NO AL NUCLEARE ESISTONO LE FONTI RINNOVABILI. AMBIENTE,NATURA,DIFESA DEL PIANETA. SALUTE
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martedì 12 novembre 2019
Polmonite: ogni giorno muoiono 2200 bambini
In media ogni 39 secondi nel mondo muore un bambino colpito da polmonite. E' la tragica stima che l'Unicef ricorda in occasione della Giornata mondiale dedicata alla polmonite, malattia prevenibile, che oggi uccide più bambini di qualsiasi altra infezione. Nel 2018 ha causato la morte di oltre 800 mila bambini di età inferiore ai cinque anni. La maggior parte dei decessi si è verificata tra i bambini di età inferiore ai due anni e quasi 153 mila bambini nel primo mese di vita. "Ogni giorno, circa 2.200 bambini sotto i 5 anni muoiono a causa di polmonite, una malattia curabile e quasi sempre prevenibile", ha detto Henrietta Fore, direttore generale dell'Unicef.
martedì 2 agosto 2011
MINORI: SAVE THE CHILDREN, AL SUD ITALIA 410 MILA RAGAZZI POVERISSIMI
In Italia i minori piu' svantaggiati vivono al Sud, dove sono 410.000 i bambini e gli adolescenti in poverta' assoluta. Lo ricorda Save the Children in occasione di ''Crescere al Sud'', la prima conferenza programmatica sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza nel Mezzogiorno, promossa da StC e ''Fondazione Con il Sud'', che si svolgera' il 30 settembre prossimo a Napoli nell'ambito della tre giorni di manifestazione ''Con il Sud - Giovani e comunita' in rete'' promossa dalla Fondazione in occasione del suo quinto anniversario. Su un totale di 10.227.000 milioni di minori residenti in Italia, prosegue Save the Children, sono 3.859.000 quelli che vivono nel Sud e nelle isole. Tra questi si concentra il piu' alto tasso di condizioni di svantaggio e di disagio sociale.
Da oggi e' on-line il nuovo sito www.crescerealsud.it per raccogliere adesioni e contributi all'evento attraverso quattro forum tematici di discussione: comunita' educante; lotta alla poverta', vecchi e nuovi bisogni; cittadinanza e legalita'; gioco, ambiente e salute. La poverta' relativa al Sud e' alta piu' del doppio che nel resto del Paese e colpisce in particolare le famiglie con bambini. La dispersione scolastica, presente in tutto il Paese, raggiunge al Sud i picchi piu' alti, collegandosi a fenomeni di sfruttamento sul lavoro minorile e di coinvolgimento dei minori in circuiti di illegalita'. E proprio nelle regioni del Sud la spesa sociale per l'infanzia e i servizi socio educativi sono piu' carenti.
''Non possiamo rassegnarci a veder aumentare, di anno in anno, le diseguaglianze nei diritti dei bambini che raggiungono al Sud un livello inaccettabile - ha dichiarato Raffaela Milano, direttore programmi Italia Europa di Save the Children -. Partendo da 'Crescere al Sud' vogliamo costruire un piano che incida sui diritti violati dell'infanzia del Mezzogiorno, dalla lotta alla poverta' minorile alla dispersione scolastica, dallo sfruttamento sul lavoro alla tutela della salute, proponendo una agenda di impegni precisi e misurabili per tutti i soggetti istituzionali, sociali ed economici''.
fonte: http://www.asca.it/
Da oggi e' on-line il nuovo sito www.crescerealsud.it per raccogliere adesioni e contributi all'evento attraverso quattro forum tematici di discussione: comunita' educante; lotta alla poverta', vecchi e nuovi bisogni; cittadinanza e legalita'; gioco, ambiente e salute. La poverta' relativa al Sud e' alta piu' del doppio che nel resto del Paese e colpisce in particolare le famiglie con bambini. La dispersione scolastica, presente in tutto il Paese, raggiunge al Sud i picchi piu' alti, collegandosi a fenomeni di sfruttamento sul lavoro minorile e di coinvolgimento dei minori in circuiti di illegalita'. E proprio nelle regioni del Sud la spesa sociale per l'infanzia e i servizi socio educativi sono piu' carenti.
''Non possiamo rassegnarci a veder aumentare, di anno in anno, le diseguaglianze nei diritti dei bambini che raggiungono al Sud un livello inaccettabile - ha dichiarato Raffaela Milano, direttore programmi Italia Europa di Save the Children -. Partendo da 'Crescere al Sud' vogliamo costruire un piano che incida sui diritti violati dell'infanzia del Mezzogiorno, dalla lotta alla poverta' minorile alla dispersione scolastica, dallo sfruttamento sul lavoro alla tutela della salute, proponendo una agenda di impegni precisi e misurabili per tutti i soggetti istituzionali, sociali ed economici''.
fonte: http://www.asca.it/
lunedì 1 agosto 2011
CORNO AFRICA: CARITAS, UN QUARTO DEL POPOLO SOMALO SFOLLATO E AFFAMATO
Nel centro-sud della Somalia l'esigenza primaria e' l'accesso immediato al cibo.
Le persone colpite dalla siccita' hanno urgente necessita' di acqua potabile, servizi igienici, assistenza sanitaria, protezione, riparo e sostentamento'' afferma il primo Situation report inviato all'Agenzia vaticana Fides da Caritas Somalia.
''Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) e un certo numero di agenzie umanitarie sono stati espulsi dalla maggior parte del centro-sud della Somalia negli ultimi due anni. Questo ha lasciato un vuoto enorme in termini di fornitura di cibo'', ricorda Caritas Somalia, anche se gli Shabab stanno permettendo ad alcune ONG di fornire assistenza umanitaria.
Il report descrive una situazione umanitaria estremamente drammatica: ''La ricerca di cibo e assistenza ha provocato un massiccio spostamento di popolazione, con la migrazione dei pastori e dei contadini poveri, sia all'interno della Somalia centro-meridionale sia in Kenya ed Etiopia. Un quarto della popolazione della Somalia e' sfollato, percorrendo grandi distanze a piedi, a dorso di mulo o impiegando i loro ultimi risparmi per ottenere un passaggio su camion sovraffollati.
Le famiglie in fuga dalle aree colpite dalla siccita' sono costrette ad abbandonare gli anziani, i malati, i bambini piu' deboli e le donne incinte. Spesso devono lasciarsi alle spalle i corpi dei loro cari lungo la strada. Coloro che riescano a giungere a destinazione, arrivano in condizioni spaventose: esausti, malnutriti e in preda a malattie, come malaria e morbillo. Molti di loro sono stati attaccati da banditi armati, sottoposti a ogni forma di violenza e depredati dei loro miseri averi''.
Le persone colpite dalla siccita' hanno urgente necessita' di acqua potabile, servizi igienici, assistenza sanitaria, protezione, riparo e sostentamento'' afferma il primo Situation report inviato all'Agenzia vaticana Fides da Caritas Somalia.
''Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) e un certo numero di agenzie umanitarie sono stati espulsi dalla maggior parte del centro-sud della Somalia negli ultimi due anni. Questo ha lasciato un vuoto enorme in termini di fornitura di cibo'', ricorda Caritas Somalia, anche se gli Shabab stanno permettendo ad alcune ONG di fornire assistenza umanitaria.
Il report descrive una situazione umanitaria estremamente drammatica: ''La ricerca di cibo e assistenza ha provocato un massiccio spostamento di popolazione, con la migrazione dei pastori e dei contadini poveri, sia all'interno della Somalia centro-meridionale sia in Kenya ed Etiopia. Un quarto della popolazione della Somalia e' sfollato, percorrendo grandi distanze a piedi, a dorso di mulo o impiegando i loro ultimi risparmi per ottenere un passaggio su camion sovraffollati.
Le famiglie in fuga dalle aree colpite dalla siccita' sono costrette ad abbandonare gli anziani, i malati, i bambini piu' deboli e le donne incinte. Spesso devono lasciarsi alle spalle i corpi dei loro cari lungo la strada. Coloro che riescano a giungere a destinazione, arrivano in condizioni spaventose: esausti, malnutriti e in preda a malattie, come malaria e morbillo. Molti di loro sono stati attaccati da banditi armati, sottoposti a ogni forma di violenza e depredati dei loro miseri averi''.
lunedì 18 luglio 2011
CORNO D'AFRICA: UNICEF, PEGGIORERA' SITUAZIONE PER MILIONI BAMBINI
L'Unicef ha lanciato un appello per un immediato ampliamento dell'assistenza alle comunita' colpite dalla siccita' nel Corno d'Africa e per affrontare le pressanti necessita' di piu' di due milioni di bambini, di cui mezzo milione e' in immediato pericolo di vita. Se non ci saranno miglioramenti nelle condizioni della sicurezza alimentare prima dell'inizio del 2012, la situazione nutrizione, gia' grave, peggiorera' ulteriormente.
''Quello che stiamo vedendo qui e' quasi una 'tempesta perfetta', conflitto in Somalia, aumento del prezzo del carburante e dei generi alimentari, siccita' e mancanza di pioggia. Ora siamo di fronte ad altri quattro o cinque mesi prima che ci sara' un raccolto e tutti noi abbiamo un enorme lavoro da portare avanti'', ha detto il Direttore generale dell'Unicef Anthony Lake, al termine di una missione di quattro giorni in Kenya.
''In molte delle comunita' piu' povere, le persone sono o troppo povere o troppo deboli per poter provare a camminare per chiedere aiuto'' ha concluso Lake ricordando che in tutta la regione, quasi 11 milioni di persone sono a rischio.
''Quello che stiamo vedendo qui e' quasi una 'tempesta perfetta', conflitto in Somalia, aumento del prezzo del carburante e dei generi alimentari, siccita' e mancanza di pioggia. Ora siamo di fronte ad altri quattro o cinque mesi prima che ci sara' un raccolto e tutti noi abbiamo un enorme lavoro da portare avanti'', ha detto il Direttore generale dell'Unicef Anthony Lake, al termine di una missione di quattro giorni in Kenya.
''In molte delle comunita' piu' povere, le persone sono o troppo povere o troppo deboli per poter provare a camminare per chiedere aiuto'' ha concluso Lake ricordando che in tutta la regione, quasi 11 milioni di persone sono a rischio.
venerdì 11 febbraio 2011
MINORI: SAVE THE CHILDREN, IN ITALIA SONO 10 MILIONI. 2 MILIONI VIVONO POVERTA'
In Italia ci sono 10 milioni di minori che rappresentano il ''tesoro'' della nazione, ma molti sono ''senza volto'' o vivono in condizioni di poverta'.
E' la fotografia in chiaroscuro che emerge dal prima delle mappe de 'L'isola dei tesori. Atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia' pubblicato da Save the Children e presentato oggi nella sede della Regione Toscana a Firenze (presente l'assessore Riccardo Nencini), insieme al sito www.atlanteminori.it.
''Gli oltre 10 milioni di bambini che vivono sul suolo italiano, sono la riserva aurea nazionale che l'Atlante di Save the Children riporta allo scoperto, mostrandone, attraverso piu' di 70 mappe, la dislocazione geografica e dove sia piu' o meno valorizzata, protetta, tutelata ma anche, purtroppo, misconosciuta, offesa, incustodita'', spiega il direttore generale di Save The Children Valerio Neri.
Sono 932 mila minori stranieri residenti in Italia. Tra loroi 6 su 10 sono di seconda generazione (i cosiddetti G2), cioe' nati in Italia: Prato con il 19,7% di minori di seconda generazione sul totale della sua popolazione straniera, e' la prima citta' in Italia. Seguono Mantova (17,2%), Cremona (17%), Brescia e Reggio Emilia (16,9%). Nel sud Trapani (14,2%) e Palermo (12,7%) sono i capoluoghi di provincia con la piu' alta percentuale di G2.
Ma ci sono anche bambini e adolescenti quasi senza nome e senza volto, pressoche' invisibili perche' le loro vite sono in parte o completamente clandestine e nascoste: centinaia di minori per lo piu' stranieri e soli che soggiornano per brevi periodi nelle comunita' per poi scapparne, o che finiscono in circuiti di sfruttamento lavorativo, sessuale o di devianza.
Nel 2010 risultavano almeno 4.500 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia. Un dato sicuramente per difetto, che non include, per esempio, i minori neocomunitari. E stranieri sono alcune migliaia di minori lavoratori: pari al 9% di tutti i minori che lavorano, stimati in circa 400.000.
Un milione 756 mila sono i minori che vivono in poverta' relativa cioe' in famiglie che hanno una capacita' di spesa per consumi sotto la media: circa il 65% di questi minori si concentra nel Sud Italia. A questi vanno aggiunti altri 649 mila ragazzi, circa il 6% della popolazione sotto i 18 anni, che vive in poverta' assoluta.
E' la fotografia in chiaroscuro che emerge dal prima delle mappe de 'L'isola dei tesori. Atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia' pubblicato da Save the Children e presentato oggi nella sede della Regione Toscana a Firenze (presente l'assessore Riccardo Nencini), insieme al sito www.atlanteminori.it.
''Gli oltre 10 milioni di bambini che vivono sul suolo italiano, sono la riserva aurea nazionale che l'Atlante di Save the Children riporta allo scoperto, mostrandone, attraverso piu' di 70 mappe, la dislocazione geografica e dove sia piu' o meno valorizzata, protetta, tutelata ma anche, purtroppo, misconosciuta, offesa, incustodita'', spiega il direttore generale di Save The Children Valerio Neri.
Sono 932 mila minori stranieri residenti in Italia. Tra loroi 6 su 10 sono di seconda generazione (i cosiddetti G2), cioe' nati in Italia: Prato con il 19,7% di minori di seconda generazione sul totale della sua popolazione straniera, e' la prima citta' in Italia. Seguono Mantova (17,2%), Cremona (17%), Brescia e Reggio Emilia (16,9%). Nel sud Trapani (14,2%) e Palermo (12,7%) sono i capoluoghi di provincia con la piu' alta percentuale di G2.
Ma ci sono anche bambini e adolescenti quasi senza nome e senza volto, pressoche' invisibili perche' le loro vite sono in parte o completamente clandestine e nascoste: centinaia di minori per lo piu' stranieri e soli che soggiornano per brevi periodi nelle comunita' per poi scapparne, o che finiscono in circuiti di sfruttamento lavorativo, sessuale o di devianza.
Nel 2010 risultavano almeno 4.500 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia. Un dato sicuramente per difetto, che non include, per esempio, i minori neocomunitari. E stranieri sono alcune migliaia di minori lavoratori: pari al 9% di tutti i minori che lavorano, stimati in circa 400.000.
Un milione 756 mila sono i minori che vivono in poverta' relativa cioe' in famiglie che hanno una capacita' di spesa per consumi sotto la media: circa il 65% di questi minori si concentra nel Sud Italia. A questi vanno aggiunti altri 649 mila ragazzi, circa il 6% della popolazione sotto i 18 anni, che vive in poverta' assoluta.
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domenica 24 ottobre 2010
Il cibo che buttiamo sazierebbe 3 miliardi di persone
Si butta via cibo che potrebbe saziare tre miliardi di persone, mentre 952 milioni soffrono la fame. È il paradosso di cui si è parlato alla penultima giornata del Salone internazionale del Gusto, al Lingotto Fiere di Torino. Produrre e distribuire gli alimenti, inoltre, incide per il 40% sulle emissioni di gas serra, ha fatto notare Vandana Shiva, vicepresidente di Slow Food e presidente del movimento ambientalista Navdanya. «Il 50% del cibo prodotto negli Stati Uniti viene gettato o non utilizzato - ha detto - Invece di un grande business legato alle monoculture, abbiamo bisogno di fattorie che preservino la biodiversità. Monoculture come la soia non risolvono i problemi legati al cibo, ma li creano». Il circolo è vizioso, perché «il circuito della produzione industriale ha bisogno dello spreco per creare surplus. Inoltre, l’agricoltura meccanizzata e la vendita di massa richiedono uniformità che si traduce in ulteriore spreco: frutti e ortaggi che non rispettano le misure standard devono essere buttati via». Le storture del sistema non sono difficili da vedere, ha aggiunto la vicepresidente di Slow Food: «oggi il cibo è esportato e poi reimportato di nuovo nel suo Paese d’origine, creando un alto profitto per l’agrobusiness. I prezzi della produzione agraria sono scesi, ma quelli delle derrate alimentari crescono, un paradosso creato dalla speculazione che tratta il cibo come mera merce. È quanto mai necessario - ha concluso Vandana Shiva - ritornare alle origini del cibo e smettere di considerarlo una commodity».
fonte: http://www.ilsecoloxix.it/p/economia/2010/10/24/AMgZOKBE-buttiamo_miliardi_sazierebbe.shtml
fonte: http://www.ilsecoloxix.it/p/economia/2010/10/24/AMgZOKBE-buttiamo_miliardi_sazierebbe.shtml
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giovedì 9 settembre 2010
Greening Water Law : una crisi idrica globale giudicata possibile nel breve periodo

L'United nations environment programme (Unep), chiede ai governi e alle autorità che si occupano di risorsa idrica di rivedere la normativa integrandola nella sua dimensione ambientale se si vuole scongiurare una crisi idrica globale giudicata possibile nel breve periodo. L'allarme e la proposta sono contenuti in un nuovo rapporto (Greening Water Law) presentato da Unep a Stoccolma dove è in corso la Settimana mondiale dell'acqua. Nel documento viene ribadito come sia in aumento la concorrenza tra le varie esigenze idriche della popolazione umana in rapida crescita e gli ecosistemi che hanno bisogno di acqua per mantenersi in vita. Secondo il rapporto dell'Unep questa è la sfida più importante che è di fronte ai governi di tutto il mondo: trovare il modo di soddisfare le crescenti esigenze di acqua della società umana, mantenendo in salute gli ecosistemi d'acqua dolce con tutta la loro biodiversità.
La sfida non è facile perché in entrambi gli ambiti, umano e ambientale (che in realtà non sono separati), si parte da una condizione di sofferenza. Quasi 1,8 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni muoiono ogni anno per malattie gastroenteriche (colera, il tifo, e dissenteria) attribuibili ad una mancanza di acqua potabile e servizi igienici di base. Nel rapporto Unep si stima che se la comunità internazionale non riesce ad adottare misure per migliorare l'approvvigionamento d'acqua dolce per bere, la depurazione e l'igiene in generale, ben 135 milioni morti potrebbero verificarsi entro il 2020.
Del resto l'utilizzo non sostenibile delle acque dolci e l'impatto antropico sugli ecosistemi sono le cause principali della perdita di biodiversità i cui effetti sono ben evidenti in fiumi, laghi e zone umide in tutto il mondo. Ad esempio in Nord America circa il 27% della fauna d'acqua dolce è minacciato di estinzione a causa della carenza idrica e dell'inquinamento. In Croazia, per citare un altro esempio riportato nel rapporto, oltre un terzo di tutte le specie di pesci d'acqua dolce sono attualmente in pericolo. «Basta parole, è la legge che fornisce la struttura attraverso la quale le nuove politiche possano essere attuate- ha dichiarato il professor Gabriel Eckstein, principale autore dello studio- Per raggiungere un maggiore equilibrio tra le esigenze di acqua dell'uomo e dell'ambiente richiederà cambiamenti significativi nella legislazione con adeguati strumenti giuridici per raggiungere questo obiettivo».
Avere un governo mondiale dell'acqua che indichi le linee guida trovando adeguati "punti di caduta" per soddisfare tutte le esigenze, anche attraverso l'aiuto di una revisione normativa, è senza dubbio importante. Ma non basta. E' necessario cambiare modello di sviluppo economico indirizzandosi verso scelte "green", rivedere il concetto di distribuzione delle risorse di base e di accesso alle stesse, che se improntato all'equità porta di per sé ad una maggiore possibilità di mantenerle per le generazioni future. Tra le risorse ovviamente sono inclusi gli ecosistemi naturali con le specie animali e vegetali che vi vivono.
FONTE: http://www.greenreport.it/_new//index.php?page=default&id=6567
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lunedì 5 luglio 2010
ambiente: 12 MODI PER INCASSARE CON IL “COLLASSO DELLA TERRA”

Immaginate una società segreta, nome in codice “Avatar 2154“, in base alla data della “Guerra del 2154″ tra le armate dei “Sec-Ops” dalla “Eaarth”, fondata dalla “Resources Development Corporation” ["Società per lo Sviluppo delle Risorse", ndt], contro le tribù indigene “Na’vi” della luna Pandora. Il motivo della guerra sono i diritti minerari sull’unobtanium di Pandora, una nuova e potente risorsa energetica di cui la “Eaarth” ha bisogno per essere salvata, dove la rapida crescita della popolaziona ha esaurito le limitate risorse naturali, con la conseguente morte della civiltà. Ovviamente questa è una metafora delle odierne minacce globali. Scopi di Avatar 2154: massima sicurezza e protezione del benessere per le generazioni future dei membri delle élite di Wall Street, Washington, AD della Corporate America e dei 400 di Forbes [i 400 uomini più ricchi del mondo secondo la rivista americana Forbes, ndt]. Avatar 2154 sostiene segretamente coloro che negano il cambiamento climatico, ovvero gruppi di riflessione, ricercatori accademici e politici che rifiutano l’evidenza dei dati scientifici. Questo sforzo è necessario quando voci di alto rango come Al Gore e Bill McKibben si fanno sentire e c’è bisogno di una nuova propaganda per attaccare il loro sforzi nel promuovere le iniziative sul clima globale. Ad esempio, McKibben, un economista ambientale, ha pubblicato di recente “Eaarth: Making a Life on a Tough New Planet” ["Eaarth: Vivere su un Nuovo Rude Pianeta", ndt]. Rude? Peggio. La Terra è morta.
E la visione di McKibben della nuova Terra che abbiamo creato è squallida. Nessuna super tecnologica speranza ottimistica per una “rivoluzione verde” come nel libro di Tom Friedman “Hot, flat & Crowded” ["Caldo, schiacciato e affollato", ndt]. Ricordate, vent’anni fa “The End of Nature” ["La Fine della Natura", ndt] di McKibbens fu uno dei primi libri che mettevano in guardia dal surriscaldamento globale, il cambiamento climatico, un pianeta che muore. Il suo nuovo “Eaarth” è un lamento funebre. Lo scorso anno, nella rivista Foreign Policy, McKibben ha così sintetizzato il suo inflessibile messaggio:
“Dobbiamo agire ora, ci dicono, se vogliamo salvare il pianeta dalla catastrofe climatica. Il guaio è che potrebbe essere troppo tardi. La scienza è ferma, il danno è già iniziato. L’unica domanda adesso è quando la smetteremo con i giochi politici e abbracceremo le poche imperfette opzioni che si rimangono”.
Smettere con i giochi politici? mai. Ricordate le sconfitte di Kyoto e Copenaghen? I recenti disastri della miniera di carbone? La catastrofe della BP nel Golfo? E quando la tanto attesa legge Kerry-Lieberman di mille pagine sul cambio climatico è risalita in superficie la scorsa settimana, è stata subito etichettata come un “regalo per inquinatori”. I politici adorano giocare.
Alla fine, “la Terra stessa ci obbligherà a piegarci a nuove regole”
La verità è che i politici non si fermeranno mai in tempo. Di conseguenza, i membri dell’Avatar 2154 devono essere completamente coscienti del fatto che “abbiamo aspettato troppo a lungo”, il pianeta sta davvero morendo. La Terra si trova su un irreversibile sentiero di autodistruzione. Washington non “smetterà alcun gioco politico”. Non può: ci sono troppi “interessi speciali” che combattono per la loro “equa” divisione del jackpot di 1.7 trilioni di dollari del bilancio del governo federale… Troppi azionisti nelle società quotate in borsa che richiedono profitti sul mercato rialzista e una continua crescita economica… E troppi lobbisti che fanno enormi payoff a breve termine ignorando gli avvertimenti a lungo termine di McKibbe, Gore e altri.
Dopo aver citato un rapporto del Pentagono del 2003 – “dato che la portata della terra si riduce, potrebbero emergere delle guerre disperate vecchio stile per il cibo, l’acqua e le forniture di energia” – McKibben propone tre soluzioni: ridurre le emissioni di carbonio, placare la nostra ossessione da crescita economica e tornare ad un modello di agricoltura locale sostenibile. Ma, pur convenendo nella sua recensione sul New York Times, persino l’avvocato Paul Greenberg non intravede molte opportunità per le idde di McKibben di poter cambiare le opinioni o rovesciare il destino della Terra:
“In assenza di un’autorità generale, una sorta di Lenin ambietalista,” le soluzioni di McKibben “resteranno delle scelte di uno stile di vita hipster, piuttosto che qualcosa che possa cambiare il gioco mondiale”. Ma alla fine, afferma Greenberg, “la Terra stessa sarà quel Lenin ambientalista, un severo dittatore ambientale che ci forzerà a piegarci a nuove regole”.
Si, alle nuove regole saranno costretti i politici egoisti… gli Amministratori Delegati di Wall Street ossessionati dai bonus ed i frequentissimi commercianti a breve termire… i 95 milioni di investitori di Main Street.
12 settori: opportunità di investimento prima del “collasso della Terra”
Ad oggi la Terra conta 6.5 miliardi di abitanti. L’ONU ha stimato che entro il 2050 si raggiungeranno i 9.1 miliardi. I 400 milioni di americani competeranno per le risorse in esaurimento. Il “loro” numero già supera il “nostro”. Il rapporto è di 22 a 1. E’ dura. La crescita della popolazione oggi è “la madre di tutte le bolle”, più pericolosa del surriscaldamento globale, della povertà, persino del picco del petrolio. La crescita demografica provocherà una moltitudine di catastrofi come mai nella storia del mondo. Ed ecco perchè.
Basta ricordare il monito dell’antropologo Jared Diamond in “Collapse: How Societies Choose to Fail or Succeed” ["Collassare: Come le Società Scelgono di Fallire o Avere Successo", ndt]: “Uno dei dati storici più sconvolgenti è il fatto che tantissime civiltà collassano”. Molte civiltà “condividono una netta curva di declino… la morte di una società può cominciare anche solo dopo una decina o una ventina di anni dopo aver raggiunto il suo apice in termini di popolazione, benessere e potere”.
L’equazione della fine dei giochi divisa in 12 parti di Diamond è molto semplice e si addice perfettamente allo scenario bellico mondiale del Pentagono: “Più individui richiedono più cibo, spazio, acqua, energia ed altre risorse”. Ma ricordate, dei dodici di questa “formula del collasso”, la popolazione controlla i due elementi principali. I dati sono presi da Diamond, McKibben ed altre fonti:
1. Crescita della poolazione: il tabù dei politici e degli economisti
La rivista Scientific American definisce la popolazione come “la più trascurata ed essenziale strategia per raggiungere un duraturo equilibrio con l’ambiente”, il nuovo “tabù dei politici”. Così la ignorano. Attenzione: se tutte le nazioni consumassero le risorse agli stessi ritmi dell’America, le 6.3 miliardi di persone del mondo avrebbero bisogno dell’equivalente di 6 pianeti per sopravvivere. Ora, ci siamo?! il sogno americano è diventato l’incubo senza fine di un plotone di esecuzione auto-distruttivo globale.
2. L’impatto della popolazione ed il nuovo sogno americano
Diamond avverte: gli ottimisti “credono che il mondo possa sopportare il doppio della popolazione”. Ma loro “considerano solo l’aumento del numero di esseri umani e non la media dell’aumento dell’impatto pro capite”.I paesi sviluppati “consumano 32 volte più risorse… e disperdono 32 volte più rifiuti rispetto agli abitanti del Terzo Mondo”. C’è una gar in atto: “le persone a basso impatto stanno diventando persone ad alto impatto”, aspirando “agli standard del Primo Mondo”: Quindi date un’occhiata alle 10 variabili sulle risorse su cui l’equazione di Diamond “Collapse of Eaarth and End of Civilization” ["Collasso dellla Terra e Fine della Civilità", ndt] è basata… l’ultimo stadio per il genere umano, dopo il fallimento del sostentamento locale agricolo di McKibben.
3. Picco del petrolio: carbone e gas sono i prossimi
Bill Gross della Pimco vede una “notevole rottura” nel “modello di crescita” del mondo. La sua nuova strategia guarda oltre l’odierno punto di svolta del “picco del petrolio”. “Gli utili societari saranno statici”. La spesa dei consumatori crollerà. Le economie rallenterano in modo naturale. Il Foreign Policy Journal mette in guardia dai “7 miti dell’energia alternativa”: i biocarburanti, il vento, il sole ed il nucleare non saranno mai abbastanza. Mai.
4. Crisi alimentare e povertà
Nel documentario “The End of Plenty” ["La Fine dell'Abbondanza", ndt] il National Geographic avverte che la povertà mondiale sta aumentando persino nella nuova “green revolution”. L’ONU definisce la crisi alimentare mondiale uno “tsunami silezionso”. I prezzi aumentano di 2 dollari al giorno mettendo in difficoltà i 2.7 miliardi che vivono in povertà. Uno studio congiunto della Banca Mondiale e delle Nazioni Unite “ha concluco che gli immensi aumenti di produzione causati dalla scienza e dalla tecnologia negli ultimi 30 anni non sono riusciti a migliorare l’accesso al cibo per la maggior parte della gente povera del mondo”. Fallito.
5. Guerre per l’acqua
Diamond avverte: “I problemi che rigurdano l’acuqa hanno distrutto mote civiltà precedenti, ed oggi oltre un milione di persone non ha accesso ad aqcuqa potabile sicura ed affidabile”. Un Ministro inglese prevede che entro il 2015 due terzi del mondo vivrà in paesi con carenza idrica. Si, le sempre maggiori guerre per le risorse definiranno la vita dell’uomo sulla Terra.
6. Erosione dei terreni agricoli
I terreni coltivabili “vengono portati via dall’erosione idrica ed eolica ad un ritmo più veloce di quello della formazione del suolo che oscilla tra le 10 e le 40 volte”, ancor più nelle foreste dove il ritmo di erosine del suolo oscilla tra “le 500 e le 10.000 volte” rispetto al tasso di ricambio.
7. Ditruzione delle foreste
Stiamo distruggendo gli habitat naturali e le foreste pluviali ad un ritmo allarmante. La metà delle foreste mondiali originali sono state convertite in zone urbane. Un ulteriore quarto sarà trasformato nei prossimi 50 anni. Sia la Cina che l’India stanno progettando 500 nuove città. Inotlre, ci aspetto una nuova era di super-incendi da 100.000 ettari l’uno.
8. Tossicità chimica
Le industire “rilasciano nell’aria, nel suolo, negli oceani, nei laghi e nei fiumi rifiuti chimici tossici”, un’infinita valanga di pesticidi, insetticidi, detergenti e plastiche.
9. Surriscaldamento solare
Diamond avverte: stiamo usando “metà della capacità fotosintetica della Terra”, che si esaurirà nel 2050. In “Pludering tha Amazon” ["Il Saccheggio delle Amazzoni", ndt] Bloomberg avverte che le grandi aziende come Alcoa e Cargill “hanno eluso le leggi ideate per prevenire la distruzione della più grande foresta pluviale del mondo… derubando la Terra del suo migliore scudo contro il surriscaldamento globale”.
10. Perdita dello strato di ozono
“Le attività umane producono gas che si disperdono nell’atmosfera”, provocando la distruzione del nostro strato protettivo di ozono, insieme al disgelo del metano artico.
11. Scomparsa della diversità
“Le specie selvagge, le popolazioni e la diversità genetica è stat persa” e “una vasta percentuale di ciò che resta scoparirà in mezzo secolo” nella lotta per la sopravvivenza.
12. Specie aliene
La globalizzazione ha trasferito molte specie in territori non autoctoni con conseguenze inattese, “depredando, infettando, parassitando e mettendo fuori combattimento” i nativi.
Si, abbiamo molte scelte davanti a noi, come dice Diamond. Questi docidi elementi sono connessi tra loro, inevitabili e auto-distruttivi. E poichè il comportamento umano ed i giochi politici non cambieranno mai abbastanza in tempo, e dato che alla fine i sacrifici degli ambientalisti come McKibben e Gore saranno in fin dei conti inefficaci misure tappabuchi che al massimo possono ritardare l’inevitabile, la conclusione è ora ovvia: il “collasso della Terra” è garantito.
Questo è il messaggio centrale dei membri di “Avatar-2154″: nessuno puà salvare il pianeta o la civiltà umana.
Quindi: i membri di “Avatar-2154″ possono prepararsi per la resa dei conti, proteggendo i loro cari ed i loro eredi in due possibili modi. Breve termine: continuare ad ammassare capitale, investire in compagnie che sfruttano le opportunità di profitto nei 12 settori segnalati da Diamond, mentre si godono la “bella vita”, vivendo “nell’eterno presente”, come praticato dai grandi maestri dello Zen e del Tao.
Lungo termine: assicursarsi di avere una fattoria isolata, sicura, auto-sufficiente dove fare pace insieme alla propria famiglia con il destino finale della Terra. Namasté [saluto indiano, ndt].
Titolo originale: “12 ways to cash in on the ‘collapse of Eaarth’” Fonte: http://www.marketwatch.com Link 18.05.2010 Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO
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sabato 26 giugno 2010
FAME NEL MONDO : NEI PROSSIMI 10 ANNI 49 MILIONI A RISCHIO FAME PER CLIMA
'Nei prossimi dieci anni, i cambiamenti climatici gia' in atto esporranno al rischio fame 49 milioni di persone nel mondo'' mentre ''sarebbe sufficiente un investimento dell'1% del Pil mondiale annuo per arrestare il cambiamento climatico''.
La denuncia e' stata lanciata, durante la seconda giornata dei lavori del Forum Greenaccord dell'Informazione cattolica, da Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes e docente di Teologia all'universita' Lumsa di Roma.
''La mobilita' di persone verso i confini dei Paesi ricchi fa paura - ha detto -. In Europa, 6 cittadini su 10 hanno timore di tale fenomeno. In Italia, questa percentuale sale all'80%.
Ma i cambiamenti climatici inevitabilmente produrranno un aumento del numero di migranti''. E allo stesso tempo, nei prossimi dieci anni, ''la produzione agricola potrebbe dimezzarsi, con punte fino al 95% nelle aree africane. I disastri naturali continuano ad aumentare in tutto il mondo.
Nel 2007 se ne sono verificati 950. E ad essi vanno aggiunti i disastri legati alle attivita' industriali, passati dai 20 del 1975 ai 350 del 2005. Sono 262 milioni le persone che ogni anno sono colpite da disastri legati al clima. Persone che si trasformano in ''rifugiati ambientali' e che bussano alla porta del Nord del mondo''.
''Non possiamo fingere che ci siano degli ''invisibili'. Non possiamo fingere che ci siano dei ''clandestini' ma dobbiamo anzitutto riconoscere che ci sono persone nuove, non conosciute, con storie di vita differenti, con le quali dobbiamo costruire relazioni, andare incontro anziche' perseguire il rifiuto, l'allontanamento e lo scontro. La vera sicurezza delle nostre citta' passa attraverso la relazione e la mediazione con le persone nuove che incrociamo''.
Al convegno Greenaccord ha preso la parola anche Flaminia Giovanelli, Sottosegretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, unica donna laica nei vertici della Curia vaticana. 'Nella gestione globale delle questioni ecologiche mi sembra manchi una organizzazione mondiale dell'Ambiente, che pero' sia dotati di poteri effettivi. L'Unep (il Programma Ambiente delle Nazioni Unite), per come e' strutturato, puo' solo dare un contributo, sebbene importante, per indicare la strada ma non puo' imporre le necessarie scelte di politica ambientale agli Stati membri''.
La denuncia e' stata lanciata, durante la seconda giornata dei lavori del Forum Greenaccord dell'Informazione cattolica, da Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes e docente di Teologia all'universita' Lumsa di Roma.
''La mobilita' di persone verso i confini dei Paesi ricchi fa paura - ha detto -. In Europa, 6 cittadini su 10 hanno timore di tale fenomeno. In Italia, questa percentuale sale all'80%.
Ma i cambiamenti climatici inevitabilmente produrranno un aumento del numero di migranti''. E allo stesso tempo, nei prossimi dieci anni, ''la produzione agricola potrebbe dimezzarsi, con punte fino al 95% nelle aree africane. I disastri naturali continuano ad aumentare in tutto il mondo.
Nel 2007 se ne sono verificati 950. E ad essi vanno aggiunti i disastri legati alle attivita' industriali, passati dai 20 del 1975 ai 350 del 2005. Sono 262 milioni le persone che ogni anno sono colpite da disastri legati al clima. Persone che si trasformano in ''rifugiati ambientali' e che bussano alla porta del Nord del mondo''.
''Non possiamo fingere che ci siano degli ''invisibili'. Non possiamo fingere che ci siano dei ''clandestini' ma dobbiamo anzitutto riconoscere che ci sono persone nuove, non conosciute, con storie di vita differenti, con le quali dobbiamo costruire relazioni, andare incontro anziche' perseguire il rifiuto, l'allontanamento e lo scontro. La vera sicurezza delle nostre citta' passa attraverso la relazione e la mediazione con le persone nuove che incrociamo''.
Al convegno Greenaccord ha preso la parola anche Flaminia Giovanelli, Sottosegretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, unica donna laica nei vertici della Curia vaticana. 'Nella gestione globale delle questioni ecologiche mi sembra manchi una organizzazione mondiale dell'Ambiente, che pero' sia dotati di poteri effettivi. L'Unep (il Programma Ambiente delle Nazioni Unite), per come e' strutturato, puo' solo dare un contributo, sebbene importante, per indicare la strada ma non puo' imporre le necessarie scelte di politica ambientale agli Stati membri''.
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venerdì 28 maggio 2010
IN AFRICA MILIONI DI DONNE A RISCHIO SENZA PREVENZIONE E CURE
Nell'area subsahariana una su 22 muore per complicanze derivanti dalla gravidanza o dal parto.
Le donne sono anche le vittime principali dell'Hiv/Aids (61% dei contagi) e della diffusione di malattie legate all'acqua contaminata In occasione della Giornata internazionale per la salute delle donne, AMREF, principale organizzazione sanitaria no profit africana, ricorda l'importanza di agire a tutela delle donne, soprattutto quelle piu' vulnerabili che, in contesti fragili, di guerra o poverta' estrema, non conoscono il valore della prevenzione ne' hanno accesso alle cure.
''L'Africa sostiene il peso del 24% delle malattie globali ma puo' contare solo sul 3% del personale sanitario mondiale - spiega Tommy Simmons, direttore generale di AMREF Italia - Le donne sono le prime vittime di questa situazione insostenibile: fattori sociali, violenze fisiche e sessuali e carenza di assistenza sanitaria espongono ogni giorno milioni di donne africane a rischi seri per la salute''.
Le donne sono anche le vittime principali dell'Hiv/Aids (61% dei contagi) e della diffusione di malattie legate all'acqua contaminata In occasione della Giornata internazionale per la salute delle donne, AMREF, principale organizzazione sanitaria no profit africana, ricorda l'importanza di agire a tutela delle donne, soprattutto quelle piu' vulnerabili che, in contesti fragili, di guerra o poverta' estrema, non conoscono il valore della prevenzione ne' hanno accesso alle cure.
''L'Africa sostiene il peso del 24% delle malattie globali ma puo' contare solo sul 3% del personale sanitario mondiale - spiega Tommy Simmons, direttore generale di AMREF Italia - Le donne sono le prime vittime di questa situazione insostenibile: fattori sociali, violenze fisiche e sessuali e carenza di assistenza sanitaria espongono ogni giorno milioni di donne africane a rischi seri per la salute''.
giovedì 13 maggio 2010
povertà : VACCINI SALVAVITA, ACCESSO A RISCHIO PER MILIONI DI BAMBINI
Un buco di 1,9 miliardi di euro. E' la somma che manca alla GAVI (Coalizione Globale per i Vaccini e l'Immunizzazione) per continuare a fornire vaccini ai paesi in via di sviluppo senza operare drastici tagli. La salute delle popolazioni piu' povere, e in particolare dei bambini, e' cosi' a rischio per mancanza di fondi.
E' questa la denuncia contenuta nel nuovo rapporto ''Giving developing countries the best shot'', diffuso da Oxfam International in collaborazione con Medici Senza Frontiere. La sfida per l'accesso universale ai vaccini salvavita e' minacciata in particolare dall'aumento dei prezzi e dal calo dei finanziamenti dei donatori.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanita' (OMS), due milioni di bambini muoiono ogni anno perche' non hanno accesso ai vaccini gia' esistenti. ''I problemi riguardano anche i nuovi vaccini, prodotti solo da una manciata di case farmaceutiche che grazie all'oligopolio possono imporre prezzi alti'', dichiara Farida Bena, portavoce di Oxfam e Ucodep. ''Il rapporto - spiega - sottolinea come a causa della particolare natura del mercato siano necessari anni affinche' i nuovi vaccini sviluppati per i paesi ricchi raggiungano i paesi in via di sviluppo. Vaccini che spesso non sono neanche pensati per le esigenze e le condizioni dei paesi piu' poveri''.
La GAVI, che guida gli sforzi internazionali per elevare i tassi di vaccinazione nei Paesi in via di sviluppo, ha registrato considerevoli miglioramenti nell'accesso ai vaccini contro l'Haemophilus influenzae di tipo B e il Virus dell'Epatite B, due malattie con alti livelli di mortalita'.
Ma il quadro generale resta preoccupante.
Un esempio della difficolta' di accesso ai vaccini e' il PCV (vaccino pneumococcico coniugato eptavalente), da anni utilizzato nei paesi ricchi per prevenire polmoniti, meningiti e altre gravi infezioni, con enormi introiti per le case farmaceutiche multinazionali: ''Il PVC rimane un vaccino inaccessibile per la maggior parte dei bambini nel mondo a causa della mancanza di scorte e di risorse economiche'', spiega Rohit Malpani, portavoce di Oxfam International, ''la nuova versione del farmaco costerebbe 16,5 euro per ogni bambino: una cifra troppo alta per essere sostenuta dai sistemi sanitari dei paesi a basso reddito''.
Esistono pero' vie alternative per sviluppare vaccini piu' accessibili per le fasce piu' povere di popolazione, aumentando le chance di sopravvivenza per milioni di bambini: Caso esemplare e' la collaborazione tra l'OMS, PATH (una ONG statunitense) e il Serum Institute indiano, che ha portato alla creazione di un vaccino contro la meningite che costa non piu' di 0,40 centesimi di euro a dose: dovrebbe essere disponibile per la fine dell'anno.
E' questa la denuncia contenuta nel nuovo rapporto ''Giving developing countries the best shot'', diffuso da Oxfam International in collaborazione con Medici Senza Frontiere. La sfida per l'accesso universale ai vaccini salvavita e' minacciata in particolare dall'aumento dei prezzi e dal calo dei finanziamenti dei donatori.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanita' (OMS), due milioni di bambini muoiono ogni anno perche' non hanno accesso ai vaccini gia' esistenti. ''I problemi riguardano anche i nuovi vaccini, prodotti solo da una manciata di case farmaceutiche che grazie all'oligopolio possono imporre prezzi alti'', dichiara Farida Bena, portavoce di Oxfam e Ucodep. ''Il rapporto - spiega - sottolinea come a causa della particolare natura del mercato siano necessari anni affinche' i nuovi vaccini sviluppati per i paesi ricchi raggiungano i paesi in via di sviluppo. Vaccini che spesso non sono neanche pensati per le esigenze e le condizioni dei paesi piu' poveri''.
La GAVI, che guida gli sforzi internazionali per elevare i tassi di vaccinazione nei Paesi in via di sviluppo, ha registrato considerevoli miglioramenti nell'accesso ai vaccini contro l'Haemophilus influenzae di tipo B e il Virus dell'Epatite B, due malattie con alti livelli di mortalita'.
Ma il quadro generale resta preoccupante.
Un esempio della difficolta' di accesso ai vaccini e' il PCV (vaccino pneumococcico coniugato eptavalente), da anni utilizzato nei paesi ricchi per prevenire polmoniti, meningiti e altre gravi infezioni, con enormi introiti per le case farmaceutiche multinazionali: ''Il PVC rimane un vaccino inaccessibile per la maggior parte dei bambini nel mondo a causa della mancanza di scorte e di risorse economiche'', spiega Rohit Malpani, portavoce di Oxfam International, ''la nuova versione del farmaco costerebbe 16,5 euro per ogni bambino: una cifra troppo alta per essere sostenuta dai sistemi sanitari dei paesi a basso reddito''.
Esistono pero' vie alternative per sviluppare vaccini piu' accessibili per le fasce piu' povere di popolazione, aumentando le chance di sopravvivenza per milioni di bambini: Caso esemplare e' la collaborazione tra l'OMS, PATH (una ONG statunitense) e il Serum Institute indiano, che ha portato alla creazione di un vaccino contro la meningite che costa non piu' di 0,40 centesimi di euro a dose: dovrebbe essere disponibile per la fine dell'anno.
martedì 4 maggio 2010
FAME NEL MONDO : IN NIGER 1,2 MILIONE DI BAMBINI A RISCHIO MALNUTRIZIONE
Un milione e 200.000 bambini in Niger sono a grave rischio malnutrizione e 378.000 stanno affrontando la fame. Questo l'allarme lanciato oggi da Save the Children. Il Niger e' uno dei paesi piu' poveri dell'Africa, dove 1 bambino su 6 muore prima dei cinque anni e il 50% della mortalita' infantile e' legata alla malnutrizione. Secondo l'Organizzazione, senza un aiuto immediato, questa situazione gia' di per se' drammatica, rischia di precipitare nei prossimi mesi, con la morte di migliaia di bambini.
In tutto il Sahel, denuncia Stc, le piogge sono sempre meno frequenti e la siccita' e' in continuo aumento. Tutto cio' ha causato una progressiva desertificazione, e la conseguente scarsita' di raccolti che, unitamente all'elevato tasso di crescita demografica, hanno reso le famiglie altamente vulnerabili. Infine, l'incessante aumento dei prezzi degli alimenti, ha impedito loro di acquistare cibo a sufficienza.
Dal 2007, infatti, i prezzi alimentari sono aumentati annualmente del 20%, toccando dei picchi del 30% in alcune regioni, soprattutto dallo scorso anno ad oggi. In base alle stime ufficiali, 7,8 milioni di persone, pari al 58% della popolazione, sono a rischio di malnutrizione: Save the Children ritiene che tale cifra sia destinata ad aumentare se le famiglie non avranno la possibilita' di procurarsi derrate alimentari sufficienti.
''Il mondo non puo' aspettare la morte di migliaia di bambini prima di intervenire - ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale per l'Italia di Save the Children - Questo e' un campanello d'allarme per la comunita' internazionale. Abbiamo bisogno di un duplice intervento, da una parte sono necessari subito fondi per salvare centinaia di migliaia di bambini dalla fame, dall'altra sono essenziali soluzioni di lungo termine per combattere le cause di fondo di poverta' e vulnerabilita' che colpiscono tanti bambini ogni anno in Niger''.
Save the Children ''invita i grandi donatori internazionali a stanziare immediatamente fondi per rispondere alla grave emergenza alimentare in Niger''.
In tutto il Sahel, denuncia Stc, le piogge sono sempre meno frequenti e la siccita' e' in continuo aumento. Tutto cio' ha causato una progressiva desertificazione, e la conseguente scarsita' di raccolti che, unitamente all'elevato tasso di crescita demografica, hanno reso le famiglie altamente vulnerabili. Infine, l'incessante aumento dei prezzi degli alimenti, ha impedito loro di acquistare cibo a sufficienza.
Dal 2007, infatti, i prezzi alimentari sono aumentati annualmente del 20%, toccando dei picchi del 30% in alcune regioni, soprattutto dallo scorso anno ad oggi. In base alle stime ufficiali, 7,8 milioni di persone, pari al 58% della popolazione, sono a rischio di malnutrizione: Save the Children ritiene che tale cifra sia destinata ad aumentare se le famiglie non avranno la possibilita' di procurarsi derrate alimentari sufficienti.
''Il mondo non puo' aspettare la morte di migliaia di bambini prima di intervenire - ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale per l'Italia di Save the Children - Questo e' un campanello d'allarme per la comunita' internazionale. Abbiamo bisogno di un duplice intervento, da una parte sono necessari subito fondi per salvare centinaia di migliaia di bambini dalla fame, dall'altra sono essenziali soluzioni di lungo termine per combattere le cause di fondo di poverta' e vulnerabilita' che colpiscono tanti bambini ogni anno in Niger''.
Save the Children ''invita i grandi donatori internazionali a stanziare immediatamente fondi per rispondere alla grave emergenza alimentare in Niger''.
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venerdì 30 aprile 2010
FAME: FAO, LA SOFFRONO OLTRE UN MILIARDO DI PERSONE NEL MONDO

Ha superato il miliardo il numero di persone che soffrono la fame nel mondo, 105 milioni in piu' rispetto ai dati del 2008. Lo ha detto il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, aprendo a Panama la XXXI Conferenza dell'Organizzazione per l'America latina e i Caraibi.
Secondo quanto riportato in un servizio dell'agenzia MISNA, 642 milioni vivono in Asia e nel Pacifico, 265 milioni in Africa, 42 milioni in America latina e nei Caraibi e 15 milioni anche nei cosiddetti paesi sviluppati.
I piu' colpiti risultano il Congo e l'Eritrea, dove rispettivamente il 75% e il 66% degli abitanti soffrono la fame. Ad Haiti, raggiungono il 58%. La crescita della sottoalimentazione in questi ultimi tre anni si spiega, secondo Diouf, con la diminuzione degli investimenti nel settore agricolo, con il rincaro del settore alimentare e con la crisi economica, che dal canto suo ha determinato disoccupazione e diminuzione dei redditi. Diouf ha anche chiesto una ''politica mondiale della sicurezza alimentare'', che dovra' aumentare la produzione agricola del 70% nei paesi sviluppati e del 100% in quelli in via di sviluppo; nel 2050la popolazione mondiale dovrebbe oltrepassare i nove miliardi.
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domenica 25 aprile 2010
malaria : AMREF, 89% DECESSI IN AFRICA. BAMBINI UNDER 5 PIU' VULNERABILI
Debellata da tempo nei Paesi ricchi, oggi e' una ''malattia dei poveri'' che ogni anno nel mondo colpisce 250 milioni di persone. Per fermarla fondamentali cure tempestive e prevenzione: l'uso delle zanzariere riduce del 20% il numero dei contagi. Alla vigilia della Giornata Mondiale contro la Malaria del 25 aprile, AMREF, fondazione africana per la medicina e la ricerca, ricorda che e' l'Africa a pagare il prezzo piu' alto a questa malattia, che ogni anno nel mondo colpisce 250 milioni di persone, uccidendone circa 850mila.
''L'89% dei decessi - spiega il direttore generale di AMREF Italia, Tommy Simmons - si concentra nel continente nero e i piu' vulnerabili sono i bambini che hanno meno di cinque anni di eta': un bambino su sei in Africa perde la vita a causa della malaria''.
''Grazie a opportune misure di salute pubblica, nei Paesi ricchi la malaria e' stata debellata da tempo - sottolinea Simmons - Oggi e' una 'malattia dei poveri', un problema sanitario espressione del degrado economico, sociale e ambientale che aumenta parallelamente alla diffusione del contagio, in un circolo vizioso terribile. Gli ammalati, infatti, non sono piu' in grado di occuparsi delle attivita' quotidiane, perdono progressivamente le fonti di reddito, fino a diventare un peso insostenibile per famiglie poverissime, per sistemi sanitari gia' molto fragili e per la societa' in generale''.
Per invertire la tendenza e' fondamentale intervenire sul fronte della prevenzione - il solo uso di zanzariere trattate con insetticida riduce del 20% il numero dei contagi - e creare le condizioni strutturali per agire tempestivamente sul fronte sanitario: riconoscere la malattia fin dai primi sintomi, che inizialmente possono essere confusi con quelli di una semplice influenza, e' cruciale per curarla in modo efficace e scongiurare complicazioni. La malaria, infatti, e' causa di numerose malattie croniche che colpiscono la fascia piu' giovane della popolazione, come difficolta' motorie, invalidita' parziali o totali, ritardi mentali ed epilessia.
Contribuisce inoltre all'aumento di casi di anemia tra donne e bambini ed e' la causa principale della nascita di bambini sottopeso.
''L'89% dei decessi - spiega il direttore generale di AMREF Italia, Tommy Simmons - si concentra nel continente nero e i piu' vulnerabili sono i bambini che hanno meno di cinque anni di eta': un bambino su sei in Africa perde la vita a causa della malaria''.
''Grazie a opportune misure di salute pubblica, nei Paesi ricchi la malaria e' stata debellata da tempo - sottolinea Simmons - Oggi e' una 'malattia dei poveri', un problema sanitario espressione del degrado economico, sociale e ambientale che aumenta parallelamente alla diffusione del contagio, in un circolo vizioso terribile. Gli ammalati, infatti, non sono piu' in grado di occuparsi delle attivita' quotidiane, perdono progressivamente le fonti di reddito, fino a diventare un peso insostenibile per famiglie poverissime, per sistemi sanitari gia' molto fragili e per la societa' in generale''.
Per invertire la tendenza e' fondamentale intervenire sul fronte della prevenzione - il solo uso di zanzariere trattate con insetticida riduce del 20% il numero dei contagi - e creare le condizioni strutturali per agire tempestivamente sul fronte sanitario: riconoscere la malattia fin dai primi sintomi, che inizialmente possono essere confusi con quelli di una semplice influenza, e' cruciale per curarla in modo efficace e scongiurare complicazioni. La malaria, infatti, e' causa di numerose malattie croniche che colpiscono la fascia piu' giovane della popolazione, come difficolta' motorie, invalidita' parziali o totali, ritardi mentali ed epilessia.
Contribuisce inoltre all'aumento di casi di anemia tra donne e bambini ed e' la causa principale della nascita di bambini sottopeso.
mercoledì 21 aprile 2010
MALARIA: PROGRESSI NEL MONDO MA PER COMBATTERLA. SERVONO PIù FONDI
Aumento di dieci volte nel volume di finanziamenti per la lotta alla malaria (giunti l'anno scorso a 1,8 miliardi di dollari), incremento di cinque volte nella produzione globale di zanzariere trattate con insetticida - 150 milioni di pezzi prodotti nel 2009- e un aumento di ben 30 volte nella fornitura di farmaci antimalaraci basati sull'artemisina (ACT), con 160 milioni di dosi distribuite nello scorso anno. Sono le cifre dell'impegno del mondo con tro la malaria illustrate in un Rapporto presentato dall'Unicef alla vigila della Giornata Mondiale contro la Malaria.
''Ora che il 'Decennio per la lotta alla malaria' e' ormai prossimo alla conclusione, possiamo affermare che il 2010 sara' un punto di svolta per mettere sotto controllo questa malattia'', dichiara il Presidente dell'Unicef Italia Vincenzo Spadafora.
''Tra 257 giorni - ricorda - scadra' il termine stabilito dal Segretario Generale dell'ONU per il conseguimento della copertura universale della popolazione a rischio con tutte le misure antimalaria disponibili. Un rapporto di aggiornamento sui progressi compiuti in Africa rivela che alcuni Paesi hanno gia' iniziato il conteggio alla rovescia verso l'eliminazione della malaria, mentre altri sono in corsa per raggiungere gli obiettivi del 2010 che includono, oltre alla copertura universale, il dimezzamento delle morti per malaria''.
Il rapporto World Malaria Day 2010: Africa Update (Giornata mondiale per la lotta alla malaria 2010: aggiornamento sull'Africa) e' stato lanciato dall'UNICEF e dalla partnership ''Roll Back Malaria'' (RBM) ed evidenzia come i miglioramenti raggiunti in Africa siano parte di una tendenza positiva sempre piu' accelerata.
Progressi continui nella copertura stanno portando a riduzioni sensibili negli effetti della malaria in numerosi Paesi africani.
''Gli investimenti nel contrasto alla malaria stanno salvando vite umane e producendo benefici di lungo termine per gli Stati. Tuttavia, senza un flusso di finanziamenti costante e affidabile, il significativo contributo che la lotta alla malaria sta dando al conseguimento degli Obiettivi per lo Sviluppo del Millennio potrebbe essere vanificato'', afferma Coll Seck, Direttore generale della partnership Roll Back Malaria, ''oggi che possiamo contare approssimativamente su un terzo dei fondi che sarebbero necessari, i programmi di cooperazione sanitaria consentono di salvare la vita di un bambino ogni tre minuti. Un dato davvero positivo, non possiamo permetterci di ridurre i nostri sforzi''.
I dati presentati in questo rapporto confermano che dei 350 milioni di zanzariere trattate con insetticida che sarebbero necessari per raggiungere la copertura universale, circa 200 milioni sono stati ricevuti dai Paesi africani tra il 2007 e il 2009. Inoltre, gli Stati africani hanno adottato strategie di cura piu' efficaci ma anche piu' costose.
Tuttavia, la percentuale di bambini africani che vengono curati con farmaci ACT rimane molto bassa, e sono molto carenti i dati sull'uso dei test diagnostici.
''Ora che il 'Decennio per la lotta alla malaria' e' ormai prossimo alla conclusione, possiamo affermare che il 2010 sara' un punto di svolta per mettere sotto controllo questa malattia'', dichiara il Presidente dell'Unicef Italia Vincenzo Spadafora.
''Tra 257 giorni - ricorda - scadra' il termine stabilito dal Segretario Generale dell'ONU per il conseguimento della copertura universale della popolazione a rischio con tutte le misure antimalaria disponibili. Un rapporto di aggiornamento sui progressi compiuti in Africa rivela che alcuni Paesi hanno gia' iniziato il conteggio alla rovescia verso l'eliminazione della malaria, mentre altri sono in corsa per raggiungere gli obiettivi del 2010 che includono, oltre alla copertura universale, il dimezzamento delle morti per malaria''.
Il rapporto World Malaria Day 2010: Africa Update (Giornata mondiale per la lotta alla malaria 2010: aggiornamento sull'Africa) e' stato lanciato dall'UNICEF e dalla partnership ''Roll Back Malaria'' (RBM) ed evidenzia come i miglioramenti raggiunti in Africa siano parte di una tendenza positiva sempre piu' accelerata.
Progressi continui nella copertura stanno portando a riduzioni sensibili negli effetti della malaria in numerosi Paesi africani.
''Gli investimenti nel contrasto alla malaria stanno salvando vite umane e producendo benefici di lungo termine per gli Stati. Tuttavia, senza un flusso di finanziamenti costante e affidabile, il significativo contributo che la lotta alla malaria sta dando al conseguimento degli Obiettivi per lo Sviluppo del Millennio potrebbe essere vanificato'', afferma Coll Seck, Direttore generale della partnership Roll Back Malaria, ''oggi che possiamo contare approssimativamente su un terzo dei fondi che sarebbero necessari, i programmi di cooperazione sanitaria consentono di salvare la vita di un bambino ogni tre minuti. Un dato davvero positivo, non possiamo permetterci di ridurre i nostri sforzi''.
I dati presentati in questo rapporto confermano che dei 350 milioni di zanzariere trattate con insetticida che sarebbero necessari per raggiungere la copertura universale, circa 200 milioni sono stati ricevuti dai Paesi africani tra il 2007 e il 2009. Inoltre, gli Stati africani hanno adottato strategie di cura piu' efficaci ma anche piu' costose.
Tuttavia, la percentuale di bambini africani che vengono curati con farmaci ACT rimane molto bassa, e sono molto carenti i dati sull'uso dei test diagnostici.
giovedì 4 marzo 2010
OGM: ENTRO 2011 DA BASF COLTIVAZIONE PATATE DESTINATE A USO UMANO
Il gruppo tedesco Basf, dopo aver ricevuto il via libera dalla Commissione Europea per il brevetto della patata OGM Amflora, ha reso noto di voler avviare entro il 2011 la coltivazione di altre due patate geneticamente modificate, una delle quali sara' destinata al consumo umano.
''Stiamo lavorando su altri prodotti, fra cui una patata resistente alla peronospora, una forma di malattia delle piante che nel XIX secolo fu responsabile della grande carestia irlandese'', ha detto il portavoce della societa' all'Afp.
Questa patata, che e' stata battezzata 'Fortuna', sara' destinata all'alimentazione umana ed e' stata creata da una varieta' europea e contiene dei geni della patata sud-americana, che le permetteranno di resistere a questa malattia, ha spiegato il portavoce, precisando che degli esperimenti sulla nuova coltura sono gia' stati fatti in ''Svezia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Repubblica Ceca'' e ''che la societa' vuole chiedere l'autorizzazione'' alla Commissione europea per la produzione.
''Stiamo lavorando su altri prodotti, fra cui una patata resistente alla peronospora, una forma di malattia delle piante che nel XIX secolo fu responsabile della grande carestia irlandese'', ha detto il portavoce della societa' all'Afp.
Questa patata, che e' stata battezzata 'Fortuna', sara' destinata all'alimentazione umana ed e' stata creata da una varieta' europea e contiene dei geni della patata sud-americana, che le permetteranno di resistere a questa malattia, ha spiegato il portavoce, precisando che degli esperimenti sulla nuova coltura sono gia' stati fatti in ''Svezia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Repubblica Ceca'' e ''che la societa' vuole chiedere l'autorizzazione'' alla Commissione europea per la produzione.
mercoledì 3 marzo 2010
OGM: SCESI A 6 SU 27 I PAESI EUROPEI CHE LI COLTIVANO
Dopo il divieto posto anche in Germania nell'aprile 2009, si sono ridotti a soli sei, su ventisette, i Paesi Europei dove si coltivano organismi geneticamente modificati (ogm) con un drastico crollo del 12 per cento delle semine che ha interessato tutti i paesi interessati (Spagna, Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia), tranne la Polonia che ha mantenuto la stessa superficie coltivata, mentre solo per il Portogallo e' aumentata. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti dopo la fine della moratoria Ue con il via libera alla prima patata transgenica e l'annuncio della Commissione Europea di presentare entro l'estate una proposta per far decidere liberamente ai singoli Stati membri se coltivare o meno ogm sul proprio territorio, invertendo l'attuale quadro normativo.
Dall'analisi del rapporto annuale 2009 dell'''International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications'' (ISAAA) emerge che - sottolinea la Coldiretti - la coltivazione ogm in Europa interessa solo sei Paesi e riguarda solo il mais bt geneticamente modificato, la cui la superficie coltivata nel 2009 si e' drasticamente ridotta da 107719 ettari a 94750 ettari, pari a molto meno dello 0,001 per cento della superficie totale di 160 milioni di ettari coltivati in Europa. Questo nonostante siano ormai 35 gli organismi geneticamente modificati autorizzati in Europa (19 di mais, 6 di cotone, 3 di colza, 3 di soia, 1 di barbabietola, 1 di patata, 1 microrganismo), dopo il via libera comunitario alla commercializzazione di altre tre varieta' di mais geneticamente modificato, oltre alla coltivazione e commercializzazione della patata Amflora.
Per quest'ultima, fortemente contrastata a livello internazionale, va registrato per ultimo lo stop dell'ottobre 2009 del Sud Africa che ne ha bloccato l'introduzione in commercio, sostenendo che la tecnologia non mostra vantaggi significativi per i produttori e incontra forti resistenze nei consumatori.
Dall'analisi del rapporto annuale 2009 dell'''International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications'' (ISAAA) emerge che - sottolinea la Coldiretti - la coltivazione ogm in Europa interessa solo sei Paesi e riguarda solo il mais bt geneticamente modificato, la cui la superficie coltivata nel 2009 si e' drasticamente ridotta da 107719 ettari a 94750 ettari, pari a molto meno dello 0,001 per cento della superficie totale di 160 milioni di ettari coltivati in Europa. Questo nonostante siano ormai 35 gli organismi geneticamente modificati autorizzati in Europa (19 di mais, 6 di cotone, 3 di colza, 3 di soia, 1 di barbabietola, 1 di patata, 1 microrganismo), dopo il via libera comunitario alla commercializzazione di altre tre varieta' di mais geneticamente modificato, oltre alla coltivazione e commercializzazione della patata Amflora.
Per quest'ultima, fortemente contrastata a livello internazionale, va registrato per ultimo lo stop dell'ottobre 2009 del Sud Africa che ne ha bloccato l'introduzione in commercio, sostenendo che la tecnologia non mostra vantaggi significativi per i produttori e incontra forti resistenze nei consumatori.
martedì 2 marzo 2010
OGM: CRESCONO NEL MONDO DEL 7% MA AFFAMATI ANCORA +9%

Nel 2009 gli affamati nel mondo sono cresciuti del 9 per cento arrivando alla vetta di 1,02 miliardi, il livello piu' alto dal 1970 secondo la Fao, nonostante l'aumento del 7 per cento dei terreni coltivati con organismi geneticamente modificati (ogm), che hanno raggiunto i 125 milioni di ettari nei 25 soli paesi dove sono coltivati nel mondo. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base del rapporto annuale 2009 dell' ''International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications'' (Isaaa).
Il record di persone che soffrono la fame e' stato raggiunto proprio nell'anno in cui, sottolinea la Coldiretti, si e' avuta un forte aumento degli ogm nei paesi in via di sviluppo, dove la crescita e' stata superiore alla media mondiale (+13 per cento) e dove oggi si trovano quasi la meta' (46 per cento) dei terreni coltivati a biotech nel mondo.
Il pressing delle multinazionali, che e' fallito in Europa dove le semine sono calate del 12 per cento, ha avuto invece successo nei paesi meno sviluppati dove pero' le coltivazioni ogm non solo non hanno quindi risolto il problema della fame, ma, continua la Coldiretti, hanno anche aggravato la dipendenza economica dall'estero. Una situazione di cui stanno prendendo coscienza numerosi Paesi come dimostra la scelta del governo indiano nel 2010 di respingere al mittente la prima melanzana modificata geneticamente (ogm) pronta ad arrivare sul mercato.
sabato 30 gennaio 2010
LA LEBBRA CONTINUA A PROPAGARSI.
Il Morbo di Hansen, meglio conosciuto come lebbra, malgrado il progresso dei farmaci che portano a piu' efficaci cure ''continua a propagarsi''. L'allarme e' lanciato dalla Santa Sede, attraverso il Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari che chiede un maggior impegno della comunita' internazionale e dei singoli Stati per mettere in campo ogni efficacia misura per contrastare questa terribile malattia che colpisce ancora troppe zone del Sud del Mondo.
In un messaggio inviato in occasione della 57a Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra che si celebrera' in tutte le Chiese domenica prossima, il Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, mons. Zygmunt Zimowski punta il dito, per quanto concerne il diffondersi della malattia, contro il ''perpetuarsi dell'indigenza individuale e collettiva, che troppo spesso comporta - ricorda - la mancanza di igiene, la presenza di malattie debilitanti, l'alimentazione insufficiente se non fame cronica e la mancanza di accesso tempestivo alle cure mediche. Sul piano sociale persistono, al contempo, - prosegue mons. Zimowski - le paure che, di norma generate dall'ignoranza, aggiungono un pesante stigma al gia' terribile fardello che la lebbra comporta anche a guarigione avvenuta''.
Da qui ''l'appello'' rivolto alla comunita' internazionale e alle autorita' di ogni singolo Stato, per invitarle ''a sviluppare e rafforzare le necessarie strategie di lotta alla lebbra, rendendole piu' efficaci e capillari soprattutto dove il numero dei nuovi casi e' ancora elevato. Tutto cio' senza trascurare - aggiunge il vescovo - le campagne di educazione e di sensibilizzazione in grado di aiutare, le persone affette ed i loro familiari, ad uscire dall'esclusione e ad ottenere le cure necessarie''.
In un messaggio inviato in occasione della 57a Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra che si celebrera' in tutte le Chiese domenica prossima, il Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, mons. Zygmunt Zimowski punta il dito, per quanto concerne il diffondersi della malattia, contro il ''perpetuarsi dell'indigenza individuale e collettiva, che troppo spesso comporta - ricorda - la mancanza di igiene, la presenza di malattie debilitanti, l'alimentazione insufficiente se non fame cronica e la mancanza di accesso tempestivo alle cure mediche. Sul piano sociale persistono, al contempo, - prosegue mons. Zimowski - le paure che, di norma generate dall'ignoranza, aggiungono un pesante stigma al gia' terribile fardello che la lebbra comporta anche a guarigione avvenuta''.
Da qui ''l'appello'' rivolto alla comunita' internazionale e alle autorita' di ogni singolo Stato, per invitarle ''a sviluppare e rafforzare le necessarie strategie di lotta alla lebbra, rendendole piu' efficaci e capillari soprattutto dove il numero dei nuovi casi e' ancora elevato. Tutto cio' senza trascurare - aggiunge il vescovo - le campagne di educazione e di sensibilizzazione in grado di aiutare, le persone affette ed i loro familiari, ad uscire dall'esclusione e ad ottenere le cure necessarie''.
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martedì 5 gennaio 2010
emergenza clima: aumentano rifugiati ambientali

Sono considerati dei veri e propri "prigionieri" dell'ambiente in cui vivono: al 2050 potrebbero arrivare a essere oltre 200 milioni, oggi (in base a stime sul 2010) dovrebbero essere almeno 50 milioni senza contare i 192 milioni di persone che non vivono nella loro terra di nascita, pari al 3% della popolazione mondiale. Sono i profughi del clima. Rifugiati, per scappare, dai cambiamenti climatici, ritenuti dagli esperti il fattore più importante per la migrazione, dagli eventi meteorologici estremi, da alluvioni e uragani, dalla siccità, dalla desertificazione e dalle guerre per il controllo delle materie prime del territorio. E per alcuni esperti, che parlano dalle pagine del New York Times, è "una vera emergenza".
Secondo l'Organizzazione per le migrazioni (Iom, International organization for migration) già nel 1990 si contavano 25 milioni dei cosiddetti 'profughi ambientali', in sofferenza per la pressione ambientale sulle loro terre causata da inquinamento, desertificazione, siccità e disastri naturali. Anche l'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), il gruppo di scienziati che studiano i cambiamenti climatici su mandato Onu, ha osservato che proprio la migrazione umana potrebbe essere uno degli effetti maggiori dell'impatto dei cambiamenti climatici, ritenuti "uno dei fattori più importanti" del processo migratorio. Dal riscaldamento globale alla siccità, dall'innalzamento del livello dei mari alle inondazioni costiere, secondo lo Iom una persona ogni 45 nel mondo potrebbe essere sfollato a causa dei cambiamenti climatici. In ogni caso, il degrado economico e politico sono collegati alle migrazioni climatiche: secondo alcuni analisti si può creare "un circolo vizioso che rafforza il degrado". Per esempio, la migrazione illegale verso gli Stati Uniti dal Messico riguarda un milione di persone ogni anno è in parte causata dalle condizioni di declino ecologico di un paese dove il 60% del territorio è classificato come in forte degrado. Secondo quanto dicono alcuni esperti, sulle pagine del New York Times, si tratta di una vera e propria "emergenza": le calamità naturali, spiegano, hanno da sempre provato l'umanità, ma nella prospettiva di un peggioramento dei cambiamenti climatici nei prossimi decenni decine di milioni di persone potrebbero diventare 'rifugiati ambientali' nei paesi più poveri.
"I rifugiati ambientali - riferisce Rabab Fatima, rappresentante dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom) per il sud-est asiatico - hanno perso tutto". Tra i paesi più esposti, si legge sul New York Times, il Bangladesh - tra i Paesi destinatari delle risorse (pari a circa 100 milioni di dollari all'anno) stabilite al vertice Onu a Copenaghen per cui però bisognerà aspettare il 2020 - in cui la capitale Dacca (12 milioni di abitanti e circa 400.000 persone che vi si riversano ogni anno, la megalopoli più a rischio dopo Giacarta e Manila, è già la principale destinazione dei rifugiati bengalesi colpiti da disastri meteorologici. Sono quattro, per l'agenzia per la migrazione, i punti fondamentali per liberare questi "prigionieri" del clima: riconoscimento da parte della comunità internazionale del problema, politiche contro la vulnerabilità, mantenimento alto del livello della ricerca e aiuto ai Paesi in Via di sviluppo.
fonte:ansa.it
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