiti effetti favorevoli sul colesterolo, sui trigliceridi e sulla pressione arteriosa — commenta Domenico Sommariva vicepresidente della sezione lombarda della Società italiana per lo studio dell’arteriosclerosi — si tratta comunque di studi ancora da valutare con molta cautela, anche perché non è facile attribuire certi risultati a un unico componente della dieta». Ma che cosa si può dire più della esperetina e della naringenina alle quali, secondo i ricercatori, potrebbe andare il merito di quanto osservato? «Sono due flavanoni, un sottogruppo dei flavonoidi, che si sono dimostrati in grado di influenzare la salute cardiovascolare e di prevenire la formazione di placche aterosclerotiche — risponde Daniele Del Rio, docente di Nutrizione umana all’Università di Parma — anche con le dosi che si raggiungono con una dieta semplicemente ricca di frutta e verdura. Vedremo se ricerche future confermeranno queste promettenti osservazioni».
fonte:http://www.corriere.it/salute/nutrizione/12_marzo_01/pompelmo-dieta-favaro_48a0879a-613d-11e1-8325-a685c67602e.shtml
mercoledì 12 ottobre 2011
cuore :VEGETALI CRUDI CAMBIANO I GENI 'CATTIVI' DEL CUORE IN 'BUONI'
Predisposizione genetica a problemi di cuore e arterie? Una dieta a base di frutta e verdura - rigorosamente consumate crude - puo' modificare l'attivita' del gene riconosciuto, finora, come il maggiore predittore di rischio per le patologie cardiache. A sostenerlo e' uno studio pubblicato su Plos Medicine da un gruppo di ricercatori delle universita' canadesi McMaster e McGill.
La ricerca, che rappresenta uno dei piu' grandi studi genetici condotti sulle malattie cardiovascolari, ha visto coinvolti oltre 27.000 soggetti di cinque etnie diverse ed e' stata volta a indagare se e quanto la dieta seguita fosse in grado di modificare l'attivita' del gene 9p21. Dai risultati e' emerso che, se si segue un'alimentazione equilibrata e si consumano grandi quantita' di verdure crude e frutta, gli individui ad alto rischio corrono un pericolo di sviluppare disturbi cardiaci analogo a quello dei soggetti a basso rischio..
La ricerca, che rappresenta uno dei piu' grandi studi genetici condotti sulle malattie cardiovascolari, ha visto coinvolti oltre 27.000 soggetti di cinque etnie diverse ed e' stata volta a indagare se e quanto la dieta seguita fosse in grado di modificare l'attivita' del gene 9p21. Dai risultati e' emerso che, se si segue un'alimentazione equilibrata e si consumano grandi quantita' di verdure crude e frutta, gli individui ad alto rischio corrono un pericolo di sviluppare disturbi cardiaci analogo a quello dei soggetti a basso rischio..
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martedì 25 gennaio 2011
influenza : dieta "anti-virus"

In questo periodo bisogna rafforzare l'organismo con alimenti ricchi di vitamine, fibre, ferro e sali minerali
Arriva la dieta studiata appositamente per combattere i malanni provocati dall'ondata di maltempo che con freddo e neve ha segnato l'intera Penisola. E' la Coldiretti a presentarla alla vigilia del picco di massima intensità dell'influenza atteso dal 31 gennaio al 13 febbraio prossimi secondo il servizio di prevenzione interattiva dell'influenza ''Che influenza fa'' sul sito del Ministero della Salute.
L'influenza stagionale potrebbe coinvolgere dai 3 ai 5 milioni di italiani e una valida difesa può venire - sottolinea la Coldiretti - da una giusta alimentazione, calibrata per rafforzare le difese immunitarie, con l'apporto di vitamine e altre sostanze antiossidanti e ricca di alimenti energetici e nutrienti, in grado di dare il giusto apporto di fibre, ferro, sali minerali.
In questo periodo dell'anno - sottolinea la Coldiretti - è necessario prendere le dovute precauzioni per rafforzare l'organismo in vista dei disturbi stagionali, ma non solo, va tenuto nella giusta considerazione l'effetto delle basse temperature sull'organismo degli animali isotermici, tra cui l'uomo: il dispendio calorico superiore richiesto per mantenere la temperatura corporea stabile alla temperatura media di 37 gradi.
Le vitamine più importanti in questo tipo di alimentazione sono - precisa la Coldiretti - la vitamina C, dalle proprietà antiossidanti e toccasana per il sistema immunitario, presente soprattutto nella frutta fresca di stagione, come i nostri agrumi (arance, clementine, etc.) e i kiwi; la vitamina A, presente in numerose verdure di stagione, oltretutto ricche anch'esse di vitamina C e sali minerali, come spinaci, cicoria, zucca, ravanelli, zucchine, carote, broccoletti; la vitamina B, che coadiuva l'organismo nel trasformare il cibo in energia, e si trova soprattutto in cereali integrali, avena, carne rossa, verdure a foglia verde (cavolfiori, broccoli, spinaci), tuorlo d'uovo e ceci; la vitamina D, ottimo sostegno per il sistema immunitario e per l'umore, che d'inverno, a causa della diminuita luce solare, è bene assumere tramite i cibi che maggiormente la contengono, come pesce, fegato, latte e uova; è utile anche assumere vitamina E attraverso frutta secca e olio extra vergine di oliva.
Oltre ai già citati agrumi e a verdure come le carote e zucca, fonte di antiossidanti sono il melograno e l`uva. Aglio e cipolla, inoltre, soprattutto se ingeriti crudi, hanno un significativo potere antibatterico. La dieta invernale deve apportare calore, energia e nutrimento, unendo e bilanciando gusto e salubrità. Un alimento molto utile in questo è il miele, ottimo dolcificante, soprattutto a colazione, insieme al latte.
Fondamentali - sostiene la Coldiretti - i legumi (fagioli, ceci, piselli, lenticchie, fave secche) perché oltre ad apportare energia contengono ferro e sono ricchi di fibre che aiutano l'organismo a smaltire i sovraccarichi migliorando le funzionalità intestinali, in più contengono lecitina, fonte di fosforo ed immunizzante per le infezioni batteriche; inoltre sono ingredienti basilari per molti cibi tradizionalmente associati alla stagione, e assai gustosi, come zuppe e minestroni, insieme a cereali come il riso, l'orzo o il farro.
Proprio questi cereali, insieme ad altri come il miglio e la segale, meglio se integrali, sono fonte dei carboidrati complessi necessari a dare energia e calore. Non vanno dimenticate le proteine, tramite la giusta porzione sia di pesce che di carne bianca e rossa. Sarebbe opportuno - conclude la Coldiretti - consumare tali cibi ancora freschi, soprattutto frutta e verdura, e il più vicino possibile al luogo di produzione, di modo da sfruttarne appieno le proprietà senza che vengano disperse o intaccate.
fonte: http://www3.lastampa.it/costume/sezioni/articolo/lstp/385539/
mercoledì 12 gennaio 2011
pelle: DIETA CAROTE E PRUGNE PER UN VOLTO PIU' ATTRAENTE
Pelle piu' sana, piu' fresca e con un colorito migliore: in poche parole un volto piu' attraente grazie a una dieta equilibrata e basata su frutta e verdure fresche. E' quanto emerge da uno studio pubblicato su Evolution and Human Behavior da un gruppo di ricercatori della St Andrews University (Scozia) e dell'Universita' di Bristol (Regno Unito), secondo cui a fare la differenza sul colorito della pelle sarebbero in particolare carote e prugne.
I ricercatori hanno reclutato 40 volontari a cui sono stati mostrati i volti di 51 scozzesi di cui dovevano votare l'attrattivita' e la salubrita' del volto: ed e' emerso che la maggioranza dei partecipanti ha valutato i volti con una tonalita' di pelle gialla e biscottata piu' sani e attraenti degli altri. I ricercatori hanno poi scoperto che le persone giudicate piu' interessanti e salutari erano quelle abituate a consumare molta frutta e verdura fresca, soprattutto carote e prugne.
I ricercatori hanno reclutato 40 volontari a cui sono stati mostrati i volti di 51 scozzesi di cui dovevano votare l'attrattivita' e la salubrita' del volto: ed e' emerso che la maggioranza dei partecipanti ha valutato i volti con una tonalita' di pelle gialla e biscottata piu' sani e attraenti degli altri. I ricercatori hanno poi scoperto che le persone giudicate piu' interessanti e salutari erano quelle abituate a consumare molta frutta e verdura fresca, soprattutto carote e prugne.
giovedì 30 dicembre 2010
fegato : L'OLIO D'OLIVA PROTEGGE IL FEGATO
Che l'olio d'oliva sia alla base della dieta mediterranea e che grazie alle sue proprieta' antiossidanti sia considerato uno degli alimenti piu' importanti dal punto di vista nutrizionale e' gia' cosa nota: ma che fosse in grado di ridurre anche i danni al fegato e' invece la scoperta effettuata da un gruppo di ricercatori dell'University of Monastir (Tunisia) e della King Saud University di Riyadh (Arabia Saudita) guidati Mohamed Hammami. Lo studio e' stato pubblicato su Nutrition and Metabolism.
I ricercatori hanno diviso i topolini in 8 gruppi e li hanno esposti a un erbicida tossico, provocando danni epatici significativi in tutti gli esemplari. Gli studiosi hanno poi somministrato agli animaletti diversi estratti dell'olio d'oliva, gruppo per gruppo: ed e' emerso che in tutti i gruppi si registravano segni di miglioramento nella salute del fegato, ma che in particolare l'estratto idrofilo dell'olio si e' dimostrata la sostanza piu' in grado di attivare gli enzimi antiossidanti e di diminuire i marker del danno epatico.
I ricercatori hanno diviso i topolini in 8 gruppi e li hanno esposti a un erbicida tossico, provocando danni epatici significativi in tutti gli esemplari. Gli studiosi hanno poi somministrato agli animaletti diversi estratti dell'olio d'oliva, gruppo per gruppo: ed e' emerso che in tutti i gruppi si registravano segni di miglioramento nella salute del fegato, ma che in particolare l'estratto idrofilo dell'olio si e' dimostrata la sostanza piu' in grado di attivare gli enzimi antiossidanti e di diminuire i marker del danno epatico.
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giovedì 23 dicembre 2010
alimentazione: a Natale, il decalogo per mangiare senza ingrassare
Superare le feste natalizie senza conseguenze sulla bilancia e senza troppe rinunce. Un ”miracolo” possibile secondo gli esperti dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran), che propongono un decalogo ad hoc. La buona notizia, insomma, è che secondo i nutrizionisti non c’è bisogno di un Natale di privazioni per evitare i chili di troppo.
Ecco quindi le regole d’oro per stare a tavola senza sentirsi in colpa: 1) Rispettate la naturale cadenza dei pasti, evitando di smangiucchiare continuamente; fate una buona colazione e magari, nei giorni prima delle festività, optate per un pranzo leggero di sola frutta e verdura;
2) Assaggiate di tutto un po’, senza eccedere nelle quantità e senza chiedere il bis (c’è talmente tanto da mangiare che così si gusta tutto meglio senza appesantirsi). Anche perché, nelle giuste quantità, nessun alimento può far male;
3) Mangiate frutta e verdura in abbondanza, meglio se prima delle portate più `peccaminose´ (ad esempio un antipasto di verdure oppure un’insalata prima del secondo o un frutto prima della fetta di panettone)! I vegetali, infatti, grazie alla fibra e all’acqua, riempiono prima e con molte meno calorie.
4) Mettete a tavola porzioni piccole. Per ingannare l’occhio che, come è noto, vuole la sua parte e intende essere rassicurato sulla quantità di cibo che ci si appresta a mettere in bocca, si possono utilizzare piatti di diametro minore oppure si può coprire lo spazio rimasto vuoto con decorazioni. In questo modo otterrete il duplice effetto di mangiare di meno e di evitare gli sprechi;
5) Se siete voi a decidere il menù evitate besciamelle, carni grasse, intingoli eccessivi. Preferite, invece, pesce e verdura per condire i primi: ne guadagnerete in gusto e leggerezza. Ma soprattutto, contenete l’esplosione di dolci e frutta secca tipica delle feste;
6) Risparmiate sulle calorie davvero in più: bevete molta acqua, ma poco alcol; attenzione al pane che accompagna un pasto già elaborato, alle creme di farcitura di panettoni e pandori di ultima generazione, già buonissimi nella loro versione classica;
7) Cerchiamo di distribuire gli alimenti nell’arco della giornata. Meglio non aggiungere una fetta di panettone alla fine di un pranzo già ricco (sono circa 400 kcal di più), quando già sappiamo che il pomeriggio mangeremo un pezzetto di torrone o delle noci.
8) Se proprio avete esagerato, il fatidico giorno dopo non fatevi tentare dagli avanzi e tenetevi leggeri, con frutta e verdura in quantità e grassi limitati al minimo;
9) A fronte di entrate accresciute nel nostro organismo, diventa indispensabile aumentare le uscite per mantenere in pareggio il nostro bilancio energetico. Fondamentale quindi impegnarsi ogni giorno a fare regolarmente attività fisica: camminare, andare in bicicletta, salire le scale, portare a spasso il cane aiuterà a bruciare le calorie in eccesso. Occorre però essere consapevoli che l’attività fisica aiuta, ma non è la panacea che ci permette abbuffate senza limite. Basti pensare che ci vuole un’ora e mezza di camminata o mezz’ora di bicicletta per smaltire una minuscola fetta di panettone;
10) Dopo il 7 gennaio fate un piano di buoni propositi di inizio anno, scegliete una attività fisica che vi piaccia e che vi faccia spendere energia. Il piacere è l’unica ragione che vi farà essere costante. Il ballo, il nuoto, la corsa il pomeriggio, la camminata lunga senza essere intensa: va tutto bene, purchè sia fatto in modo costante e regolare. Ma attenzione: questo non vi consentirà di mangiare quanto volete, ma vi aiuterà a mantenere alto il metabolismo, a perdere massa grassa a favore di quella magra (quindi a essere più sodi, ossia a sembrare più magri) e a mantenere una salute ottimale, abbassando pressione, colesterolo e glicemia.
FONTE:http://www.ilsecoloxix.it/p/magazine/2010/12/20/AMJNfAXE-ingrassare_mangiare_decalogo.shtml
Ecco quindi le regole d’oro per stare a tavola senza sentirsi in colpa: 1) Rispettate la naturale cadenza dei pasti, evitando di smangiucchiare continuamente; fate una buona colazione e magari, nei giorni prima delle festività, optate per un pranzo leggero di sola frutta e verdura;
2) Assaggiate di tutto un po’, senza eccedere nelle quantità e senza chiedere il bis (c’è talmente tanto da mangiare che così si gusta tutto meglio senza appesantirsi). Anche perché, nelle giuste quantità, nessun alimento può far male;
3) Mangiate frutta e verdura in abbondanza, meglio se prima delle portate più `peccaminose´ (ad esempio un antipasto di verdure oppure un’insalata prima del secondo o un frutto prima della fetta di panettone)! I vegetali, infatti, grazie alla fibra e all’acqua, riempiono prima e con molte meno calorie.
4) Mettete a tavola porzioni piccole. Per ingannare l’occhio che, come è noto, vuole la sua parte e intende essere rassicurato sulla quantità di cibo che ci si appresta a mettere in bocca, si possono utilizzare piatti di diametro minore oppure si può coprire lo spazio rimasto vuoto con decorazioni. In questo modo otterrete il duplice effetto di mangiare di meno e di evitare gli sprechi;
5) Se siete voi a decidere il menù evitate besciamelle, carni grasse, intingoli eccessivi. Preferite, invece, pesce e verdura per condire i primi: ne guadagnerete in gusto e leggerezza. Ma soprattutto, contenete l’esplosione di dolci e frutta secca tipica delle feste;
6) Risparmiate sulle calorie davvero in più: bevete molta acqua, ma poco alcol; attenzione al pane che accompagna un pasto già elaborato, alle creme di farcitura di panettoni e pandori di ultima generazione, già buonissimi nella loro versione classica;
7) Cerchiamo di distribuire gli alimenti nell’arco della giornata. Meglio non aggiungere una fetta di panettone alla fine di un pranzo già ricco (sono circa 400 kcal di più), quando già sappiamo che il pomeriggio mangeremo un pezzetto di torrone o delle noci.
8) Se proprio avete esagerato, il fatidico giorno dopo non fatevi tentare dagli avanzi e tenetevi leggeri, con frutta e verdura in quantità e grassi limitati al minimo;
9) A fronte di entrate accresciute nel nostro organismo, diventa indispensabile aumentare le uscite per mantenere in pareggio il nostro bilancio energetico. Fondamentale quindi impegnarsi ogni giorno a fare regolarmente attività fisica: camminare, andare in bicicletta, salire le scale, portare a spasso il cane aiuterà a bruciare le calorie in eccesso. Occorre però essere consapevoli che l’attività fisica aiuta, ma non è la panacea che ci permette abbuffate senza limite. Basti pensare che ci vuole un’ora e mezza di camminata o mezz’ora di bicicletta per smaltire una minuscola fetta di panettone;
10) Dopo il 7 gennaio fate un piano di buoni propositi di inizio anno, scegliete una attività fisica che vi piaccia e che vi faccia spendere energia. Il piacere è l’unica ragione che vi farà essere costante. Il ballo, il nuoto, la corsa il pomeriggio, la camminata lunga senza essere intensa: va tutto bene, purchè sia fatto in modo costante e regolare. Ma attenzione: questo non vi consentirà di mangiare quanto volete, ma vi aiuterà a mantenere alto il metabolismo, a perdere massa grassa a favore di quella magra (quindi a essere più sodi, ossia a sembrare più magri) e a mantenere una salute ottimale, abbassando pressione, colesterolo e glicemia.
FONTE:http://www.ilsecoloxix.it/p/magazine/2010/12/20/AMJNfAXE-ingrassare_mangiare_decalogo.shtml
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martedì 7 dicembre 2010
glicemia : UN CAFFE' DOPO PASTO POTREBBE RIDURRE GLICEMIA
Da tempo la scienza ha evidenziato il potere protettivo del caffe' nei confronti del rischio di diabete del tipo 2. Ma quali sono i meccanismi che consentono ai consumatori abituali della tazzina di prevenire questa patologia? Secondo una ricerca dell'Inran, l'Ente pubblico italiano per la ricerca in materia di alimenti e nutrizione, presentata oggi a Milano alla conferenza stampa ''Caffe' e Diabete'', il caffe' e' in grado di inibire uno degli enzimi intestinali deputati alla digestione dei carboidrati. Questa azione potrebbe determinare un rallentamento nell'assorbimento del glucosio ed attenuare cosi' il picco glicemico che si osserva dopo il consumo di un pasto, contribuendo alla riduzione del rischio di diabete di tipo 2.
Lo studio, prossimo alla pubblicazione, si e' svolto con l'utilizzo di due approcci sperimentali: uno bioinformatico e uno in vitro. Mediante tecniche di simulazione al computer (ossia di bio-informatica) e' stata valutata la capacita' dei composti fenolici presenti nel caffe' di legare, e quindi, inibire, gli enzimi coinvolti nel metabolismo dei carboidrati. Le simulazioni al computer sono state poi confermate dallo studio in vitro.
''Nonostante numerose evidenze scientifiche dimostrino che un consumo abituale e moderato di caffe' sia associato ad una riduzione del rischio di contrarre il diabete di tipo 2 - afferma Fausta Natella, la ricercatrice Inran, responsabile del progetto di ricerca - non e' noto con quale meccanismo il caffe' possa agire. Noi abbiamo ipotizzato che il caffe' interferisca con il processo di digestione dei carboidrati e la nostra ipotesi e' stata confermata dai dati sperimentali, che, pero' - sottolinea Natella - sono stati ottenuti in vitro e vanno confermati da uno studio in vivo condotto sull'uomo. Se questo fosse il meccanismo con cui il caffe' agisce dovremmo consigliare di bere caffe' subito dopo i pasti.. ma attenzione a non aumentare il numero di tazzine, e a non superare le 4-5 al giorno''.
Lo studio, prossimo alla pubblicazione, si e' svolto con l'utilizzo di due approcci sperimentali: uno bioinformatico e uno in vitro. Mediante tecniche di simulazione al computer (ossia di bio-informatica) e' stata valutata la capacita' dei composti fenolici presenti nel caffe' di legare, e quindi, inibire, gli enzimi coinvolti nel metabolismo dei carboidrati. Le simulazioni al computer sono state poi confermate dallo studio in vitro.
''Nonostante numerose evidenze scientifiche dimostrino che un consumo abituale e moderato di caffe' sia associato ad una riduzione del rischio di contrarre il diabete di tipo 2 - afferma Fausta Natella, la ricercatrice Inran, responsabile del progetto di ricerca - non e' noto con quale meccanismo il caffe' possa agire. Noi abbiamo ipotizzato che il caffe' interferisca con il processo di digestione dei carboidrati e la nostra ipotesi e' stata confermata dai dati sperimentali, che, pero' - sottolinea Natella - sono stati ottenuti in vitro e vanno confermati da uno studio in vivo condotto sull'uomo. Se questo fosse il meccanismo con cui il caffe' agisce dovremmo consigliare di bere caffe' subito dopo i pasti.. ma attenzione a non aumentare il numero di tazzine, e a non superare le 4-5 al giorno''.
sabato 4 dicembre 2010
cancro al colon: LAMPONI NERI RIDUCONO DEL 60% IL RISCHIO AL COLON
Le proprieta' benefiche del lampone nero proteggono dal rischio di cancro al colon fino al 60%.
E' quanto emerge dallo studio pubblicato su Cancer Prevention Research, dai ricercatori dell'Universita' dell'Illinois di Chicago (Usa).
La ricerca e' stata condotta su due gruppi di topi predisposti allo sviluppo di tumore intestinale o di colite, che sono stati nutriti per 12 settimane con una dieta ricca di grassi associata, in alcuni casi, con degli integratori a base di lamponi neri.
Al termine dell'esperimento, e' emerso che il frutto di bosco aveva ridotto il rischio di cancro del 45%, e, in particolare del tumore intestinale del 60% nei roditori predisposti a sviluppare il cancro al colon, e del 50% in quelli inclini all'insorgenza della colite.
E' quanto emerge dallo studio pubblicato su Cancer Prevention Research, dai ricercatori dell'Universita' dell'Illinois di Chicago (Usa).
La ricerca e' stata condotta su due gruppi di topi predisposti allo sviluppo di tumore intestinale o di colite, che sono stati nutriti per 12 settimane con una dieta ricca di grassi associata, in alcuni casi, con degli integratori a base di lamponi neri.
Al termine dell'esperimento, e' emerso che il frutto di bosco aveva ridotto il rischio di cancro del 45%, e, in particolare del tumore intestinale del 60% nei roditori predisposti a sviluppare il cancro al colon, e del 50% in quelli inclini all'insorgenza della colite.
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venerdì 19 novembre 2010
La dieta mediterranea è patrimonio dell'umanità

La dieta mediterranea è patrimonio dell'umanità. Dopo una lunga discussione l'Unesco ha infine proclamato ufficialmente la pasta al pomodoro, il basilico, l'olio e l'insieme delle pratiche alimentari, sociali e culturali che rappresentano la dieta mediterranea, patrimonio culturale immateriale dell'umanità.
L'ok è arrivato questo pomeriggio da parte del comitato intergovernativo dell'Unesco riunito a Nairobi come ha confermato, Pier Luigi Petrillo, responsabile della delegazione del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali che ha aggiunto che la "Dieta Mediterranea è stata approvata all'unanimità". "Al momento della proclamazione - ha continuato Petrillo - c'è stata un'ovazione tra i delegati di tutti i 166 Stati presenti. Molti delegati si sono riuniti intorno alla delegazione italiana per le felicitazioni".
Non è stato facile. Per la decisione Italia, Grecia, Marocco e Spagna hanno contato ma l'Albania era contraria. Il percorso era stato iniziato nel 2007 dall'allora ministro dell'agricoltura Paolo De Castro con la sottoscrizione, assieme alla Spagna, di una dichiarazione congiunta. ll responsabile del ministero ha detto che i quattro Paesi che hanno sostenuto la candidatura per la Dieta Mediterranea si sono trovati concordi nel volere "dedicare il riconoscimento al sindaco Angelo Vassallo", ucciso in un agguato lo scorso 5 settembre a Pollica in Campania.
"Noi tutti ricordiamo Pollica come una comunità emblematica - ha precisato Petrillo - Ci tenevamo molto, perché il sindaco Vassallo aveva lavorato con il nostro ministero su questa candidatura. "E' stato un bel momento. Io mi sono un po' commosso", ha concluso Petrillo. "So che a Nairobi - ha detto il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan - la delegazione del ministero ha dedicato il prestigioso riconoscimento dell'Unesco proprio a un uomo simbolo del Cilento, il sindaco di Pollica Angelo Vassallo. Mi associo a loro, non senza commozione, per ricordare colui che con tanta passione aveva sostenuto con convinzione e passione fin dall'inizio questo progetto: sono certo che il risultato raggiunto oggi lo avrebbe reso orgoglioso".
La discussione in sede Unesco è stata problematica e ha rischiato di essere rinviata, ha spiegato Petrillo, da domenica a Nairobi con l'obiettivo di portare a casa il risultato. "L'Albania, membro del comitato che deve decidere - ha detto -, ha fatto un intervento duro nei confronti delle candidature che possono avere valore commerciale come ad esempio la Dieta Mediterranea, e si è detta molto preoccupata che in Italia si stia già festeggiando per un riconoscimento che ancora non c'è".
Soddisfatto il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan. "Dopo giorni di trattative, il risultato sperato è arrivato. Questo prestigioso successo mi riempie d'orgoglio e rappresenta un traguardo storico per la nostra tradizione alimentare e per la cultura dell'intero Paese", ha detto. "La proclamazione della Dieta Mediterranea rappresenta una svolta epocale nel processo di valorizzazione di usi e costumi legati alle diete alimentari dei vari popoli, ha aggiunto Galan che poi ha ringraziato "di cuore" la comunità del Cilento, il cui sostegno convinto nel corso della candidatura è stato indispensabile, e in particolare il presidente del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Amilcare Troiano.
La decisione ha effetti collaterali importanti. All'estero i prodotti base della dieta mediterranea made in Italy stanno già volando forte, con un aumento del 9 per cento nelle esportazioni in quantità, che conferma la grande fiducia conquistata dalle produzioni tricolori a tavola. E ora la Coldiretti può festeggiare, sulla base dei dati Istat relativi ai primi sette mesi dell'anno, ciò che questa mattina con la prima maxispaghettata doc al Campidoglio a Roma, si augurava e basta. Molto positive, ricorda la Coldiretti, sono le performance di ortaggi (+20% in quantità nell'export), frutta (+18%) e olio d'oliva (+10%), ma anche conserva di pomodoro (+3%), pasta (+2%) e vino (+1%), a dimostrazione della tenuta del made in Italy a tavola nonostante la crisi globale. Il successo all'estero dei prodotti della dieta mediterranea, conclude Coldiretti, rappresenta anche un volano di sviluppo per il turismo enogastronomico che vale 5 miliardi e si conferma il vero motore della vacanza made in Italy, unico segmento in costante e continua crescita nel panorama dell'offerta turistica nazionale.
fonte: http://www.repubblica.it/salute/alimentazione/2010/11/16/news/dieta_mediterranea-unesco-9176319/?rss
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domenica 17 ottobre 2010
dIETA : LA DIETA IN BASE A RISULTATI URINE, UN TEST TUTTO ITALIANO
Dall'Italia, e precisamente da Milano, arriva una scoperta in grado di rivoluzionare il tradizionale modo di concepire la dieta. Grazie all'analisi dei sedimenti contenuti nell'urina e' possibile determinare la dieta migliore da seguire per ogni singola persona.
L'esame e' facile, non invasivo e poco costoso, alla portata di tutti.
La dieta, per funzionare, deve essere personalizzata sulle caratteristiche e sui bisogni del paziente. E non deve mai essere rigidamente fissata. L'organismo reagisce a un nuovo regime alimentare modificando il metabolismo, gradualmente, nel tempo. Ecco perche', per trarre i massimi benefici da una dieta e per prevenire eventuali danni, occorre monitorarne l'andamento. Oggi e' possibile con un semplice test delle urine, messo a punto dal centro di ricerca Cerifos di Milano.
''SedimenTest e' uno strumento facile e poco costoso per l'analisi dei cataboliti urinari -spiega Samorindo Peci, direttore di Cerifos- che sono quei sedimenti che possono dare indicazioni su che cosa l'organismo ha assimilato e cosa no. In particolare, il test individua quali macronutrienti (carboidrati, proteine, grassi) danno maggiori problemi durante la digestione. Questo permette al medico di studiare un'alimentazione mirata per il paziente, di tenere sotto controllo le modificazioni del metabolismo, inevitabili, conseguenti a ogni dieta, e di prescrivere, se serve, i farmaci piu' adatti al ripristino della funzionalita' intestinale''.
Una cattiva digestione di carboidrati, proteine e grassi comporta la presenza di sedimenti nelle urine. In particolare, la presenza di fosfato di calcio nel sedimento urinario si ricollega al malassorbimento dei carboidrati, l'acido urico e' il residuo del malassorbimento delle proteine, e l'ossalato di calcio e' il residuo del malassorbimento dei grassi. Queste anomalie si possono individuare in modo rapido, spiega Samorindo Peci: ''Il SedimenTest utilizza i reagenti appropriati a evidenziare queste sostanze nelle urine, su campioni raccolti al mattino, a digiuno. Si tratta di un'analisi facile e poco costosa da effettuare. In Italia il test e' distribuito dalla SIOOT - Societa' Italiana Ossigeno-Ozono Terapia''.
Le indicazioni date dal test del sedimento urinario vanno verificate e completate con altre analisi. Problemi di disidratazione, disfunzioni renali e diabete possono essere individuati grazie al test del peso specifico delle urine.
Indicazioni sull'acidita' dello stomaco possono risultare dal test del calcio. Il test della tossicita' intestinale svela la presenza di composti tossici fenolici dovuti a problemi dell'intestino (disbiosi, ipocloridria, cattiva digestione, intolleranze). Il test dello stress surrenalico misura il livello di cloro nelle urine, che e' correlato al funzionamento piu' o meno corretto della ghiandola surrenalica.
L'esame e' facile, non invasivo e poco costoso, alla portata di tutti.
La dieta, per funzionare, deve essere personalizzata sulle caratteristiche e sui bisogni del paziente. E non deve mai essere rigidamente fissata. L'organismo reagisce a un nuovo regime alimentare modificando il metabolismo, gradualmente, nel tempo. Ecco perche', per trarre i massimi benefici da una dieta e per prevenire eventuali danni, occorre monitorarne l'andamento. Oggi e' possibile con un semplice test delle urine, messo a punto dal centro di ricerca Cerifos di Milano.
''SedimenTest e' uno strumento facile e poco costoso per l'analisi dei cataboliti urinari -spiega Samorindo Peci, direttore di Cerifos- che sono quei sedimenti che possono dare indicazioni su che cosa l'organismo ha assimilato e cosa no. In particolare, il test individua quali macronutrienti (carboidrati, proteine, grassi) danno maggiori problemi durante la digestione. Questo permette al medico di studiare un'alimentazione mirata per il paziente, di tenere sotto controllo le modificazioni del metabolismo, inevitabili, conseguenti a ogni dieta, e di prescrivere, se serve, i farmaci piu' adatti al ripristino della funzionalita' intestinale''.
Una cattiva digestione di carboidrati, proteine e grassi comporta la presenza di sedimenti nelle urine. In particolare, la presenza di fosfato di calcio nel sedimento urinario si ricollega al malassorbimento dei carboidrati, l'acido urico e' il residuo del malassorbimento delle proteine, e l'ossalato di calcio e' il residuo del malassorbimento dei grassi. Queste anomalie si possono individuare in modo rapido, spiega Samorindo Peci: ''Il SedimenTest utilizza i reagenti appropriati a evidenziare queste sostanze nelle urine, su campioni raccolti al mattino, a digiuno. Si tratta di un'analisi facile e poco costosa da effettuare. In Italia il test e' distribuito dalla SIOOT - Societa' Italiana Ossigeno-Ozono Terapia''.
Le indicazioni date dal test del sedimento urinario vanno verificate e completate con altre analisi. Problemi di disidratazione, disfunzioni renali e diabete possono essere individuati grazie al test del peso specifico delle urine.
Indicazioni sull'acidita' dello stomaco possono risultare dal test del calcio. Il test della tossicita' intestinale svela la presenza di composti tossici fenolici dovuti a problemi dell'intestino (disbiosi, ipocloridria, cattiva digestione, intolleranze). Il test dello stress surrenalico misura il livello di cloro nelle urine, che e' correlato al funzionamento piu' o meno corretto della ghiandola surrenalica.
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lunedì 5 luglio 2010
alimentazione : al via dieta rosso-blu

Blu dei mirtilli,rosso delle arance salva da obesita' e tumori
E' salutare la dieta 'del rosso e del blu': il blu dei mirtilli, dei gelsi, delle melanzane, il rosso delle arance rosse e delle fragole. Ne sono convinti gli esperti europei che hanno dato il via al 'Progetto Athena', per verificare sull'uomo,le proprieta' delle 'antocianine', i pigmenti che danno colorazione rossa o blu a frutta, verdura, fiori.Sorprendenti risultati delle sperimentazioni su animali da laboratorio,dove una dieta ricca in antocianine ha mantenuto i topi magri e sani.
fonte: Ansa
LATTE AL CIOCCOLATO : PER RECUPERO MUSCOLARE VERO SPORT-DRINK E' LATTE AL CIOCCOLATO
Il latte al cioccolato aiuta gli sportivi a reintegrare i liquidi persi durante gli sforzi fisici e a potenziare la massa muscolare, facilitando il recupero fisico: a sostenerlo e' uno studio presentato dalla James Madison University (Virginia, Usa) in occasione del congresso dell'American College of Sports Medicine in corso a Seattle.
Gli studiosi sostengono, inoltre, che bere latte al cioccolato dopo un allenamento faticoso potrebbe anche aiutare i muscoli a funzionare meglio durante gli allenamenti successivi. Il segreto sarebbe nei carboidrati e nelle proteine del cioccolato, capaci di rifornire i muscoli di energia, e nelle proteine del latte, che invece aiuterebbero la massa muscolare a ricostituirsi. Il latte fornisce anche i liquidi ed elettroliti per la reidratazione, tra cui potassio, calcio e magnesio, che vengono persi con il sudore.
Gli studiosi sostengono, inoltre, che bere latte al cioccolato dopo un allenamento faticoso potrebbe anche aiutare i muscoli a funzionare meglio durante gli allenamenti successivi. Il segreto sarebbe nei carboidrati e nelle proteine del cioccolato, capaci di rifornire i muscoli di energia, e nelle proteine del latte, che invece aiuterebbero la massa muscolare a ricostituirsi. Il latte fornisce anche i liquidi ed elettroliti per la reidratazione, tra cui potassio, calcio e magnesio, che vengono persi con il sudore.
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venerdì 2 luglio 2010
peperoncino : il peperoncino aiuta a dimagrire

Una sostanza contenuta nei peperoncini, soprattutto in quelli dolci, aiuta a dimagrire perche' stimola il metabolismo. Lo dimostra uno studio dell'universita' della California a Los Angeles che ha testato le proprieta' di una sostanza, presente in molti peperoni e peperoncini dolci, la diidro capsiato (Dtc). Il peperoncino era gia' da tempo sospettato di possedere 'virtu' dimagranti' perche' fa riscaldare il corpo aiutandolo a bruciare calorie.
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martedì 29 giugno 2010
cuore : SUCCO DI CILIEGIA RIDUCE INFIAMMAZIONI E 'PANCETTA'

Piu' sono rosse, piu' fanno bene al cuore. Le ciliegie riducono l'infiammazione dei tessuti cardiaci e forse il segreto e' proprio nel loro colore. E' questo il risultato a cui sono giunti i ricercatori dell'Universita' del Michigan che hanno sottoposto un gruppo di roditori obesi a una dieta stretta a base di una varieta' arricchita del dolcissimo frutto, la ''Western Diet'', con un alto contenuto di grassi e moderato di carboidrati. Il consumo di ciliegie combatte l'infiammazione in molti organi, dal cuore al grasso addominale, riduce i trigliceridi e quindi la ''pancetta''. Basterebbe, spiega Mitch Seymour, coautore dello studio, mangiarne una quantita' pari all'1% dei cibi consumati per godere dei benefici.
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martedì 22 giugno 2010
cuore: CUORE PROTETTO? SI' A 2 BICCHIERI DI VINO, MA CON DIETA GIUSTA
Chi beve due bicchieri di vino al giorno conduce una vita piu' in salute e piu' felice, ma il benessere di cui gode non dipende dall'alcol. E' quanto emerge da uno studio pubblicato sull'European Journal of Clinical Nutrition dai ricercatori dell'Ospedale di Pitie'-Salpetrie're di Parigi condotto su 150 mila uomini e donne.
Dalla ricerca e' emerso che i componenti del gruppo degli scarsi bevitori (meno di 1 bicchiere al giorno) e dei moderati bevitori (da 1 a 3 bicchieri quotidiani) godevano di migliore salute rispetto agli astemi o a chi consumava grandi quantita' di alcol ogni giorno (piu' di tre bicchieri), con livelli di pressione arteriosa e di stress piu' bassi e con livelli piu' alti di colesterolo 'buono'. dallo studio emerge pero' che i componenti di questi due gruppi svolgono piu' esercizio fisico e mangiano piu' frutta e verdura degli altri soggetti: ''La loro buona salute potrebbe quindi dipendere non dalla moderata quantita' d'alcol ingerita quotidianamente, ma dalla dieta piu' sana e dallo svolgimento di esercizio fisico''.
Dalla ricerca e' emerso che i componenti del gruppo degli scarsi bevitori (meno di 1 bicchiere al giorno) e dei moderati bevitori (da 1 a 3 bicchieri quotidiani) godevano di migliore salute rispetto agli astemi o a chi consumava grandi quantita' di alcol ogni giorno (piu' di tre bicchieri), con livelli di pressione arteriosa e di stress piu' bassi e con livelli piu' alti di colesterolo 'buono'. dallo studio emerge pero' che i componenti di questi due gruppi svolgono piu' esercizio fisico e mangiano piu' frutta e verdura degli altri soggetti: ''La loro buona salute potrebbe quindi dipendere non dalla moderata quantita' d'alcol ingerita quotidianamente, ma dalla dieta piu' sana e dallo svolgimento di esercizio fisico''.
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venerdì 28 maggio 2010
DIABETE SOTTO CONTROLLO? L'OLIO EXTRAVERGINE D'OLIVA AIUTA
Oltre a renderli gustosi, condire gli alimenti con un filo d'olio extravergine d'oliva aiuta a prevenire diabete e disturbi cardiovascolari. A sostenerlo sono i ricercatori spagnoli dell'Universita' di Cordoba, guidati da Francisco Perez-Jimenez, i quali, in uno studio pubblicato su BMC Genomics, affermano che l'extravergine sarebbe in grado di ''disattivare'' i geni responsabili dello sviluppo di queste patologie.
La ricerca e' stata condotta su 20 partecipanti affetti da sindrome metabolica (soggetti, per questo motivo, ad un maggior rischio di sviluppare diabete e malattie cardiovascolari), ai quali e' stato chiesto di consumare un pasto condito con un olio extravergine d'oliva ricco di fenoli (antiossidanti naturali), oppure con un olio d'oliva con un basso livello di composti fenolici. Gli studiosi hanno poi esaminato l'effetto del pasto sulle cellule del sangue, rilevando che l'olio extravergine ricco di antiossidanti e omega-6 aveva diminuito l'attivita' infiammatoria di 98 geni coinvolti con lo sviluppo del diabete mellito di tipo 2 e di diverse patologie cardiovascolari.
''Lo studio ha dimostrato che l'olio extravergine d'oliva - spiega Perez-Jimenez - sarebbe in grado di reprimere molti dei geni coinvolti nel processo infiammatorio che causa numerose patologie cardiache e metaboliche''.
La ricerca e' stata condotta su 20 partecipanti affetti da sindrome metabolica (soggetti, per questo motivo, ad un maggior rischio di sviluppare diabete e malattie cardiovascolari), ai quali e' stato chiesto di consumare un pasto condito con un olio extravergine d'oliva ricco di fenoli (antiossidanti naturali), oppure con un olio d'oliva con un basso livello di composti fenolici. Gli studiosi hanno poi esaminato l'effetto del pasto sulle cellule del sangue, rilevando che l'olio extravergine ricco di antiossidanti e omega-6 aveva diminuito l'attivita' infiammatoria di 98 geni coinvolti con lo sviluppo del diabete mellito di tipo 2 e di diverse patologie cardiovascolari.
''Lo studio ha dimostrato che l'olio extravergine d'oliva - spiega Perez-Jimenez - sarebbe in grado di reprimere molti dei geni coinvolti nel processo infiammatorio che causa numerose patologie cardiache e metaboliche''.
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